Discussione:
Per fortuna che sono prudente ....
Piero Carrera (ufficio)
2008-02-04 11:01:03 UTC
Permalink
44 anni, due figli, da sempre mi considero una persona con la testa sulle spalle (pelose penseranno i maligni) .... quello che ho fatto venerdì pomeriggio dimostra il contrario.

Vi racconto quanto mi è successo perchè possa servire da monito ad altri e soprattutto perchè, ora ci possiamo ridere sopra.

Alle 8 arriva la telefonata del supremo: è agitato e preoccupato; la sera prima gli ho confermato le mie intenzioni e, non si sa per quale motivo, teme che gli prenda il pescione sotto il naso. Di sicuro la sua tensione è alta, visto che mi telefona a sue spese! La conversazione segue questo schema:

Guidone: "Allora stai andando???"

Piero: "No, forse nel pomeriggio, se tiene il mare."

Guidone: "allora hai l'attrezzatura con te?"

Piero: "Per puro caso è nel portabagagli!! (NDR: ghignatina del sottoscritto")

Guidone: "Bastardo!!!!"

Piero: " Va be ti chiamo prima di entrare, così mi benedici!!!!"

Insomma il supremo si è Felettizzato: è diventato un rosica d'altri tempi; ci manca solo che gli cresca il naso ed è a posto!!!

Alle 12 controllo il mare e verifico che il libeccio non è ancora entrato in modo insistente: c'è onda lunga, ma sembra tutto sommato pescabile.

Alle 13 mi presento davanti alla spiaggia, telefonata al supremo con invio di benedizione e velocemente mi preparo per la vestizione. A questo punto la mi prima muppettata: non ho abbastanza acqua e shampo. Ho dimenticato di caricare lo spruzzino, per cui la vestizione equivale ad una depilazione .... a macchia di leopardo .... nei punti più critici aggiungo l'unico liquido presente in macchina ..... quello per lavare i vetri ... immagino che pelle liscia avrò alla sera e soprattutto come mi guarderà mia moglie con tratti di pelle completamente depilati ..

In ogni caso arrivo davanti al bagnasciuga: il mare è lungo e occorre trovare l'onda giusta per entrare, ma l'operazione riesce alla grande e, soprattutto, senza danni. Inizio a pescare e mi accorgo che l'onda muove con decisione i primi 8 metri d'acqua. Alterno aspetti ed agguati muovendomi in direzione ovest_est con sole alle spalle. Tutto sommato l'acqua è pulita e non c'è grande corrente: verifico diverse volte, recuperando il pallone, che non fatico a ritornare sui miei passi, quindi proseguo tranquillo nel mio percorso. C'è tantissima mangianza e sto pescando benino. Tra l'altro non sembro patire per nulla del mal di mare. Forse non tutti ricordano che sono uno dei rari pescatori che patisce il mal di mare: qualche compagno di lista ha vissuto in prima persona la mia trasformazione sotto gli effetti dei marosi, in particolare il Carroni, ancor oggi, ricorda con piacere il giorno in cui mi recuperò attaccato ad una scaletta della diga foranea ..... ma questa è un altra storia.

Il mare, che sembra rimanere stabile, la visibilità buona e il mio stato di tranquillità, mi portano a dire diverse volte: "vado ancora fino a quello scoglio, poi torno indietro". Questa tiritera va avanti fino a che non arrivo dove volevo arrivare, sicuramente distante dal punto di partenza. Qui oggi la concentrazione di pesce è eccezionale, ti immergi in un muro di mangianza e le speranze di incontri sono altissime. Ad un certo punto decido di rientrare, ma poi cocciuto e stupido, decido che non basta, vado ancora avanti di una 20 di metri ed eseguo l'ennesimo aspetto/agguato. Scendo sui 6/7 metri e mi affaccio alla franata che cade sulla sabbia. A questo punto le vedo: due orate con la testa in giù che grunfolano, parzialmente coperte dalla franata stessa. La più piccola è un pesce che passa sicuramente i due chili, la più grande è un pesce impesabile. Razionalizzata la situazione, vengo pervaso dalla tranquillità di una azione di pesce "sicura": non so come spiegarlo, ma ci sono dei momenti in cui hai la certezza di poter concludere nel migliore dei modi, l'azione di pesca. Questo è uno di quelli: ho fiato da vendere, due pescioni a 6 metri da me, un percorso al coperto da percorrere .... Inizio l'avvicinamento e decido che sparerò al pescione anche se è messo di taglio, viste il suo spessore. Quando sono quasi a tiro, il mare viene straziato da un sibilo sinistro e i pesci scattano verso il largo. Incazzato risalgo per vedere l'unico motoscafo in mare quel giorno. Mi passa sparato a meno di 30 metri e riesco a vedere un guidatore che assomiglia al Supremo. Chissà perchè ride!!!

A questo punto, contrariato per l'occasione, davvero splendida, sprecata decido di rientrare. La distanza che devo percorrere non è enorme (circa 1200 metri) quanto basta però per richiedere un po' di tempo. Dopo 5 minuti dall'inizio del rientro, le condizioni ambientali cambiano improvvisamente: è entrato il libeccione, le onde si fanno alte e quel che è peggio è cambiata la corrente: ora ho corrente secca contro e, per non farci mancare nulla, la visibilità si è azzerata.

Guardo davanti e capisco quanta strada devo ancora fare: mi rendo conto che non basterà mezz'ora per rientrare. Arrivano anche i primi tentativi del mio stomaco di togliersi quella maledetta sensazione che devo reprimere. Inizio a preoccuparmi seriamente, penso che sono un coglione a essermi messo in questa situazione, poi capisco che se non riprendo il controllo la cosa può davvero finire male. Provo a capire se posso provare ad avanzare usando il pallone a plancetta come una tavoletta, ma oltre a non muovermi, sto anche peggio, visto che le onde hanno davvero una bella altezza. Mi devo concentrare, pensare che sono davvero allenato, convincere che tutto sommato sono in grado di controllarmi. Come ho resistito senza capovolgermi su un aliscafo che rientrava con mare enorme senza planare da Vulcano, mentre tutti intorno a me vomitavano, chiudendo gli occhi e estraniandomi per mettere piede a terra dopo 3 ore verde come un ramarro e con una gocciolina di sudore che cadeva dalla fronte, così devo mantenere la calma e la concentrazione adesso. Ringrazio il cielo di aver ai piedi le pinne più performanti (ero indeciso se scegliere un modello più morbido), e ogni volta che avanzo mi rinfranco guardando il tratto percorso, senza mai guardare dove devo arrivare, visto che il lungo tratto mi avrebbe sicuramente demoralizzato. Circa a metà del percorso sono colto dai dubbi: sono stanco, i conati sono sempre più miei compagni di viaggio e so che se mi lascio andare, non mi fermo più. Allora penso con piacere a non aver preso il pescione: con lui al seguito avrei perso almeno altri 5 minuti e avrei troppo peso da portare con me. Uso il riflesso del sole nell'acqua per capire la direzione in cui vado: alzare la testa infatti è come prendere un calcio nello stomaco, ma se non controlli dove vai ti ritrovi a muoverti verso il largo. Mentre nuoto, per trovare dei punti di riferimento, uso i fili d'alga (si quelli che di solito ti aiutano a cappottarti) per concentrarmi sulla strada che percorro. Ad un certo punto mi accorgo che non solo non ho freddo, ma sto sudando di brutto!! Ringrazio le mie 3 sedute di piscina alla settimana e continuo a mantenere la massima velocità possibile, stando attento a non superare la mia soglia di resistenza. Finalmente vedo l'angolo della diga e intravedo la spiaggia. Penso: "Sono salvo", e solo quello rischia di farmi crollare: devo mantenere il controllo, ora che sono costretto a guardare fuori gli stimoli dello stomaco sono quasi incontrollabili e continui. Devo comunque allontanarmi dagli scogli per non rischiare di atterrare su un massone. Tra l'altro devo trovare un punto in cui ci sia meno gradino: il mare ha infatti creato una salita di almeno 4 metri, che in alcuni punti risulta ripida e dove le onde davvero mettono in evidenza la loro potenza. Finalmente trovo una zona che sembra essere più "tranquilla" e cerco, sempre nell'ottica di pensare positivo, di portare a galla i miei trascorsi a prendere onde. A questo punto recupero il pallone ci salgo sopra (per quanto possibile), con il braccio destro tengo il fucile e mi avvicino alla riva. La situazione sarebbe quasi comica: un fucone nero, avvinghiato ad un pallone, con in mano un'alabarda che cerca di avvicinarsi alla battigia, ma resta fermo sul posto!!! Non riesco a vincere la corrente e non riesco a muovermi. Devo scendere dal pallone, ricacciare la testa sott'acqua e cercare di avvicinarmi: per farlo devo recuperare le ultime forze di cui sono in possesso. Quando arrivo nel punto in cui posso fare "seggiolino", cavalco la famosa onda .... scoreggia ... in pratica un onda (rispetto alle altre) piccola piccola che mi lascia a metà della discesa, per cui le 4 onde successive mi travolgono. Non so in che modo, ma con un ultimo sforzo riesco a trovarmi quasi in cima alla salita e strisciandomi letteralmente sulle ginocchia, guadagno una zona in cui il mare non arriva. A quel punto la mente perde il controllo e stramazzo sulla sabbia: se ci fosse stata una bella cacca l'avrei presa secca in faccia, ma sarei stato felice lo stesso. Non so quanto tempo rimanga in quella posizione: sono certo che assaporo l'aria e razionalizzo lo scampato pericolo. Faccio la conta dell'attrezzatura e con stupore verifico che c'è tutto. Quando, per togliermi le pinne, vengo assalito dai crampi ad entrambi i polpacci ho la reale sensazione di quanto ci sia andato vicino a farmi del male. Controllo l'orologio e verifico che il viaggio di ritorno è durato ben 47 minuti!!!! Lascio passare ancora 10 minuti e mi rendo conto che il mio fisico è "oltre il limite" arrivo alla macchina e mi metto in viaggio verso casa. Dopo 5 minuti, mentre sono al telefono con Guidone a cui sto raccontando l'accaduto, mi rendo conto che sono in rosso. Lo saluto e gli dico che mi devo fermare a dormire, in caso contrario a casa non ci arrivo. Non ho neppure la forza di arrivare al primo autogrill (era a 7 km), mi fermo pertanto in una piazzola. Provate a pensare cosa sarebbe successo se una pattuglia si fosse fermata trovando un pazzo, con tanto di muta che dorme in macchina. Vengo svegliato da Guidone, giusto dopo un quarto d'ora (a me è sembrato un intervallo di 5 secondi). Lo fanculeggio per avermi sottratto i due minuti rispetto a quando avevo puntato la sveglia. Mi rendo conto che sono nelle condizioni di andare a casa e riprendo il viaggio. Inutile dire che quando sono sotto la doccia, tutto lo stress e la stanchezza bussano di nuovo alla mia porta: il risultato è uno sbrego di almeno 50 cm sulla giacca della muta.

