Piero Carrera (ufficio)
2008-02-04 11:01:03 UTC
44 anni, due figli, da sempre mi considero una persona con la testa sulle spalle (pelose penseranno i maligni) .... quello che ho fatto venerdì pomeriggio dimostra il contrario.
Vi racconto quanto mi è successo perchè possa servire da monito ad altri e soprattutto perchè, ora ci possiamo ridere sopra.
Alle 8 arriva la telefonata del supremo: è agitato e preoccupato; la sera prima gli ho confermato le mie intenzioni e, non si sa per quale motivo, teme che gli prenda il pescione sotto il naso. Di sicuro la sua tensione è alta, visto che mi telefona a sue spese! La conversazione segue questo schema:
Guidone: "Allora stai andando???"
Piero: "No, forse nel pomeriggio, se tiene il mare."
Guidone: "allora hai l'attrezzatura con te?"
Piero: "Per puro caso è nel portabagagli!! (NDR: ghignatina del sottoscritto")
Guidone: "Bastardo!!!!"
Piero: " Va be ti chiamo prima di entrare, così mi benedici!!!!"
Insomma il supremo si è Felettizzato: è diventato un rosica d'altri tempi; ci manca solo che gli cresca il naso ed è a posto!!!
Alle 12 controllo il mare e verifico che il libeccio non è ancora entrato in modo insistente: c'è onda lunga, ma sembra tutto sommato pescabile.
Alle 13 mi presento davanti alla spiaggia, telefonata al supremo con invio di benedizione e velocemente mi preparo per la vestizione. A questo punto la mi prima muppettata: non ho abbastanza acqua e shampo. Ho dimenticato di caricare lo spruzzino, per cui la vestizione equivale ad una depilazione .... a macchia di leopardo .... nei punti più critici aggiungo l'unico liquido presente in macchina ..... quello per lavare i vetri ... immagino che pelle liscia avrò alla sera e soprattutto come mi guarderà mia moglie con tratti di pelle completamente depilati ..
In ogni caso arrivo davanti al bagnasciuga: il mare è lungo e occorre trovare l'onda giusta per entrare, ma l'operazione riesce alla grande e, soprattutto, senza danni. Inizio a pescare e mi accorgo che l'onda muove con decisione i primi 8 metri d'acqua. Alterno aspetti ed agguati muovendomi in direzione ovest_est con sole alle spalle. Tutto sommato l'acqua è pulita e non c'è grande corrente: verifico diverse volte, recuperando il pallone, che non fatico a ritornare sui miei passi, quindi proseguo tranquillo nel mio percorso. C'è tantissima mangianza e sto pescando benino. Tra l'altro non sembro patire per nulla del mal di mare. Forse non tutti ricordano che sono uno dei rari pescatori che patisce il mal di mare: qualche compagno di lista ha vissuto in prima persona la mia trasformazione sotto gli effetti dei marosi, in particolare il Carroni, ancor oggi, ricorda con piacere il giorno in cui mi recuperò attaccato ad una scaletta della diga foranea ..... ma questa è un altra storia.
Il mare, che sembra rimanere stabile, la visibilità buona e il mio stato di tranquillità, mi portano a dire diverse volte: "vado ancora fino a quello scoglio, poi torno indietro". Questa tiritera va avanti fino a che non arrivo dove volevo arrivare, sicuramente distante dal punto di partenza. Qui oggi la concentrazione di pesce è eccezionale, ti immergi in un muro di mangianza e le speranze di incontri sono altissime. Ad un certo punto decido di rientrare, ma poi cocciuto e stupido, decido che non basta, vado ancora avanti di una 20 di metri ed eseguo l'ennesimo aspetto/agguato. Scendo sui 6/7 metri e mi affaccio alla franata che cade sulla sabbia. A questo punto le vedo: due orate con la testa in giù che grunfolano, parzialmente coperte dalla franata stessa. La più piccola è un pesce che passa sicuramente i due chili, la più grande è un pesce impesabile. Razionalizzata la situazione, vengo pervaso dalla tranquillità di una azione di pesce "sicura": non so come spiegarlo, ma ci sono dei momenti in cui hai la certezza di poter concludere nel migliore dei modi, l'azione di pesca. Questo è uno di quelli: ho fiato da vendere, due pescioni a 6 metri da me, un percorso al coperto da percorrere .... Inizio l'avvicinamento e decido che sparerò al pescione anche se è messo di taglio, viste il suo spessore. Quando sono quasi a tiro, il mare viene straziato da un sibilo sinistro e i pesci scattano verso il largo. Incazzato risalgo per vedere l'unico motoscafo in mare quel giorno. Mi passa sparato a meno di 30 metri e riesco a vedere un guidatore che assomiglia al Supremo. Chissà perchè ride!!!