Scrivo tutto questo perchè davvero me la sono vista brutta: nella criticità ho avuto però la fortuna di riuscire a mantenere il controllo della mia testa. Non so cosa sarebbe successo se mi fossi lasciato andare. Di certo con Libeccio che deve entrare in mare non ci vado più o se ci vado faccia in modo di avere una uscita accessibile a meno di 200 metri

L'insuperabile Orribile PierPalmera
Terga Luminose (Muppet minchione e mi è andata bene Team)
Piero Carrera
Francesco Taccori
2008-02-04 11:30:10 UTC
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Che dire Piè !!!Meno male che ce lo stai raccontando !!!!

Adiosu
Francesco


To: pescasub-hHKSG33Tihig7M29m/***@public.gmane.org: pierocarrera-KGm45+***@public.gmane.org: Mon, 4 Feb 2008 12:01:03 +0100Subject: [pescasub] Per fortuna che sono prudente ....






44 anni, due figli, da sempre mi considero una persona con la testa sulle spalle (pelose penseranno i maligni) .... quello che ho fatto venerdì pomeriggio dimostra il contrario.
Vi racconto quanto mi è successo perchè possa servire da monito ad altri e soprattutto perchè, ora ci possiamo ridere sopra.
Alle 8 arriva la telefonata del supremo: è agitato e preoccupato; la sera prima gli ho confermato le mie intenzioni e, non si sa per quale motivo, teme che gli prenda il pescione sotto il naso. Di sicuro la sua tensione è alta, visto che mi telefona a sue spese! La conversazione segue questo schema:
Guidone: “Allora stai andando???”
Piero: “No, forse nel pomeriggio, se tiene il mare.”
Guidone: “allora hai l'attrezzatura con te?”
Piero: “Per puro caso è nel portabagagli!! (NDR: ghignatina del sottoscritto”)
Guidone: “Bastardo!!!!”
Piero: “ Va be ti chiamo prima di entrare, così mi benedici!!!!”
Insomma il supremo si è Felettizzato: è diventato un rosica d'altri tempi; ci manca solo che gli cresca il naso ed è a posto!!!
Alle 12 controllo il mare e verifico che il libeccio non è ancora entrato in modo insistente: c'è onda lunga, ma sembra tutto sommato pescabile.
Alle 13 mi presento davanti alla spiaggia, telefonata al supremo con invio di benedizione e velocemente mi preparo per la vestizione. A questo punto la mi prima muppettata: non ho abbastanza acqua e shampo. Ho dimenticato di caricare lo spruzzino, per cui la vestizione equivale ad una depilazione .... a macchia di leopardo .... nei punti più critici aggiungo l'unico liquido presente in macchina ..... quello per lavare i vetri ... immagino che pelle liscia avrò alla sera e soprattutto come mi guarderà mia moglie con tratti di pelle completamente depilati ..
In ogni caso arrivo davanti al bagnasciuga: il mare è lungo e occorre trovare l'onda giusta per entrare, ma l'operazione riesce alla grande e, soprattutto, senza danni. Inizio a pescare e mi accorgo che l'onda muove con decisione i primi 8 metri d'acqua. Alterno aspetti ed agguati muovendomi in direzione ovest_est con sole alle spalle. Tutto sommato l'acqua è pulita e non c'è grande corrente: verifico diverse volte, recuperando il pallone, che non fatico a ritornare sui miei passi, quindi proseguo tranquillo nel mio percorso. C'è tantissima mangianza e sto pescando benino. Tra l'altro non sembro patire per nulla del mal di mare. Forse non tutti ricordano che sono uno dei rari pescatori che patisce il mal di mare: qualche compagno di lista ha vissuto in prima persona la mia trasformazione sotto gli effetti dei marosi, in particolare il Carroni, ancor oggi, ricorda con piacere il giorno in cui mi recuperò attaccato ad una scaletta della diga foranea ..... ma questa è un altra storia.
Il mare, che sembra rimanere stabile, la visibilità buona e il mio stato di tranquillità, mi portano a dire diverse volte: “vado ancora fino a quello scoglio, poi torno indietro”. Questa tiritera va avanti fino a che non arrivo dove volevo arrivare, sicuramente distante dal punto di partenza. Qui oggi la concentrazione di pesce è eccezionale, ti immergi in un muro di mangianza e le speranze di incontri sono altissime. Ad un certo punto decido di rientrare, ma poi cocciuto e stupido, decido che non basta, vado ancora avanti di una 20 di metri ed eseguo l'ennesimo aspetto/agguato. Scendo sui 6/7 metri e mi affaccio alla franata che cade sulla sabbia. A questo punto le vedo: due orate con la testa in giù che grunfolano, parzialmente coperte dalla franata stessa. La più piccola è un pesce che passa sicuramente i due chili, la più grande è un pesce impesabile. Razionalizzata la situazione, vengo pervaso dalla tranquillità di una azione di pesce “sicura”: non so come spiegarlo, ma ci sono dei momenti in cui hai la certezza di poter concludere nel migliore dei modi, l'azione di pesca. Questo è uno di quelli: ho fiato da vendere, due pescioni a 6 metri da me, un percorso al coperto da percorrere .... Inizio l'avvicinamento e decido che sparerò al pescione anche se è messo di taglio, viste il suo spessore. Quando sono quasi a tiro, il mare viene straziato da un sibilo sinistro e i pesci scattano verso il largo. Incazzato risalgo per vedere l'unico motoscafo in mare quel giorno. Mi passa sparato a meno di 30 metri e riesco a vedere un guidatore che assomiglia al Supremo. Chissà perchè ride!!!
A questo punto, contrariato per l'occasione, davvero splendida, sprecata decido di rientrare. La distanza che devo percorrere non è enorme (circa 1200 metri) quanto basta però per richiedere un po' di tempo. Dopo 5 minuti dall'inizio del rientro, le condizioni ambientali cambiano improvvisamente: è entrato il libeccione, le onde si fanno alte e quel che è peggio è cambiata la corrente: ora ho corrente secca contro e, per non farci mancare nulla, la visibilità si è azzerata.
Guardo davanti e capisco quanta strada devo ancora fare: mi rendo conto che non basterà mezz'ora per rientrare. Arrivano anche i primi tentativi del mio stomaco di togliersi quella maledetta sensazione che devo reprimere. Inizio a preoccuparmi seriamente, penso che sono un coglione a essermi messo in questa situazione, poi capisco che se non riprendo il controllo la cosa può davvero finire male. Provo a capire se posso provare ad avanzare usando il pallone a plancetta come una tavoletta, ma oltre a non muovermi, sto anche peggio, visto che le onde hanno davvero una bella altezza. Mi devo concentrare, pensare che sono davvero allenato, convincere che tutto sommato sono in grado di controllarmi. Come ho resistito senza capovolgermi su un aliscafo che rientrava con mare enorme senza planare da Vulcano, mentre tutti intorno a me vomitavano, chiudendo gli occhi e estraniandomi per mettere piede a terra dopo 3 ore verde come un ramarro e con una gocciolina di sudore che cadeva dalla fronte, così devo mantenere la calma e la concentrazione adesso. Ringrazio il cielo di aver ai piedi le pinne più performanti (ero indeciso se scegliere un modello più morbido), e ogni volta che avanzo mi rinfranco guardando il tratto percorso, senza mai guardare dove devo arrivare, visto che il lungo tratto mi avrebbe sicuramente demoralizzato. Circa a metà del percorso sono colto dai dubbi: sono stanco, i conati sono sempre più miei compagni di viaggio e so che se mi lascio andare, non mi fermo più. Allora penso con piacere a non aver preso il pescione: con lui al seguito avrei perso almeno altri 5 minuti e avrei troppo peso da portare con me. Uso il riflesso del sole nell'acqua per capire la direzione in cui vado: alzare la testa infatti è come prendere un calcio nello stomaco, ma se non controlli dove vai ti ritrovi a muoverti verso il largo. Mentre nuoto, per trovare dei punti di riferimento, uso i fili d'alga (si quelli che di solito ti aiutano a cappottarti) per concentrarmi sulla strada che percorro. Ad un certo punto mi accorgo che non solo non ho freddo, ma sto sudando di brutto!! Ringrazio le mie 3 sedute di piscina alla settimana e continuo a mantenere la massima velocità possibile, stando attento a non superare la mia soglia di resistenza. Finalmente vedo l'angolo della diga e intravedo la spiaggia. Penso: “Sono salvo”, e solo quello rischia di farmi crollare: devo mantenere il controllo, ora che sono costretto a guardare fuori gli stimoli dello stomaco sono quasi incontrollabili e continui. Devo comunque allontanarmi dagli scogli per non rischiare di atterrare su un massone. Tra l'altro devo trovare un punto in cui ci sia meno gradino: il mare ha infatti creato una salita di almeno 4 metri, che in alcuni punti risulta ripida e dove le onde davvero mettono in evidenza la loro potenza. Finalmente trovo una zona che sembra essere più “tranquilla” e cerco, sempre nell'ottica di pensare positivo, di portare a galla i miei trascorsi a prendere onde. A questo punto recupero il pallone ci salgo sopra (per quanto possibile), con il braccio destro tengo il fucile e mi avvicino alla riva. La situazione sarebbe quasi comica: un fucone nero, avvinghiato ad un pallone, con in mano un'alabarda che cerca di avvicinarsi alla battigia, ma resta fermo sul posto!!! Non riesco a vincere la corrente e non riesco a muovermi. Devo scendere dal pallone, ricacciare la testa sott'acqua e cercare di avvicinarmi: per farlo devo recuperare le ultime forze di cui sono in possesso. Quando arrivo nel punto in cui posso fare “seggiolino”, cavalco la famosa onda .... scoreggia ... in pratica un onda (rispetto alle altre) piccola piccola che mi lascia a metà della discesa, per cui le 4 onde successive mi travolgono. Non so in che modo, ma con un ultimo sforzo riesco a trovarmi quasi in cima alla salita e strisciandomi letteralmente sulle ginocchia, guadagno una zona in cui il mare non arriva. A quel punto la mente perde il controllo e stramazzo sulla sabbia: se ci fosse stata una bella cacca l'avrei presa secca in faccia, ma sarei stato felice lo stesso. Non so quanto tempo rimanga in quella posizione: sono certo che assaporo l'aria e razionalizzo lo scampato pericolo. Faccio la conta dell'attrezzatura e con stupore verifico che c'è tutto. Quando, per togliermi le pinne, vengo assalito dai crampi ad entrambi i polpacci ho la reale sensazione di quanto ci sia andato vicino a farmi del male. Controllo l'orologio e verifico che il viaggio di ritorno è durato ben 47 minuti!!!! Lascio passare ancora 10 minuti e mi rendo conto che il mio fisico è “oltre il limite” arrivo alla macchina e mi metto in viaggio verso casa. Dopo 5 minuti, mentre sono al telefono con Guidone a cui sto raccontando l'accaduto, mi rendo conto che sono in rosso. Lo saluto e gli dico che mi devo fermare a dormire, in caso contrario a casa non ci arrivo. Non ho neppure la forza di arrivare al primo autogrill (era a 7 km), mi fermo pertanto in una piazzola. Provate a pensare cosa sarebbe successo se una pattuglia si fosse fermata trovando un pazzo, con tanto di muta che dorme in macchina. Vengo svegliato da Guidone, giusto dopo un quarto d'ora (a me è sembrato un intervallo di 5 secondi). Lo fanculeggio per avermi sottratto i due minuti rispetto a quando avevo puntato la sveglia. Mi rendo conto che sono nelle condizioni di andare a casa e riprendo il viaggio. Inutile dire che quando sono sotto la doccia, tutto lo stress e la stanchezza bussano di nuovo alla mia porta: il risultato è uno sbrego di almeno 50 cm sulla giacca della muta.
Scrivo tutto questo perchè davvero me la sono vista brutta: nella criticità ho avuto però la fortuna di riuscire a mantenere il controllo della mia testa. Non so cosa sarebbe successo se mi fossi lasciato andare. Di certo con Libeccio che deve entrare in mare non ci vado più o se ci vado faccia in modo di avere una uscita accessibile a meno di 200 metri
L'insuperabile Orribile PierPalmeraTerga Luminose (Muppet minchione e mi è andata bene Team)Piero Carrera







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branzinator
2008-02-04 13:02:17 UTC
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...ed allora ridiamoci su, visto
che possiamo, Pierone!! :-))))

se poi deve servire da monito ad
altri, proviamo a contribuire con
qualche dettaglio, ciascuno con
quello che può.;
Con la doverosa premessa che le
belinate le facciamo proprio tutti,
nessuno escluso (e se qualcuno pensa
di non averne mai fatte, è lui in
persona ad essere un belinone...)

Mal di mare: io non lo soffro e
quindi sarei il meno adatto a
parlarne, ma da una vita vado con
amici "sofferenti" e da sempre
vedo che una Xamamina (pediatrica,
per non avere effetti troppo
sedativi) presa per tempo, ha
sempre risolto le pescate anche
nelle condizioni più movimentate.

Attrezzatura:
Il momento dell'uscita è il più delicato,
poche decine di secondi ma che Pier
può testimoniare essere "importanti";
al momento dell'uscita, a mio parere,
le mani devono esser libere, pertanto
un bel pallone a siluro, con tanti
bei moschettoni ed un avvolgisagola.

Il fucile sarà attaccato in ORIZZONTALE
in due punti sotto il pallone,
(calcio ed archetto degli elastici,
oppure fissato con degli elasticoni),
e l'avvolgisagola, al momento giusto
potrà essere fissato anche lui sotto
il pallone, per non sbandierare in balia
dei frangenti al momento dell'uscita.
Le mani a questo punto saranno disponibili
sia per attaccarsi al pallone, sia per
tenare la maschera nei momenti più...
"schiumosi"... :-)

Pinne:
da sempre io utilizzo dei fissapinne
in gomma, oggettini all'apparenza
superflui per chi non li ha mai
provati, ma che hanno due vantaggi;

uno, nelle normali condizioni di pesca
fanno sentire più stabile e sicura
(oltre che più silenziosa, diminuendo
lo sciacquìo) la pinneggiata;
due, nelle condizioni critiche vissute
dal MuppetPresident, perdere una pinna
(oltre al costo) potrebbe avere delle
conseguenze poco piacevoli, ed ecco che
la sicurezza dei fissapinne rivela, pur
nella sua semplicità, la sua natura
geniale: non si perdono le pinne anche
nei frangenti più pericolosi!

Ci sarebbe un'ulteriore soluzione, non
acquistabile però nei normali rivenditori
d'attrezzatura sub:
clonare Luca Carroni, per poi farsi dare
ripetizioni di come si pesca con
il libeccio in Liguria!! :-))))))))))

Michele
Milano
Post by Piero Carrera (ufficio)
Vi racconto quanto mi è successo perchè possa servire da monito ad
altri e soprattutto perchè, ora ci possiamo ridere sopra.
Post by Piero Carrera (ufficio)
L'insuperabile Orribile PierPalmera
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Piero Carrera
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Libero
2008-02-04 13:31:05 UTC
Permalink
O si, consigli utili come l'oro i tuoi. A parte i fissa pinne che sostituisco con delle calze di spugna sopra i calzari, ed il problema del mal di mare, adotto le tue stesse precauzioni.
Piuttosto con mare formato soffro di acidità di stomaco...
Libero

----- Original Message -----
From: branzinator
To: pescasub-***@public.gmane.org
Sent: Monday, February 04, 2008 2:02 PM
Subject: [pescasub] Per fortuna che sono prudente ....


...ed allora ridiamoci su, visto
che possiamo, Pierone!! :-))))

se poi deve servire da monito ad
altri, proviamo a contribuire con
qualche dettaglio, ciascuno con
quello che può.;
Con la doverosa premessa che le
belinate le facciamo proprio tutti,
nessuno escluso (e se qualcuno pensa
di non averne mai fatte, è lui in
persona ad essere un belinone...)

Mal di mare: io non lo soffro e
quindi sarei il meno adatto a
parlarne, ma da una vita vado con
amici "sofferenti" e da sempre
vedo che una Xamamina (pediatrica,
per non avere effetti troppo
sedativi) presa per tempo, ha
sempre risolto le pescate anche
nelle condizioni più movimentate.

Attrezzatura:
Il momento dell'uscita è il più delicato,
poche decine di secondi ma che Pier
può testimoniare essere "importanti";
al momento dell'uscita, a mio parere,
le mani devono esser libere, pertanto
un bel pallone a siluro, con tanti
bei moschettoni ed un avvolgisagola.

Il fucile sarà attaccato in ORIZZONTALE
in due punti sotto il pallone,
(calcio ed archetto degli elastici,
oppure fissato con degli elasticoni),
e l'avvolgisagola, al momento giusto
potrà essere fissato anche lui sotto
il pallone, per non sbandierare in balia
dei frangenti al momento dell'uscita.
Le mani a questo punto saranno disponibili
sia per attaccarsi al pallone, sia per
tenare la maschera nei momenti più...
"schiumosi"... :-)

Pinne:
da sempre io utilizzo dei fissapinne
in gomma, oggettini all'apparenza
superflui per chi non li ha mai
provati, ma che hanno due vantaggi;

uno, nelle normali condizioni di pesca
fanno sentire più stabile e sicura
(oltre che più silenziosa, diminuendo
lo sciacquìo) la pinneggiata;
due, nelle condizioni critiche vissute
dal MuppetPresident, perdere una pinna
(oltre al costo) potrebbe avere delle
conseguenze poco piacevoli, ed ecco che
la sicurezza dei fissapinne rivela, pur
nella sua semplicità, la sua natura
geniale: non si perdono le pinne anche
nei frangenti più pericolosi!

Ci sarebbe un'ulteriore soluzione, non
acquistabile però nei normali rivenditori
d'attrezzatura sub:
clonare Luca Carroni, per poi farsi dare
ripetizioni di come si pesca con
il libeccio in Liguria!! :-))))))))))

Michele
Milano
Post by Piero Carrera (ufficio)
Vi racconto quanto mi è successo perchè possa servire da monito ad
altri e soprattutto perchè, ora ci possiamo ridere sopra.
Post by Piero Carrera (ufficio)
L'insuperabile Orribile PierPalmera
Terga Luminose (Muppet minchione e mi è andata bene Team)
Piero Carrera
gabriele lepri (amici)
2008-02-04 19:04:07 UTC
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per l'acidità io prima di entrare in acqua mangio 3/4 fette biscottate lisce, senza niente, solo un po' d'acqua non fredda.
ciao
gabriele
como
----- Original Message -----
From: Libero
To: pescasub-***@public.gmane.org ; branzinator
Sent: Monday, February 04, 2008 2:31 PM
Subject: Re: [pescasub] Per fortuna che sono prudente ....



O si, consigli utili come l'oro i tuoi. A parte i fissa pinne che sostituisco con delle calze di spugna sopra i calzari, ed il problema del mal di mare, adotto le tue stesse precauzioni.
Piuttosto con mare formato soffro di acidità di stomaco...
Libero

----- Original Message -----
From: branzinator
To: pescasub-***@public.gmane.org
Sent: Monday, February 04, 2008 2:02 PM
Subject: [pescasub] Per fortuna che sono prudente ....


...ed allora ridiamoci su, visto
che possiamo, Pierone!! :-))))

se poi deve servire da monito ad
altri, proviamo a contribuire con
qualche dettaglio, ciascuno con
quello che può.;
Con la doverosa premessa che le
belinate le facciamo proprio tutti,
nessuno escluso (e se qualcuno pensa
di non averne mai fatte, è lui in
persona ad essere un belinone...)

Mal di mare: io non lo soffro e
quindi sarei il meno adatto a
parlarne, ma da una vita vado con
amici "sofferenti" e da sempre
vedo che una Xamamina (pediatrica,
per non avere effetti troppo
sedativi) presa per tempo, ha
sempre risolto le pescate anche
nelle condizioni più movimentate.

Attrezzatura:
Il momento dell'uscita è il più delicato,
poche decine di secondi ma che Pier
può testimoniare essere "importanti";
al momento dell'uscita, a mio parere,
le mani devono esser libere, pertanto
un bel pallone a siluro, con tanti
bei moschettoni ed un avvolgisagola.

Il fucile sarà attaccato in ORIZZONTALE
in due punti sotto il pallone,
(calcio ed archetto degli elastici,
oppure fissato con degli elasticoni),
e l'avvolgisagola, al momento giusto
potrà essere fissato anche lui sotto
il pallone, per non sbandierare in balia
dei frangenti al momento dell'uscita.
Le mani a questo punto saranno disponibili
sia per attaccarsi al pallone, sia per
tenare la maschera nei momenti più...
"schiumosi"... :-)

Pinne:
da sempre io utilizzo dei fissapinne
in gomma, oggettini all'apparenza
superflui per chi non li ha mai
provati, ma che hanno due vantaggi;

uno, nelle normali condizioni di pesca
fanno sentire più stabile e sicura
(oltre che più silenziosa, diminuendo
lo sciacquìo) la pinneggiata;
due, nelle condizioni critiche vissute
dal MuppetPresident, perdere una pinna
(oltre al costo) potrebbe avere delle
conseguenze poco piacevoli, ed ecco che
la sicurezza dei fissapinne rivela, pur
nella sua semplicità, la sua natura
geniale: non si perdono le pinne anche
nei frangenti più pericolosi!