A questo punto, contrariato per l'occasione, davvero splendida, sprecata decido di rientrare. La distanza che devo percorrere non è enorme (circa 1200 metri) quanto basta però per richiedere un po' di tempo. Dopo 5 minuti dall'inizio del rientro, le condizioni ambientali cambiano improvvisamente: è entrato il libeccione, le onde si fanno alte e quel che è peggio è cambiata la corrente: ora ho corrente secca contro e, per non farci mancare nulla, la visibilità si è azzerata.
Guardo davanti e capisco quanta strada devo ancora fare: mi rendo conto che non basterà mezz'ora per rientrare. Arrivano anche i primi tentativi del mio stomaco di togliersi quella maledetta sensazione che devo reprimere. Inizio a preoccuparmi seriamente, penso che sono un coglione a essermi messo in questa situazione, poi capisco che se non riprendo il controllo la cosa può davvero finire male. Provo a capire se posso provare ad avanzare usando il pallone a plancetta come una tavoletta, ma oltre a non muovermi, sto anche peggio, visto che le onde hanno davvero una bella altezza. Mi devo concentrare, pensare che sono davvero allenato, convincere che tutto sommato sono in grado di controllarmi. Come ho resistito senza capovolgermi su un aliscafo che rientrava con mare enorme senza planare da Vulcano, mentre tutti intorno a me vomitavano, chiudendo gli occhi e estraniandomi per mettere piede a terra dopo 3 ore verde come un ramarro e con una gocciolina di sudore che cadeva dalla fronte, così devo mantenere la calma e la concentrazione adesso. Ringrazio il cielo di aver ai piedi le pinne più performanti (ero indeciso se scegliere un modello più morbido), e ogni volta che avanzo mi rinfranco guardando il tratto percorso, senza mai guardare dove devo arrivare, visto che il lungo tratto mi avrebbe sicuramente demoralizzato. Circa a metà del percorso sono colto dai dubbi: sono stanco, i conati sono sempre più miei compagni di viaggio e so che se mi lascio andare, non mi fermo più. Allora penso con piacere a non aver preso il pescione: con lui al seguito avrei perso almeno altri 5 minuti e avrei troppo peso da portare con me. Uso il riflesso del sole nell'acqua per capire la direzione in cui vado: alzare la testa infatti è come prendere un calcio nello stomaco, ma se non controlli dove vai ti ritrovi a muoverti verso il largo. Mentre nuoto, per trovare dei punti di riferimento, uso i fili d'alga (si quelli che di solito ti aiutano a cappottarti) per concentrarmi sulla strada che percorro. Ad un certo punto mi accorgo che non solo non ho freddo, ma sto sudando di brutto!! Ringrazio le mie 3 sedute di piscina alla settimana e continuo a mantenere la massima velocità possibile, stando attento a non superare la mia soglia di resistenza. Finalmente vedo l'angolo della diga e intravedo la spiaggia. Penso: "Sono salvo", e solo quello rischia di farmi crollare: devo mantenere il controllo, ora che sono costretto a guardare fuori gli stimoli dello stomaco sono quasi incontrollabili e continui. Devo comunque allontanarmi dagli scogli per non rischiare di atterrare su un massone. Tra l'altro devo trovare un punto in cui ci sia meno gradino: il mare ha infatti creato una salita di almeno 4 metri, che in alcuni punti risulta ripida e dove le onde davvero mettono in evidenza la loro potenza. Finalmente trovo una zona che sembra essere più "tranquilla" e cerco, sempre nell'ottica di pensare positivo, di portare a galla i miei trascorsi a prendere onde. A questo punto recupero il pallone ci salgo sopra (per quanto possibile), con il braccio destro tengo il fucile e mi avvicino alla riva. La situazione sarebbe quasi comica: un fucone nero, avvinghiato ad un pallone, con in mano un'alabarda che cerca di avvicinarsi alla battigia, ma resta fermo sul posto!!! Non riesco a vincere la corrente e non riesco a muovermi. Devo scendere dal pallone, ricacciare la testa sott'acqua e cercare di avvicinarmi: per farlo devo recuperare le ultime forze di cui sono in possesso. Quando arrivo nel punto in cui posso fare "seggiolino", cavalco la famosa onda .... scoreggia ... in pratica un onda (rispetto alle altre) piccola piccola che mi lascia a metà della discesa, per cui le 4 onde successive mi travolgono. Non so in che modo, ma con un ultimo sforzo riesco a trovarmi quasi in cima alla salita e strisciandomi letteralmente sulle ginocchia, guadagno una zona in cui il mare non arriva. A quel punto la mente perde il controllo e stramazzo sulla sabbia: se ci fosse stata una bella cacca l'avrei presa secca in faccia, ma sarei stato felice lo stesso. Non so quanto tempo rimanga in quella posizione: sono certo che assaporo l'aria e razionalizzo lo scampato pericolo. Faccio la conta dell'attrezzatura e con stupore verifico che c'è tutto. Quando, per togliermi le pinne, vengo assalito dai crampi ad entrambi i polpacci ho la reale sensazione di quanto ci sia andato vicino a farmi del male. Controllo l'orologio e verifico che il viaggio di ritorno è durato ben 47 minuti!!!! Lascio passare ancora 10 minuti e mi rendo conto che il mio fisico è "oltre il limite" arrivo alla macchina e mi metto in viaggio verso casa. Dopo 5 minuti, mentre sono al telefono con Guidone a cui sto raccontando l'accaduto, mi rendo conto che sono in rosso. Lo saluto e gli dico che mi devo fermare a dormire, in caso contrario a casa non ci arrivo. Non ho neppure la forza di arrivare al primo autogrill (era a 7 km), mi fermo pertanto in una piazzola. Provate a pensare cosa sarebbe successo se una pattuglia si fosse fermata trovando un pazzo, con tanto di muta che dorme in macchina. Vengo svegliato da Guidone, giusto dopo un quarto d'ora (a me è sembrato un intervallo di 5 secondi). Lo fanculeggio per avermi sottratto i due minuti rispetto a quando avevo puntato la sveglia. Mi rendo conto che sono nelle condizioni di andare a casa e riprendo il viaggio. Inutile dire che quando sono sotto la doccia, tutto lo stress e la stanchezza bussano di nuovo alla mia porta: il risultato è uno sbrego di almeno 50 cm sulla giacca della muta.
Scrivo tutto questo perchè davvero me la sono vista brutta: nella criticità ho avuto però la fortuna di riuscire a mantenere il controllo della mia testa. Non so cosa sarebbe successo se mi fossi lasciato andare. Di certo con Libeccio che deve entrare in mare non ci vado più o se ci vado faccia in modo di avere una uscita accessibile a meno di 200 metri
L'insuperabile Orribile PierPalmera
Terga Luminose (Muppet minchione e mi è andata bene Team)
Piero Carrera
Vi racconto quanto mi è successo perchè possa servire da monito ad altri e soprattutto perchè, ora ci possiamo ridere sopra.
Alle 8 arriva la telefonata del supremo: è agitato e preoccupato; la sera prima gli ho confermato le mie intenzioni e, non si sa per quale motivo, teme che gli prenda il pescione sotto il naso. Di sicuro la sua tensione è alta, visto che mi telefona a sue spese! La conversazione segue questo schema:
Guidone: "Allora stai andando???"
Piero: "No, forse nel pomeriggio, se tiene il mare."
Guidone: "allora hai l'attrezzatura con te?"
Piero: "Per puro caso è nel portabagagli!! (NDR: ghignatina del sottoscritto")
Guidone: "Bastardo!!!!"
Piero: " Va be ti chiamo prima di entrare, così mi benedici!!!!"
Insomma il supremo si è Felettizzato: è diventato un rosica d'altri tempi; ci manca solo che gli cresca il naso ed è a posto!!!
Alle 12 controllo il mare e verifico che il libeccio non è ancora entrato in modo insistente: c'è onda lunga, ma sembra tutto sommato pescabile.
Alle 13 mi presento davanti alla spiaggia, telefonata al supremo con invio di benedizione e velocemente mi preparo per la vestizione. A questo punto la mi prima muppettata: non ho abbastanza acqua e shampo. Ho dimenticato di caricare lo spruzzino, per cui la vestizione equivale ad una depilazione .... a macchia di leopardo .... nei punti più critici aggiungo l'unico liquido presente in macchina ..... quello per lavare i vetri ... immagino che pelle liscia avrò alla sera e soprattutto come mi guarderà mia moglie con tratti di pelle completamente depilati ..