Ci sarebbe un'ulteriore soluzione, non
acquistabile però nei normali rivenditori
d'attrezzatura sub:
clonare Luca Carroni, per poi farsi dare
ripetizioni di come si pesca con
il libeccio in Liguria!! :-))))))))))

Michele
Milano
Post by Piero Carrera (ufficio)
Vi racconto quanto mi è successo perchè possa servire da monito ad
altri e soprattutto perchè, ora ci possiamo ridere sopra.
Post by Piero Carrera (ufficio)
L'insuperabile Orribile PierPalmera
Terga Luminose (Muppet minchione e mi è andata bene Team)
Piero Carrera
Piero Carrera (ufficio)
2008-02-04 14:02:16 UTC
Permalink
I consigli sono sicuramente importanti ma come tutti i consigli non sono validi in tutte le condizioni:
1) Mal di mare. come prendo la capsula di xamamina mi viene da cacciare!!! Ho provato ad usare dei cerotti consigliati dal martignac (transcop) con buoni risultati, ma alla fine preferisco pensare di uscire prima di soffrire (come vedi sono proprio un testone)
2) fucile appeso sotto il pallone: in quelle condizioni mi era impossibile anche solo pensare di fermarmi per appendere il fucile. Smettere di muovermi per concentrarmi ed appendere il fucile ai due moschettoni che ho, sarebbe stato un suicidio: avrei iniziato a vomitare di certo. Pensa che quando pesco con mare formato è proprio l'appendere il pesce che mi da il colpo di grazia.
3) tirarsi dietro il pallone in quelle condizioni avrebbe significato sicuramente perderlo: il mare mi avrebbe strappato di sicuro il nylon da 1,80 che uso. E una volta che io ero fuori pensare di recuperare un pallone era impossibile. Inoltre ho preferito pensare di avere una sorta di tavoletta per aiutarmi a prendere l'onda. Inoltre ho pensato che nel caso fossi sommerso, mi potesse aiutare.
4) fermapinne: penso che me li comprerò
5) per il Carroni, dopo questa esperienza mi fa una pippa .... gli chiederò di andare a pescare con lui il prossimo libeccione :-))))

L'insuperabile Orribile PierPalmera
Terga Luminose (Muppet Cantastorie Team)
Piero Carrera
----- Original Message -----
From: branzinator
To: pescasub-***@public.gmane.org
Sent: Monday, February 04, 2008 2:02 PM
Subject: [pescasub] Per fortuna che sono prudente ....


...ed allora ridiamoci su, visto
che possiamo, Pierone!! :-))))

se poi deve servire da monito ad
altri, proviamo a contribuire con
qualche dettaglio, ciascuno con
quello che può.;
Con la doverosa premessa che le
belinate le facciamo proprio tutti,
nessuno escluso (e se qualcuno pensa
di non averne mai fatte, è lui in
persona ad essere un belinone...)

Mal di mare: io non lo soffro e
quindi sarei il meno adatto a
parlarne, ma da una vita vado con
amici "sofferenti" e da sempre
vedo che una Xamamina (pediatrica,
per non avere effetti troppo
sedativi) presa per tempo, ha
sempre risolto le pescate anche
nelle condizioni più movimentate.

Attrezzatura:
Il momento dell'uscita è il più delicato,
poche decine di secondi ma che Pier
può testimoniare essere "importanti";
al momento dell'uscita, a mio parere,
le mani devono esser libere, pertanto
un bel pallone a siluro, con tanti
bei moschettoni ed un avvolgisagola.

Il fucile sarà attaccato in ORIZZONTALE
in due punti sotto il pallone,
(calcio ed archetto degli elastici,
oppure fissato con degli elasticoni),
e l'avvolgisagola, al momento giusto
potrà essere fissato anche lui sotto
il pallone, per non sbandierare in balia
dei frangenti al momento dell'uscita.
Le mani a questo punto saranno disponibili
sia per attaccarsi al pallone, sia per
tenare la maschera nei momenti più...
"schiumosi"... :-)

Pinne:
da sempre io utilizzo dei fissapinne
in gomma, oggettini all'apparenza
superflui per chi non li ha mai
provati, ma che hanno due vantaggi;

uno, nelle normali condizioni di pesca
fanno sentire più stabile e sicura
(oltre che più silenziosa, diminuendo
lo sciacquìo) la pinneggiata;
due, nelle condizioni critiche vissute
dal MuppetPresident, perdere una pinna
(oltre al costo) potrebbe avere delle
conseguenze poco piacevoli, ed ecco che
la sicurezza dei fissapinne rivela, pur
nella sua semplicità, la sua natura
geniale: non si perdono le pinne anche
nei frangenti più pericolosi!

Ci sarebbe un'ulteriore soluzione, non
acquistabile però nei normali rivenditori
d'attrezzatura sub:
clonare Luca Carroni, per poi farsi dare
ripetizioni di come si pesca con
il libeccio in Liguria!! :-))))))))))

Michele
Milano
Post by Piero Carrera (ufficio)
Vi racconto quanto mi è successo perchè possa servire da monito ad
altri e soprattutto perchè, ora ci possiamo ridere sopra.
Post by Piero Carrera (ufficio)
L'insuperabile Orribile PierPalmera
Terga Luminose (Muppet minchione e mi è andata bene Team)
Piero Carrera
Libero
2008-02-04 13:23:15 UTC
Permalink
Accidenti Piero. Ho provato una certa apprensione nel leggere il tuo racconto.
Credo che la salvezza, in certi momenti, si trovi nel riuscire a mantenere la calma.
Sicuramente è utile evitare di trovarsi in situazioni di potenziale pericolo, però è anche vero che prima o poi succede a chi và per mare.
Sono anche convinto che sia utile parlare di certe cose. A volte si riesce a superare situazioni difficili proprio perché si è pensato a come risolverle.
Ho avuto anche io momenti di panico:
Tre anni fa mi sono trovato nelle tue stesse condizioni. La voglia di andare avanti e la curiosità di vedere cosa c'era dietro l'angolo mi ha spinto lontano dall' unico punto ridossato. Il mare di maestrale ha montato in poco tempo e le onde fresche si sono amplificate velocemente sul mare lungo di una precedente scaduta.
Mi sono trovato a dover lottare con dei frangenti che provenivano dal fianco destro, ma, cosa peggiore, con delle onde velocissime che si alzavano da ogni direzione a causa della scogliera alta che faceva rimbalzare i cavalloni. Il mare è diventato bianco in poco tempo e la schiuma fittissima mi impediva di vedere il fondale.
La zavorra era tanta e faticavo a non andare giù. La voglia di anticipare il rientro mi spingeva a forzare sulle gambe gli schizzi mi impedivano una sufficiente ossigenazione.
Respirare era faticoso anche a causa dell'acqua polverizzata, che respirata affannosamente creava un forte bruciore alla gola.
C'è voluto un pò prima di capire che così avrei perso.
Iniziavo a sudare copiosamente e la scogliera mi sembrava vicina, poi lontana, poi troppo vicina.
Guardare verso la mia unica via d'uscita era difficile: la spiaggetta era sparita, nascosta dalle onde, e la costa era quasi irriconoscibile. A volte i frangenti mi spostavano la maschera facendo entrare secchiate d'acqua salatissima. e cercando di vuotarla entrava spesso più acqua che pizzicava gli occhi.
Ad un certo punto mi sono fermato. Ho messo la testa sotto. Era l'unico modo per non farmi levare la maschera. sotto era tutto bianco ma per un attimo mi sono lasciato dondolare. Ero dentro una lavatrice! Ho pensato che dovevo assolutamente rilassarmi e prendere fiato. Non era facile, ma se respiravo solo quando mi trovavo all'apice delle onde limitavo notevolmente l'ingresso di acqua dal boccaglio. In pochi minuti mi sono calmato.
Ho deciso di non abbandonare la zavorra. Farlo mi avrebbe impedito di andare giù per evitare le onde più grosse.
Decisi anche di tenere il fucile. Ora mi sentivo in grado di affrontare il tragitto di ritorno e le mani non mi sarebbero servite sino all'ultimo momento. Per fare 300 metri o poco più all'interno dell' insenatura ho impiegato un tempo indefinito. Forse mezz'ora, forse di più. Avanzavo lentamente, con la testa sotto. Ogni tanto la alzavo per guardare velocemente le scogliera.
Se le onde mi mandavano giù, aspettavo di risalire e approfittavo per dare una pinneggiata sotto. Molto più efficiente rispetto alla superficie. Quando i frangenti più violenti si avvicinavano li sentivo vibrare ed avevo qualche secondo per portare la mano sinistra sulla maschera. La schiacciavo sul viso e lei rimaneva ferma. Gli occhi e la gola pizzicavano ma era sopportabile.
La cosa più fastidiosa erano le ondine frenetiche che si alzavano sotto la pancia e picchiettavano facendomi venire qualche rigurgito. Avanzavo lentissimamente e solo quando prendevo l'abbrivio grazie a qualche onda amica. Capitava di fare diversi metri indietro se mi trovavo in punti particolarmente turbolenti,ma non pensavo mai di combattere quel momento sfavorevole. Alla fine sono passato da uno stato di confusione e agitazione ad uno stato di quiete. Questa aumentava man mano che mi avvicinavo alla spiaggia e mi rendevo conto che la soluzione era nella calma e la fiducia nelle proprie capacità.
Sono uscito dall'acqua sudatissimo, ma non affannato e impaurito. Anche se conscio che sarebbe potuta finire diversamente se avessi reagito negativamente.
Sembrerà buffo, ma quando mi sono fermato a raccogliere le forze nel momento di peggiore sconforto, ancora lontano dalla costa, ho provato beneficio a pensare alle scene di salvataggi della guardia costiera! Avete presente i pazzi che si lanciano dall'elicottero con pinne muta e maschera tra onde di 10 mt e raffiche da oltre 80 nodi di vento...ho pensato che io ero nella vasca da bagno di casa in confronto! Ma di che mi stavo preoccupando dopo una vita in acqua?
Ora la valuto una esperienza positiva. Fortunatamente.

Libero Muntoni
Gallura

----- Original Message -----
From: Piero Carrera (ufficio)
To: PESCASUB
Sent: Monday, February 04, 2008 12:01 PM
Subject: [pescasub] Per fortuna che sono prudente ....



44 anni, due figli, da sempre mi considero una persona con la testa sulle spalle (pelose penseranno i maligni) .... quello che ho fatto venerdì pomeriggio dimostra il contrario.

Vi racconto quanto mi è successo perchè possa servire da monito ad altri e soprattutto perchè, ora ci possiamo ridere sopra.

Alle 8 arriva la telefonata del supremo: è agitato e preoccupato; la sera prima gli ho confermato le mie intenzioni e, non si sa per quale motivo, teme che gli prenda il pescione sotto il naso. Di sicuro la sua tensione è alta, visto che mi telefona a sue spese! La conversazione segue questo schema:

Guidone: "Allora stai andando???"

Piero: "No, forse nel pomeriggio, se tiene il mare."

Guidone: "allora hai l'attrezzatura con te?"

Piero: "Per puro caso è nel portabagagli!! (NDR: ghignatina del sottoscritto")

Guidone: "Bastardo!!!!"

Piero: " Va be ti chiamo prima di entrare, così mi benedici!!!!"

Insomma il supremo si è Felettizzato: è diventato un rosica d'altri tempi; ci manca solo che gli cresca il naso ed è a posto!!!

Alle 12 controllo il mare e verifico che il libeccio non è ancora entrato in modo insistente: c'è onda lunga, ma sembra tutto sommato pescabile.

Alle 13 mi presento davanti alla spiaggia, telefonata al supremo con invio di benedizione e velocemente mi preparo per la vestizione. A questo punto la mi prima muppettata: non ho abbastanza acqua e shampo. Ho dimenticato di caricare lo spruzzino, per cui la vestizione equivale ad una depilazione .... a macchia di leopardo .... nei punti più critici aggiungo l'unico liquido presente in macchina ..... quello per lavare i vetri ... immagino che pelle liscia avrò alla sera e soprattutto come mi guarderà mia moglie con tratti di pelle completamente depilati ..

In ogni caso arrivo davanti al bagnasciuga: il mare è lungo e occorre trovare l'onda giusta per entrare, ma l'operazione riesce alla grande e, soprattutto, senza danni. Inizio a pescare e mi accorgo che l'onda muove con decisione i primi 8 metri d'acqua. Alterno aspetti ed agguati muovendomi in direzione ovest_est con sole alle spalle. Tutto sommato l'acqua è pulita e non c'è grande corrente: verifico diverse volte, recuperando il pallone, che non fatico a ritornare sui miei passi, quindi proseguo tranquillo nel mio percorso. C'è tantissima mangianza e sto pescando benino. Tra l'altro non sembro patire per nulla del mal di mare. Forse non tutti ricordano che sono uno dei rari pescatori che patisce il mal di mare: qualche compagno di lista ha vissuto in prima persona la mia trasformazione sotto gli effetti dei marosi, in particolare il Carroni, ancor oggi, ricorda con piacere il giorno in cui mi recuperò attaccato ad una scaletta della diga foranea ..... ma questa è un altra storia.

Il mare, che sembra rimanere stabile, la visibilità buona e il mio stato di tranquillità, mi portano a dire diverse volte: "vado ancora fino a quello scoglio, poi torno indietro". Questa tiritera va avanti fino a che non arrivo dove volevo arrivare, sicuramente distante dal punto di partenza. Qui oggi la concentrazione di pesce è eccezionale, ti immergi in un muro di mangianza e le speranze di incontri sono altissime. Ad un certo punto decido di rientrare, ma poi cocciuto e stupido, decido che non basta, vado ancora avanti di una 20 di metri ed eseguo l'ennesimo aspetto/agguato. Scendo sui 6/7 metri e mi affaccio alla franata che cade sulla sabbia. A questo punto le vedo: due orate con la testa in giù che grunfolano, parzialmente coperte dalla franata stessa. La più piccola è un pesce che passa sicuramente i due chili, la più grande è un pesce impesabile. Razionalizzata la situazione, vengo pervaso dalla tranquillità di una azione di pesce "sicura": non so come spiegarlo, ma ci sono dei momenti in cui hai la certezza di poter concludere nel migliore dei modi, l'azione di pesca. Questo è uno di quelli: ho fiato da vendere, due pescioni a 6 metri da me, un percorso al coperto da percorrere .... Inizio l'avvicinamento e decido che sparerò al pescione anche se è messo di taglio, viste il suo spessore. Quando sono quasi a tiro, il mare viene straziato da un sibilo sinistro e i pesci scattano verso il largo. Incazzato risalgo per vedere l'unico motoscafo in mare quel giorno. Mi passa sparato a meno di 30 metri e riesco a vedere un guidatore che assomiglia al Supremo. Chissà perchè ride!!!

A questo punto, contrariato per l'occasione, davvero splendida, sprecata decido di rientrare. La distanza che devo percorrere non è enorme (circa 1200 metri) quanto basta però per richiedere un po' di tempo. Dopo 5 minuti dall'inizio del rientro, le condizioni ambientali cambiano improvvisamente: è entrato il libeccione, le onde si fanno alte e quel che è peggio è cambiata la corrente: ora ho corrente secca contro e, per non farci mancare nulla, la visibilità si è azzerata.

Guardo davanti e capisco quanta strada devo ancora fare: mi rendo conto che non basterà mezz'ora per rientrare. Arrivano anche i primi tentativi del mio stomaco di togliersi quella maledetta sensazione che devo reprimere. Inizio a preoccuparmi seriamente, penso che sono un coglione a essermi messo in questa situazione, poi capisco che se non riprendo il controllo la cosa può davvero finire male. Provo a capire se posso provare ad avanzare usando il pallone a plancetta come una tavoletta, ma oltre a non muovermi, sto anche peggio, visto che le onde hanno davvero una bella altezza. Mi devo concentrare, pensare che sono davvero allenato, convincere che tutto sommato sono in grado di controllarmi. Come ho resistito senza capovolgermi su un aliscafo che rientrava con mare enorme senza planare da Vulcano, mentre tutti intorno a me vomitavano, chiudendo gli occhi e estraniandomi per mettere piede a terra dopo 3 ore verde come un ramarro e con una gocciolina di sudore che cadeva dalla fronte, così devo mantenere la calma e la concentrazione adesso. Ringrazio il cielo di aver ai piedi le pinne più performanti (ero indeciso se scegliere un modello più morbido), e ogni volta che avanzo mi rinfranco guardando il tratto percorso, senza mai guardare dove devo arrivare, visto che il lungo tratto mi avrebbe sicuramente demoralizzato. Circa a metà del percorso sono colto dai dubbi: sono stanco, i conati sono sempre più miei compagni di viaggio e so che se mi lascio andare, non mi fermo più. Allora penso con piacere a non aver preso il pescione: con lui al seguito avrei perso almeno altri 5 minuti e avrei troppo peso da portare con me. Uso il riflesso del sole nell'acqua per capire la direzione in cui vado: alzare la testa infatti è come prendere un calcio nello stomaco, ma se non controlli dove vai ti ritrovi a muoverti verso il largo. Mentre nuoto, per trovare dei punti di riferimento, uso i fili d'alga (si quelli che di solito ti aiutano a cappottarti) per concentrarmi sulla strada che percorro. Ad un certo punto mi accorgo che non solo non ho freddo, ma sto sudando di brutto!! Ringrazio le mie 3 sedute di piscina alla settimana e continuo a mantenere la massima velocità possibile, stando attento a non superare la mia soglia di resistenza. Finalmente vedo l'angolo della diga e intravedo la spiaggia. Penso: "Sono salvo", e solo quello rischia di farmi crollare: devo mantenere il controllo, ora che sono costretto a guardare fuori gli stimoli dello stomaco sono quasi incontrollabili e continui. Devo comunque allontanarmi dagli scogli per non rischiare di atterrare su un massone. Tra l'altro devo trovare un punto in cui ci sia meno gradino: il mare ha infatti creato una salita di almeno 4 metri, che in alcuni punti risulta ripida e dove le onde davvero mettono in evidenza la loro potenza. Finalmente trovo una zona che sembra essere più "tranquilla" e cerco, sempre nell'ottica di pensare positivo, di portare a galla i miei trascorsi a prendere onde. A questo punto recupero il pallone ci salgo sopra (per quanto possibile), con il braccio destro tengo il fucile e mi avvicino alla riva. La situazione sarebbe quasi comica: un fucone nero, avvinghiato ad un pallone, con in mano un'alabarda che cerca di avvicinarsi alla battigia, ma resta fermo sul posto!!! Non riesco a vincere la corrente e non riesco a muovermi. Devo scendere dal pallone, ricacciare la testa sott'acqua e cercare di avvicinarmi: per farlo devo recuperare le ultime forze di cui sono in possesso. Quando arrivo nel punto in cui posso fare "seggiolino", cavalco la famosa onda .... scoreggia ... in pratica un onda (rispetto alle altre) piccola piccola che mi lascia a metà della discesa, per cui le 4 onde successive mi travolgono. Non so in che modo, ma con un ultimo sforzo riesco a trovarmi quasi in cima alla salita e strisciandomi letteralmente sulle ginocchia, guadagno una zona in cui il mare non arriva. A quel punto la mente perde il controllo e stramazzo sulla sabbia: se ci fosse stata una bella cacca l'avrei presa secca in faccia, ma sarei stato felice lo stesso. Non so quanto tempo rimanga in quella posizione: sono certo che assaporo l'aria e razionalizzo lo scampato pericolo. Faccio la conta dell'attrezzatura e con stupore verifico che c'è tutto. Quando, per togliermi le pinne, vengo assalito dai crampi ad entrambi i polpacci ho la reale sensazione di quanto ci sia andato vicino a farmi del male. Controllo l'orologio e verifico che il viaggio di ritorno è durato ben 47 minuti!!!! Lascio passare ancora 10 minuti e mi rendo conto che il mio fisico è "oltre il limite" arrivo alla macchina e mi metto in viaggio verso casa. Dopo 5 minuti, mentre sono al telefono con Guidone a cui sto raccontando l'accaduto, mi rendo conto che sono in rosso. Lo saluto e gli dico che mi devo fermare a dormire, in caso contrario a casa non ci arrivo. Non ho neppure la forza di arrivare al primo autogrill (era a 7 km), mi fermo pertanto in una piazzola. Provate a pensare cosa sarebbe successo se una pattuglia si fosse fermata trovando un pazzo, con tanto di muta che dorme in macchina. Vengo svegliato da Guidone, giusto dopo un quarto d'ora (a me è sembrato un intervallo di 5 secondi). Lo fanculeggio per avermi sottratto i due minuti rispetto a quando avevo puntato la sveglia. Mi rendo conto che sono nelle condizioni di andare a casa e riprendo il viaggio. Inutile dire che quando sono sotto la doccia, tutto lo stress e la stanchezza bussano di nuovo alla mia porta: il risultato è uno sbrego di almeno 50 cm sulla giacca della muta.

Scrivo tutto questo perchè davvero me la sono vista brutta: nella criticità ho avuto però la fortuna di riuscire a mantenere il controllo della mia testa. Non so cosa sarebbe successo se mi fossi lasciato andare. Di certo con Libeccio che deve entrare in mare non ci vado più o se ci vado faccia in modo di avere una uscita accessibile a meno di 200 metri

L'insuperabile Orribile PierPalmera
Terga Luminose (Muppet minchione e mi è andata bene Team)
Piero Carrera
Piero Carrera (ufficio)
2008-02-04 13:50:27 UTC
Permalink
Hai ben descritto, quello che succede, in particolare io non ho messo l'accento sulla quantità di acqua di mare ingurgitata. Sono certo che sia stata la calma a farmi uscire dal casino in cui mi ero messo da solo. Non è facile e devi afr appello a tutte le tue forze, ma se ci riesci sei a cavallo ops a cavallone
L'insuperabile Orribile PierPalmera
Terga Luminose (Muppet miracolato Team)
Piero Carrera
----- Original Message -----
From: Libero
To: Piero Carrera (ufficio) ; PESCASUB
Sent: Monday, February 04, 2008 2:23 PM
Subject: Re: [pescasub] Per fortuna che sono prudente ....(la mia esperienza)