In ogni caso arrivo davanti al bagnasciuga: il mare è lungo e occorre trovare l'onda giusta per entrare, ma l'operazione riesce alla grande e, soprattutto, senza danni. Inizio a pescare e mi accorgo che l'onda muove con decisione i primi 8 metri d'acqua. Alterno aspetti ed agguati muovendomi in direzione ovest_est con sole alle spalle. Tutto sommato l'acqua è pulita e non c'è grande corrente: verifico diverse volte, recuperando il pallone, che non fatico a ritornare sui miei passi, quindi proseguo tranquillo nel mio percorso. C'è tantissima mangianza e sto pescando benino. Tra l'altro non sembro patire per nulla del mal di mare. Forse non tutti ricordano che sono uno dei rari pescatori che patisce il mal di mare: qualche compagno di lista ha vissuto in prima persona la mia trasformazione sotto gli effetti dei marosi, in particolare il Carroni, ancor oggi, ricorda con piacere il giorno in cui mi recuperò attaccato ad una scaletta della diga foranea ..... ma questa è un altra storia.
Il mare, che sembra rimanere stabile, la visibilità buona e il mio stato di tranquillità, mi portano a dire diverse volte: "vado ancora fino a quello scoglio, poi torno indietro". Questa tiritera va avanti fino a che non arrivo dove volevo arrivare, sicuramente distante dal punto di partenza. Qui oggi la concentrazione di pesce è eccezionale, ti immergi in un muro di mangianza e le speranze di incontri sono altissime. Ad un certo punto decido di rientrare, ma poi cocciuto e stupido, decido che non basta, vado ancora avanti di una 20 di metri ed eseguo l'ennesimo aspetto/agguato. Scendo sui 6/7 metri e mi affaccio alla franata che cade sulla sabbia. A questo punto le vedo: due orate con la testa in giù che grunfolano, parzialmente coperte dalla franata stessa. La più piccola è un pesce che passa sicuramente i due chili, la più grande è un pesce impesabile. Razionalizzata la situazione, vengo pervaso dalla tranquillità di una azione di pesce "sicura": non so come spiegarlo, ma ci sono dei momenti in cui hai la certezza di poter concludere nel migliore dei modi, l'azione di pesca. Questo è uno di quelli: ho fiato da vendere, due pescioni a 6 metri da me, un percorso al coperto da percorrere .... Inizio l'avvicinamento e decido che sparerò al pescione anche se è messo di taglio, viste il suo spessore. Quando sono quasi a tiro, il mare viene straziato da un sibilo sinistro e i pesci scattano verso il largo. Incazzato risalgo per vedere l'unico motoscafo in mare quel giorno. Mi passa sparato a meno di 30 metri e riesco a vedere un guidatore che assomiglia al Supremo. Chissà perchè ride!!!
A questo punto, contrariato per l'occasione, davvero splendida, sprecata decido di rientrare. La distanza che devo percorrere non è enorme (circa 1200 metri) quanto basta però per richiedere un po' di tempo. Dopo 5 minuti dall'inizio del rientro, le condizioni ambientali cambiano improvvisamente: è entrato il libeccione, le onde si fanno alte e quel che è peggio è cambiata la corrente: ora ho corrente secca contro e, per non farci mancare nulla, la visibilità si è azzerata.
Guardo davanti e capisco quanta strada devo ancora fare: mi rendo conto che non basterà mezz'ora per rientrare. Arrivano anche i primi tentativi del mio stomaco di togliersi quella maledetta sensazione che devo reprimere. Inizio a preoccuparmi seriamente, penso che sono un coglione a essermi messo in questa situazione, poi capisco che se non riprendo il controllo la cosa può davvero finire male. Provo a capire se posso provare ad avanzare usando il pallone a plancetta come una tavoletta, ma oltre a non muovermi, sto anche peggio, visto che le onde hanno davvero una bella altezza. Mi devo concentrare, pensare che sono davvero allenato, convincere che tutto sommato sono in grado di controllarmi. Come ho resistito senza capovolgermi su un aliscafo che rientrava con mare enorme senza planare da Vulcano, mentre tutti intorno a me vomitavano, chiudendo gli occhi e estraniandomi per mettere piede a terra dopo 3 ore verde come un ramarro e con una gocciolina di sudore che cadeva dalla fronte, così devo mantenere la calma e la concentrazione adesso. Ringrazio il cielo di aver ai piedi le pinne più performanti (ero indeciso se scegliere un modello più morbido), e ogni volta che avanzo mi rinfranco guardando il tratto percorso, senza mai guardare dove devo arrivare, visto che il lungo tratto mi avrebbe sicuramente demoralizzato. Circa a metà del percorso sono colto dai dubbi: sono stanco, i conati sono sempre più miei compagni di viaggio e so che se mi