Accidenti Piero. Ho provato una certa apprensione nel leggere il tuo racconto.
Credo che la salvezza, in certi momenti, si trovi nel riuscire a mantenere la calma.
Sicuramente è utile evitare di trovarsi in situazioni di potenziale pericolo, però è anche vero che prima o poi succede a chi và per mare.
Sono anche convinto che sia utile parlare di certe cose. A volte si riesce a superare situazioni difficili proprio perché si è pensato a come risolverle.
Ho avuto anche io momenti di panico:
Tre anni fa mi sono trovato nelle tue stesse condizioni. La voglia di andare avanti e la curiosità di vedere cosa c'era dietro l'angolo mi ha spinto lontano dall' unico punto ridossato. Il mare di maestrale ha montato in poco tempo e le onde fresche si sono amplificate velocemente sul mare lungo di una precedente scaduta.
Mi sono trovato a dover lottare con dei frangenti che provenivano dal fianco destro, ma, cosa peggiore, con delle onde velocissime che si alzavano da ogni direzione a causa della scogliera alta che faceva rimbalzare i cavalloni. Il mare è diventato bianco in poco tempo e la schiuma fittissima mi impediva di vedere il fondale.
La zavorra era tanta e faticavo a non andare giù. La voglia di anticipare il rientro mi spingeva a forzare sulle gambe gli schizzi mi impedivano una sufficiente ossigenazione.
Respirare era faticoso anche a causa dell'acqua polverizzata, che respirata affannosamente creava un forte bruciore alla gola.
C'è voluto un pò prima di capire che così avrei perso.
Iniziavo a sudare copiosamente e la scogliera mi sembrava vicina, poi lontana, poi troppo vicina.
Guardare verso la mia unica via d'uscita era difficile: la spiaggetta era sparita, nascosta dalle onde, e la costa era quasi irriconoscibile. A volte i frangenti mi spostavano la maschera facendo entrare secchiate d'acqua salatissima. e cercando di vuotarla entrava spesso più acqua che pizzicava gli occhi.
Ad un certo punto mi sono fermato. Ho messo la testa sotto. Era l'unico modo per non farmi levare la maschera. sotto era tutto bianco ma per un attimo mi sono lasciato dondolare. Ero dentro una lavatrice! Ho pensato che dovevo assolutamente rilassarmi e prendere fiato. Non era facile, ma se respiravo solo quando mi trovavo all'apice delle onde limitavo notevolmente l'ingresso di acqua dal boccaglio. In pochi minuti mi sono calmato.
Ho deciso di non abbandonare la zavorra. Farlo mi avrebbe impedito di andare giù per evitare le onde più grosse.
Decisi anche di tenere il fucile. Ora mi sentivo in grado di affrontare il tragitto di ritorno e le mani non mi sarebbero servite sino all'ultimo momento. Per fare 300 metri o poco più all'interno dell' insenatura ho impiegato un tempo indefinito. Forse mezz'ora, forse di più. Avanzavo lentamente, con la testa sotto. Ogni tanto la alzavo per guardare velocemente le scogliera.
Se le onde mi mandavano giù, aspettavo di risalire e approfittavo per dare una pinneggiata sotto. Molto più efficiente rispetto alla superficie. Quando i frangenti più violenti si avvicinavano li sentivo vibrare ed avevo qualche secondo per portare la mano sinistra sulla maschera. La schiacciavo sul viso e lei rimaneva ferma. Gli occhi e la gola pizzicavano ma era sopportabile.
La cosa più fastidiosa erano le ondine frenetiche che si alzavano sotto la pancia e picchiettavano facendomi venire qualche rigurgito. Avanzavo lentissimamente e solo quando prendevo l'abbrivio grazie a qualche onda amica. Capitava di fare diversi metri indietro se mi trovavo in punti particolarmente turbolenti,ma non pensavo mai di combattere quel momento sfavorevole. Alla fine sono passato da uno stato di confusione e agitazione ad uno stato di quiete. Questa aumentava man mano che mi avvicinavo alla spiaggia e mi rendevo conto che la soluzione era nella calma e la fiducia nelle proprie capacità.
Sono uscito dall'acqua sudatissimo, ma non affannato e impaurito. Anche se conscio che sarebbe potuta finire diversamente se avessi reagito negativamente.
Sembrerà buffo, ma quando mi sono fermato a raccogliere le forze nel momento di peggiore sconforto, ancora lontano dalla costa, ho provato beneficio a pensare alle scene di salvataggi della guardia costiera! Avete presente i pazzi che si lanciano dall'elicottero con pinne muta e maschera tra onde di 10 mt e raffiche da oltre 80 nodi di vento...ho pensato che io ero nella vasca da bagno di casa in confronto! Ma di che mi stavo preoccupando dopo una vita in acqua?
Ora la valuto una esperienza positiva. Fortunatamente.

Libero Muntoni
Gallura

----- Original Message -----
From: Piero Carrera (ufficio)
To: PESCASUB
Sent: Monday, February 04, 2008 12:01 PM
Subject: [pescasub] Per fortuna che sono prudente ....



44 anni, due figli, da sempre mi considero una persona con la testa sulle spalle (pelose penseranno i maligni) .... quello che ho fatto venerdì pomeriggio dimostra il contrario.

Vi racconto quanto mi è successo perchè possa servire da monito ad altri e soprattutto perchè, ora ci possiamo ridere sopra.

Alle 8 arriva la telefonata del supremo: è agitato e preoccupato; la sera prima gli ho confermato le mie intenzioni e, non si sa per quale motivo, teme che gli prenda il pescione sotto il naso. Di sicuro la sua tensione è alta, visto che mi telefona a sue spese! La conversazione segue questo schema:

Guidone: "Allora stai andando???"

Piero: "No, forse nel pomeriggio, se tiene il mare."

Guidone: "allora hai l'attrezzatura con te?"

Piero: "Per puro caso è nel portabagagli!! (NDR: ghignatina del sottoscritto")

Guidone: "Bastardo!!!!"

Piero: " Va be ti chiamo prima di entrare, così mi benedici!!!!"

Insomma il supremo si è Felettizzato: è diventato un rosica d'altri tempi; ci manca solo che gli cresca il naso ed è a posto!!!

Alle 12 controllo il mare e verifico che il libeccio non è ancora entrato in modo insistente: c'è onda lunga, ma sembra tutto sommato pescabile.

Alle 13 mi presento davanti alla spiaggia, telefonata al supremo con invio di benedizione e velocemente mi preparo per la vestizione. A questo punto la mi prima muppettata: non ho abbastanza acqua e shampo. Ho dimenticato di caricare lo spruzzino, per cui la vestizione equivale ad una depilazione .... a macchia di leopardo .... nei punti più critici aggiungo l'unico liquido presente in macchina ..... quello per lavare i vetri ... immagino che pelle liscia avrò alla sera e soprattutto come mi guarderà mia moglie con tratti di pelle completamente depilati ..

In ogni caso arrivo davanti al bagnasciuga: il mare è lungo e occorre trovare l'onda giusta per entrare, ma l'operazione riesce alla grande e, soprattutto, senza danni. Inizio a pescare e mi accorgo che l'onda muove con decisione i primi 8 metri d'acqua. Alterno aspetti ed agguati muovendomi in direzione ovest_est con sole alle spalle. Tutto sommato l'acqua è pulita e non c'è grande corrente: verifico diverse volte, recuperando il pallone, che non fatico a ritornare sui miei passi, quindi proseguo tranquillo nel mio percorso. C'è tantissima mangianza e sto pescando benino. Tra l'altro non sembro patire per nulla del mal di mare. Forse non tutti ricordano che sono uno dei rari pescatori che patisce il mal di mare: qualche compagno di lista ha vissuto in prima persona la mia trasformazione sotto gli effetti dei marosi, in particolare il Carroni, ancor oggi, ricorda con piacere il giorno in cui mi recuperò attaccato ad una scaletta della diga foranea ..... ma questa è un altra storia.

Il mare, che sembra rimanere stabile, la visibilità buona e il mio stato di tranquillità, mi portano a dire diverse volte: "vado ancora fino a quello scoglio, poi torno indietro". Questa tiritera va avanti fino a che non arrivo dove volevo arrivare, sicuramente distante dal punto di partenza. Qui oggi la concentrazione di pesce è eccezionale, ti immergi in un muro di mangianza e le speranze di incontri sono altissime. Ad un certo punto decido di rientrare, ma poi cocciuto e stupido, decido che non basta, vado ancora avanti di una 20 di metri ed eseguo l'ennesimo aspetto/agguato. Scendo sui 6/7 metri e mi affaccio alla franata che cade sulla sabbia. A questo punto le vedo: due orate con la testa in giù che grunfolano, parzialmente coperte dalla franata stessa. La più piccola è un pesce che passa sicuramente i due chili, la più grande è un pesce impesabile. Razionalizzata la situazione, vengo pervaso dalla tranquillità di una azione di pesce "sicura": non so come spiegarlo, ma ci sono dei momenti in cui hai la certezza di poter concludere nel migliore dei modi, l'azione di pesca. Questo è uno di quelli: ho fiato da vendere, due pescioni a 6 metri da me, un percorso al coperto da percorrere .... Inizio l'avvicinamento e decido che sparerò al pescione anche se è messo di taglio, viste il suo spessore. Quando sono quasi a tiro, il mare viene straziato da un sibilo sinistro e i pesci scattano verso il largo. Incazzato risalgo per vedere l'unico motoscafo in mare quel giorno. Mi passa sparato a meno di 30 metri e riesco a vedere un guidatore che assomiglia al Supremo. Chissà perchè ride!!!

A questo punto, contrariato per l'occasione, davvero splendida, sprecata decido di rientrare. La distanza che devo percorrere non è enorme (circa 1200 metri) quanto basta però per richiedere un po' di tempo. Dopo 5 minuti dall'inizio del rientro, le condizioni ambientali cambiano improvvisamente: è entrato il libeccione, le onde si fanno alte e quel che è peggio è cambiata la corrente: ora ho corrente secca contro e, per non farci mancare nulla, la visibilità si è azzerata.

Guardo davanti e capisco quanta strada devo ancora fare: mi rendo conto che non basterà mezz'ora per rientrare. Arrivano anche i primi tentativi del mio stomaco di togliersi quella maledetta sensazione che devo reprimere. Inizio a preoccuparmi seriamente, penso che sono un coglione a essermi messo in questa situazione, poi capisco che se non riprendo il controllo la cosa può davvero finire male. Provo a capire se posso provare ad avanzare usando il pallone a plancetta come una tavoletta, ma oltre a non muovermi, sto anche peggio, visto che le onde hanno davvero una bella altezza. Mi devo concentrare, pensare che sono davvero allenato, convincere che tutto sommato sono in grado di controllarmi. Come ho resistito senza capovolgermi su un aliscafo che rientrava con mare enorme senza planare da Vulcano, mentre tutti intorno a me vomitavano, chiudendo gli occhi e estraniandomi per mettere piede a terra dopo 3 ore verde come un ramarro e con una gocciolina di sudore che cadeva dalla fronte, così devo mantenere la calma e la concentrazione adesso. Ringrazio il cielo di aver ai piedi le pinne più performanti (ero indeciso se scegliere un modello più morbido), e ogni volta che avanzo mi rinfranco guardando il tratto percorso, senza mai guardare dove devo arrivare, visto che il lungo tratto mi avrebbe sicuramente demoralizzato. Circa a metà del percorso sono colto dai dubbi: sono stanco, i conati sono sempre più miei compagni di viaggio e so che se mi lascio andare, non mi fermo più. Allora penso con piacere a non aver preso il pescione: con lui al seguito avrei perso almeno altri 5 minuti e avrei troppo peso da portare con me. Uso il riflesso del sole nell'acqua per capire la direzione in cui vado: alzare la testa infatti è come prendere un calcio nello stomaco, ma se non controlli dove vai ti ritrovi a muoverti verso il largo. Mentre nuoto, per trovare dei punti di riferimento, uso i fili d'alga (si quelli che di solito ti aiutano a cappottarti) per concentrarmi sulla strada che percorro. Ad un certo punto mi accorgo che non solo non ho freddo, ma sto sudando di brutto!! Ringrazio le mie 3 sedute di piscina alla settimana e continuo a mantenere la massima velocità possibile, stando attento a non superare la mia soglia di resistenza. Finalmente vedo l'angolo della diga e intravedo la spiaggia. Penso: "Sono salvo", e solo quello rischia di farmi crollare: devo mantenere il controllo, ora che sono costretto a guardare fuori gli stimoli dello stomaco sono quasi incontrollabili e continui. Devo comunque allontanarmi dagli scogli per non rischiare di atterrare su un massone. Tra l'altro devo trovare un punto in cui ci sia meno gradino: il mare ha infatti creato una salita di almeno 4 metri, che in alcuni punti risulta ripida e dove le onde davvero mettono in evidenza la loro potenza. Finalmente trovo una zona che sembra essere più "tranquilla" e cerco, sempre nell'ottica di pensare positivo, di portare a galla i miei trascorsi a prendere onde. A questo punto recupero il pallone ci salgo sopra (per quanto possibile), con il braccio destro tengo il fucile e mi avvicino alla riva. La situazione sarebbe quasi comica: un fucone nero, avvinghiato ad un pallone, con in mano un'alabarda che cerca di avvicinarsi alla battigia, ma resta fermo sul posto!!! Non riesco a vincere la corrente e non riesco a muovermi. Devo scendere dal pallone, ricacciare la testa sott'acqua e cercare di avvicinarmi: per farlo devo recuperare le ultime forze di cui sono in possesso. Quando arrivo nel punto in cui posso fare "seggiolino", cavalco la famosa onda .... scoreggia ... in pratica un onda (rispetto alle altre) piccola piccola che mi lascia a metà della discesa, per cui le 4 onde successive mi travolgono. Non so in che modo, ma con un ultimo sforzo riesco a trovarmi quasi in cima alla salita e strisciandomi letteralmente sulle ginocchia, guadagno una zona in cui il mare non arriva. A quel punto la mente perde il controllo e stramazzo sulla sabbia: se ci fosse stata una bella cacca l'avrei presa secca in faccia, ma sarei stato felice lo stesso. Non so quanto tempo rimanga in quella posizione: sono certo che assaporo l'aria e razionalizzo lo scampato pericolo. Faccio la conta dell'attrezzatura e con stupore verifico che c'è tutto. Quando, per togliermi le pinne, vengo assalito dai crampi ad entrambi i polpacci ho la reale sensazione di quanto ci sia andato vicino a farmi del male. Controllo l'orologio e verifico che il viaggio di ritorno è durato ben 47 minuti!!!! Lascio passare ancora 10 minuti e mi rendo conto che il mio fisico è "oltre il limite" arrivo alla macchina e mi metto in viaggio verso casa. Dopo 5 minuti, mentre sono al telefono con Guidone a cui sto raccontando l'accaduto, mi rendo conto che sono in rosso. Lo saluto e gli dico che mi devo fermare a dormire, in caso contrario a casa non ci arrivo. Non ho neppure la forza di arrivare al primo autogrill (era a 7 km), mi fermo pertanto in una piazzola. Provate a pensare cosa sarebbe successo se una pattuglia si fosse fermata trovando un pazzo, con tanto di muta che dorme in macchina. Vengo svegliato da Guidone, giusto dopo un quarto d'ora (a me è sembrato un intervallo di 5 secondi). Lo fanculeggio per avermi sottratto i due minuti rispetto a quando avevo puntato la sveglia. Mi rendo conto che sono nelle condizioni di andare a casa e riprendo il viaggio. Inutile dire che quando sono sotto la doccia, tutto lo stress e la stanchezza bussano di nuovo alla mia porta: il risultato è uno sbrego di almeno 50 cm sulla giacca della muta.

Scrivo tutto questo perchè davvero me la sono vista brutta: nella criticità ho avuto però la fortuna di riuscire a mantenere il controllo della mia testa. Non so cosa sarebbe successo se mi fossi lasciato andare. Di certo con Libeccio che deve entrare in mare non ci vado più o se ci vado faccia in modo di avere una uscita accessibile a meno di 200 metri

L'insuperabile Orribile PierPalmera
Terga Luminose (Muppet minchione e mi è andata bene Team)
Piero Carrera
Peppe Di Mauro
2008-02-06 09:29:21 UTC
Permalink
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<br>
sei o sette anni fa ci son passato anch'io, avevo fatto troppi
chilometri per tornare indietro senza averci nemmeno provato, stessa
situazione di Libero e Piero ma per fortuna non mi ero allontanato
tantissimo prima di decidere di rientrare. <br>
<br>
Dice bene Libero, in certi casi si va meglio a prender fiato senza
boccaglio e nuotare sul fondo per evitare di finire nel risaccone e
rischiare di non muoversi piu'. <br>
Sono arrivato a terra piu' spaventato che esausto, era prevedibile che
il mare si alzasse (ero in Calabria con acqua fonda) ma io la stronzata
l'ho fatta lo stesso nonostante l'eta'.....ma non ero ancora PADRE. <br>
Oggi e' tutta un'altra storia, molti chilometri? Se non e' il caso la
giro a gita eno-gastronomica!<br>
<br>
ciao&nbsp; a tutti,<br>
Peppe DM<br>
<br>
<br>
<br>
Libero ha scritto:<br>
<br>
<blockquote cite="mid:007501c86731$19db73d0$***@libero" type="cite">
<div id="ygrp-text">
<p></p>
<br>
<div align="justify"><font face="Arial" size="2">Ad un certo punto mi
sono fermato. Ho messo la testa sotto. Era l'unico modo per non farmi
levare la maschera. sotto era tutto bianco ma per un attimo mi sono
lasciato dondolare. Ero dentro una lavatrice! Ho pensato che dovevo
assolutamente rilassarmi e prendere fiato. Non era facile, ma se
respiravo solo quando mi trovavo all'apice delle onde limitavo
notevolmente l'ingresso di acqua dal boccaglio. In pochi minuti mi sono
calmato. </font></div>
<div align="justify"><font face="Arial" size="2">Ho deciso di non
abbandonare la zavorra. Farlo mi avrebbe impedito di andare gi&ugrave; per
evitare le onde pi&ugrave; grosse. </font></div>
<div align="justify"><font face="Arial" size="2">Decisi anche di
tenere il fucile. Ora mi sentivo in grado di affrontare il tragitto di
ritorno e le mani non mi sarebbero servite sino all'ultimo momento. Per
fare 300 metri o poco pi&ugrave; all'interno dell' insenatura ho impiegato un
tempo indefinito. Forse mezz'ora, forse di pi&ugrave;. Avanzavo lentamente,
con la testa sotto. Ogni tanto la alzavo per guardare velocemente le
scogliera.</font></div>
<div align="justify"><font face="Arial" size="2">Se le onde mi
mandavano gi&ugrave;, aspettavo di risalire e approfittavo per dare una
pinneggiata sotto. Molto pi&ugrave; efficiente rispetto alla superficie.
Quando i frangenti pi&ugrave; violenti si avvicinavano li sentivo vibrare ed
avevo qualche secondo per portare la mano sinistra sulla maschera. La
schiacciavo sul viso e lei rimaneva ferma. Gli occhi e la gola
pizzicavano ma era sopportabile.</font></div>
<div align="justify"><font face="Arial" size="2">La cosa pi&ugrave;
fastidiosa erano le ondine frenetiche che si alzavano sotto la pancia e
picchiettavano </font></div>
</div>
</div>
</div>
</blockquote>
<br>