lascio andare, non mi fermo più. Allora penso con piacere a non aver preso il pescione: con lui al seguito avrei perso almeno altri 5 minuti e avrei troppo peso da portare con me. Uso il riflesso del sole nell'acqua per capire la direzione in cui vado: alzare la testa infatti è come prendere un calcio nello stomaco, ma se non controlli dove vai ti ritrovi a muoverti verso il largo. Mentre nuoto, per trovare dei punti di riferimento, uso i fili d'alga (si quelli che di solito ti aiutano a cappottarti) per concentrarmi sulla strada che percorro. Ad un certo punto mi accorgo che non solo non ho freddo, ma sto sudando di brutto!! Ringrazio le mie 3 sedute di piscina alla settimana e continuo a mantenere la massima velocità possibile, stando attento a non superare la mia soglia di resistenza. Finalmente vedo l'angolo della diga e intravedo la spiaggia. Penso: "Sono salvo", e solo quello rischia di farmi crollare: devo mantenere il controllo, ora che sono costretto a guardare fuori gli stimoli dello stomaco sono quasi incontrollabili e continui. Devo comunque allontanarmi dagli scogli per non rischiare di atterrare su un massone. Tra l'altro devo trovare un punto in cui ci sia meno gradino: il mare ha infatti creato una salita di almeno 4 metri, che in alcuni punti risulta ripida e dove le onde davvero mettono in evidenza la loro potenza. Finalmente trovo una zona che sembra essere più "tranquilla" e cerco, sempre nell'ottica di pensare positivo, di portare a galla i miei trascorsi a prendere onde. A questo punto recupero il pallone ci salgo sopra (per quanto possibile), con il braccio destro tengo il fucile e mi avvicino alla riva. La situazione sarebbe quasi comica: un fucone nero, avvinghiato ad un pallone, con in mano un'alabarda che cerca di avvicinarsi alla battigia, ma resta fermo sul posto!!! Non riesco a vincere la corrente e non riesco a muovermi. Devo scendere dal pallone, ricacciare la testa sott'acqua e cercare di avvicinarmi: per farlo devo recuperare le ultime forze di cui sono in possesso. Quando arrivo nel punto in cui posso fare "seggiolino", cavalco la famosa onda .... scoreggia ... in pratica un onda (rispetto alle altre) piccola piccola che mi lascia a metà della discesa, per cui le 4 onde successive mi travolgono. Non so in che modo, ma con un ultimo sforzo riesco a trovarmi quasi in cima alla salita e strisciandomi letteralmente sulle ginocchia, guadagno una zona in cui il mare non arriva. A quel punto la mente perde il controllo e stramazzo sulla sabbia: se ci fosse stata una bella cacca l'avrei presa secca in faccia, ma sarei stato felice lo stesso. Non so quanto tempo rimanga in quella posizione: sono certo che assaporo l'aria e razionalizzo lo scampato pericolo. Faccio la conta dell'attrezzatura e con stupore verifico che c'è tutto. Quando, per togliermi le pinne, vengo assalito dai crampi ad entrambi i polpacci ho la reale sensazione di quanto ci sia andato vicino a farmi del male. Controllo l'orologio e verifico che il viaggio di ritorno è durato ben 47 minuti!!!! Lascio passare ancora 10 minuti e mi rendo conto che il mio fisico è "oltre il limite" arrivo alla macchina e mi metto in viaggio verso casa. Dopo 5 minuti, mentre sono al telefono con Guidone a cui sto raccontando l'accaduto, mi rendo conto che sono in rosso. Lo saluto e gli dico che mi devo fermare a dormire, in caso contrario a casa non ci arrivo. Non ho neppure la forza di arrivare al primo autogrill (era a 7 km), mi fermo pertanto in una piazzola. Provate a pensare cosa sarebbe successo se una pattuglia si fosse fermata trovando un pazzo, con tanto di muta che dorme in macchina. Vengo svegliato da Guidone, giusto dopo un quarto d'ora (a me è sembrato un intervallo di 5 secondi). Lo fanculeggio per avermi sottratto i due minuti rispetto a quando avevo puntato la sveglia. Mi rendo conto che sono nelle condizioni di andare a casa e riprendo il viaggio. Inutile dire che quando sono sotto la doccia, tutto lo stress e la stanchezza bussano di nuovo alla mia porta: il risultato è uno sbrego di almeno 50 cm sulla giacca della muta.
Scrivo tutto questo perchè davvero me la sono vista brutta: nella criticità ho avuto però la fortuna di riuscire a mantenere il controllo della mia testa. Non so cosa sarebbe successo se mi fossi lasciato andare. Di certo con Libeccio che deve entrare in mare non ci vado più o se ci vado faccia in modo di avere una uscita accessibile a meno di 200 metri
L'insuperabile Orribile PierPalmera
Terga Luminose (Muppet minchione e mi è andata bene Team)
Piero Carrera