<span width="1" style="color: white;"/>__._,_.___</span>




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Le tue impostazioni email: Email singoli|Tradizionali <br>
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Guido Loleo
2008-02-04 14:07:18 UTC
Permalink
Oggi è un ennesimo giorno di lutto per noi listaioli ed il mondo degli
appassionati di pescasub.
A naso pare che percentualmente siano maggiori i morti tra i pescasub che
tra gli alpinisti, categoria che trovo assai affine alla nostra, nonostante
gli opposti teatri di esercizio.
Pensiamoci ragazzi. Piero è certamente una persona prudente, e forse non ha
rischiato più di tanto, ma ognuno di noi può raccontare di un fatto che
"pareva una cazzata" ma che poteva volgere, semplicemente, per facile caso,
in una tragedia.
Basta davvero poco, se le condizioni del mare, nell'esempio di Piero, non
sono ottimali, è sufficiente un lieve malore, un crampo, un affanno, si
perde la calma, ci si affanna e si è immediatamente vicini ad un baratro di
cui non voglio dire.
Anche a me è successo, ed io pure ho provato, come credo lui, l'idea di
essere a "tre metri" dalla vita, che era lì, sullo scoglio davanti a me,
asciutta e sicura, intanto che io cercavo di trovare l'onda che non mi
avrebbe gettato malamente sulle rocce. Tre metri, una distanza ridicola
eppure tremendamente misurabile, se visti dal mare, fra le onde, stanco ed
un po' spaventato. E già hai perduto la lucidità "è una cazzata, ora salgo,
è lì", ed invece di farti 800 metri fino ad una spiaggia, ti intestardisci
ad uscire da quel punto, dove hai la roba, dal quale non dovrai scarpinare.
A me è andata bene, a Piero anche, ma il confine, della morte più stupida
del mondo, è passato vicino anche a noi.
Altri, come l'amico sardo, lo hanno passato quel confine, non per il mare,
ma per un tuffo in più.
Pensiamoci, scherziamoci sopra, ma teniamoci dentro questa piccola certezza.
Ci vuol poco.
Guidone
Muppet Pensiamoci Team
Post by Piero Carrera (ufficio)
44 anni, due figli, da sempre mi considero una persona con la testa
sulle spalle (pelose penseranno i maligni) .... quello che ho fatto venerdì
pomeriggio dimostra il contrario.
Vi racconto quanto mi è successo perchè possa servire da monito ad altri e
soprattutto perchè, ora ci possiamo ridere sopra.
Alle 8 arriva la telefonata del supremo: è agitato e preoccupato; la sera
prima gli ho confermato le mie intenzioni e, non si sa per quale motivo,
teme che gli prenda il pescione sotto il naso. Di sicuro la sua tensione è
alta, visto che mi telefona a sue spese! La conversazione segue questo
Guidone: "Allora stai andando???"
Piero: "No, forse nel pomeriggio, se tiene il mare."
Guidone: "allora hai l'attrezzatura con te?"
Piero: "Per puro caso è nel portabagagli!! (NDR: ghignatina del sottoscritto")
Guidone: "Bastardo!!!!"
Piero: " Va be ti chiamo prima di entrare, così mi benedici!!!!"
Insomma il supremo si è Felettizzato: è diventato un rosica d'altri tempi;
ci manca solo che gli cresca il naso ed è a posto!!!
Alle 12 controllo il mare e verifico che il libeccio non è ancora entrato
in modo insistente: c'è onda lunga, ma sembra tutto sommato pescabile.
Alle 13 mi presento davanti alla spiaggia, telefonata al supremo con invio
di benedizione e velocemente mi preparo per la vestizione. A questo punto la
mi prima muppettata: non ho abbastanza acqua e shampo. Ho dimenticato di
caricare lo spruzzino, per cui la vestizione equivale ad una depilazione
.... a macchia di leopardo .... nei punti più critici aggiungo l'unico
liquido presente in macchina ..... quello per lavare i vetri ... immagino
che pelle liscia avrò alla sera e soprattutto come mi guarderà mia moglie
con tratti di pelle completamente depilati ..
In ogni caso arrivo davanti al bagnasciuga: il mare è lungo e occorre
trovare l'onda giusta per entrare, ma l'operazione riesce alla grande e,
soprattutto, senza danni. Inizio a pescare e mi accorgo che l'onda muove con
decisione i primi 8 metri d'acqua. Alterno aspetti ed agguati muovendomi in
direzione ovest_est con sole alle spalle. Tutto sommato l'acqua è pulita e
non c'è grande corrente: verifico diverse volte, recuperando il pallone, che
non fatico a ritornare sui miei passi, quindi proseguo tranquillo nel mio
percorso. C'è tantissima mangianza e sto pescando benino. Tra l'altro non
sembro patire per nulla del mal di mare. Forse non tutti ricordano che sono
uno dei rari pescatori che patisce il mal di mare: qualche compagno di lista
ha vissuto in prima persona la mia trasformazione sotto gli effetti dei
marosi, in particolare il Carroni, ancor oggi, ricorda con piacere il giorno
in cui mi recuperò attaccato ad una scaletta della diga foranea ..... ma
questa è un altra storia.
Il mare, che sembra rimanere stabile, la visibilità buona e il mio stato
di tranquillità, mi portano a dire diverse volte: "vado ancora fino a quello
scoglio, poi torno indietro". Questa tiritera va avanti fino a che non
arrivo dove volevo arrivare, sicuramente distante dal punto di partenza. Qui
oggi la concentrazione di pesce è eccezionale, ti immergi in un muro di
mangianza e le speranze di incontri sono altissime. Ad un certo punto decido
di rientrare, ma poi cocciuto e stupido, decido che non basta, vado ancora
avanti di una 20 di metri ed eseguo l'ennesimo aspetto/agguato. Scendo sui
6/7 metri e mi affaccio alla franata che cade sulla sabbia. A questo punto
le vedo: due orate con la testa in giù che grunfolano, parzialmente coperte
dalla franata stessa. La più piccola è un pesce che passa sicuramente i due
chili, la più grande è un pesce impesabile. Razionalizzata la situazione,
vengo pervaso dalla tranquillità di una azione di pesce "sicura": non so
come spiegarlo, ma ci sono dei momenti in cui hai la certezza di poter
ho fiato da vendere, due pescioni a 6 metri da me, un percorso al coperto da
percorrere .... Inizio l'avvicinamento e decido che sparerò al pescione
anche se è messo di taglio, viste il suo spessore. Quando sono quasi a tiro,
il mare viene straziato da un sibilo sinistro e i pesci scattano verso il
largo. Incazzato risalgo per vedere l'unico motoscafo in mare quel giorno.
Mi passa sparato a meno di 30 metri e riesco a vedere un guidatore che
assomiglia al Supremo. Chissà perchè ride!!!
A questo punto, contrariato per l'occasione, davvero splendida, sprecata
decido di rientrare. La distanza che devo percorrere non è enorme (circa
1200 metri) quanto basta però per richiedere un po' di tempo. Dopo 5 minuti
è entrato il libeccione, le onde si fanno alte e quel che è peggio è
cambiata la corrente: ora ho corrente secca contro e, per non farci mancare
nulla, la visibilità si è azzerata.
Guardo davanti e capisco quanta strada devo ancora fare: mi rendo conto
che non basterà mezz'ora per rientrare. Arrivano anche i primi tentativi del
mio stomaco di togliersi quella maledetta sensazione che devo reprimere.
Inizio a preoccuparmi seriamente, penso che sono un coglione a essermi messo
in questa situazione, poi capisco che se non riprendo il controllo la cosa
può davvero finire male. Provo a capire se posso provare ad avanzare usando
il pallone a plancetta come una tavoletta, ma oltre a non muovermi, sto
anche peggio, visto che le onde hanno davvero una bella altezza. Mi devo
concentrare, pensare che sono davvero allenato, convincere che tutto sommato
sono in grado di controllarmi. Come ho resistito senza capovolgermi su un
aliscafo che rientrava con mare enorme senza planare da Vulcano, mentre
tutti intorno a me vomitavano, chiudendo gli occhi e estraniandomi per
mettere piede a terra dopo 3 ore verde come un ramarro e con una gocciolina
di sudore che cadeva dalla fronte, così devo mantenere la calma e la
concentrazione adesso. Ringrazio il cielo di aver ai piedi le pinne più
performanti (ero indeciso se scegliere un modello più morbido), e ogni volta
che avanzo mi rinfranco guardando il tratto percorso, senza mai guardare
dove devo arrivare, visto che il lungo tratto mi avrebbe sicuramente
demoralizzato. Circa a metà del percorso sono colto dai dubbi: sono stanco,
i conati sono sempre più miei compagni di viaggio e so che se mi lascio
andare, non mi fermo più. Allora penso con piacere a non aver preso il
pescione: con lui al seguito avrei perso almeno altri 5 minuti e avrei
troppo peso da portare con me. Uso il riflesso del sole nell'acqua per
capire la direzione in cui vado: alzare la testa infatti è come prendere un
calcio nello stomaco, ma se non controlli dove vai ti ritrovi a muoverti
verso il largo. Mentre nuoto, per trovare dei punti di riferimento, uso i
fili d'alga (si quelli che di solito ti aiutano a cappottarti) per
concentrarmi sulla strada che percorro. Ad un certo punto mi accorgo che non
solo non ho freddo, ma sto sudando di brutto!! Ringrazio le mie 3 sedute di
piscina alla settimana e continuo a mantenere la massima velocità possibile,
stando attento a non superare la mia soglia di resistenza. Finalmente vedo
l'angolo della diga e intravedo la spiaggia. Penso: "Sono salvo", e solo
quello rischia di farmi crollare: devo mantenere il controllo, ora che sono
costretto a guardare fuori gli stimoli dello stomaco sono quasi
incontrollabili e continui. Devo comunque allontanarmi dagli scogli per non
rischiare di atterrare su un massone. Tra l'altro devo trovare un punto in
cui ci sia meno gradino: il mare ha infatti creato una salita di almeno 4
metri, che in alcuni punti risulta ripida e dove le onde davvero mettono in
evidenza la loro potenza. Finalmente trovo una zona che sembra essere più
"tranquilla" e cerco, sempre nell'ottica di pensare positivo, di portare a
galla i miei trascorsi a prendere onde. A questo punto recupero il pallone
ci salgo sopra (per quanto possibile), con il braccio destro tengo il fucile
e mi avvicino alla riva. La situazione sarebbe quasi comica: un fucone nero,
avvinghiato ad un pallone, con in mano un'alabarda che cerca di avvicinarsi
alla battigia, ma resta fermo sul posto!!! Non riesco a vincere la corrente
e non riesco a muovermi. Devo scendere dal pallone, ricacciare la testa
sott'acqua e cercare di avvicinarmi: per farlo devo recuperare le ultime
forze di cui sono in possesso. Quando arrivo nel punto in cui posso fare
"seggiolino", cavalco la famosa onda .... scoreggia ... in pratica un onda
(rispetto alle altre) piccola piccola che mi lascia a metà della discesa,
per cui le 4 onde successive mi travolgono. Non so in che modo, ma con un
ultimo sforzo riesco a trovarmi quasi in cima alla salita e strisciandomi
letteralmente sulle ginocchia, guadagno una zona in cui il mare non arriva.
A quel punto la mente perde il controllo e stramazzo sulla sabbia: se ci
fosse stata una bella cacca l'avrei presa secca in faccia, ma sarei stato
felice lo stesso. Non so quanto tempo rimanga in quella posizione: sono
certo che assaporo l'aria e razionalizzo lo scampato pericolo. Faccio la
conta dell'attrezzatura e con stupore verifico che c'è tutto. Quando, per
togliermi le pinne, vengo assalito dai crampi ad entrambi i polpacci ho la
reale sensazione di quanto ci sia andato vicino a farmi del male. Controllo
l'orologio e verifico che il viaggio di ritorno è durato ben 47 minuti!!!!
Lascio passare ancora 10 minuti e mi rendo conto che il mio fisico è "oltre
il limite" arrivo alla macchina e mi metto in viaggio verso casa. Dopo 5
minuti, mentre sono al telefono con Guidone a cui sto raccontando
l'accaduto, mi rendo conto che sono in rosso. Lo saluto e gli dico che mi
devo fermare a dormire, in caso contrario a casa non ci arrivo. Non ho
neppure la forza di arrivare al primo autogrill (era a 7 km), mi fermo
pertanto in una piazzola. Provate a pensare cosa sarebbe successo se una
pattuglia si fosse fermata trovando un pazzo, con tanto di muta che dorme in
macchina. Vengo svegliato da Guidone, giusto dopo un quarto d'ora (a me è
sembrato un intervallo di 5 secondi). Lo fanculeggio per avermi sottratto i
due minuti rispetto a quando avevo puntato la sveglia. Mi rendo conto che
sono nelle condizioni di andare a casa e riprendo il viaggio. Inutile dire
che quando sono sotto la doccia, tutto lo stress e la stanchezza bussano di
nuovo alla mia porta: il risultato è uno sbrego di almeno 50 cm sulla giacca
della muta.
Scrivo tutto questo perchè davvero me la sono vista brutta: nella
criticità ho avuto però la fortuna di riuscire a mantenere il controllo
della mia testa. Non so cosa sarebbe successo se mi fossi lasciato andare.
Di certo con Libeccio che deve entrare in mare non ci vado più o se ci vado
faccia in modo di avere una uscita accessibile a meno di 200 metri
L'insuperabile Orribile PierPalmera
Terga Luminose (Muppet minchione e mi è andata bene Team)
Piero Carrera
--
Guido Loleo
++393-9870586
Libero
2008-02-04 14:21:32 UTC
Permalink
Hai perfettamente ragione Guido. "La passione spesso conduce a soddisfar le proprie voglie senza indagare se..." e qui aggiungo: Se ci siano le condizioni di sicurezza.
la tentazione di eccedere è sempre tanta e troppo spesso l'intelligenza viene sopraffatta dalla nostra passione.
In acqua si è sempre sul filo del rasoio. Me lo ripeto spesso quando pesco.

Libero

----- Original Message -----
From: Guido Loleo
To: Piero Carrera (ufficio)
Cc: PESCASUB
Sent: Monday, February 04, 2008 3:07 PM
Subject: Re: [pescasub] Per fortuna che sono prudente ....


Oggi è un ennesimo giorno di lutto per noi listaioli ed il mondo degli appassionati di pescasub.
A naso pare che percentualmente siano maggiori i morti tra i pescasub che tra gli alpinisti, categoria che trovo assai affine alla nostra, nonostante gli opposti teatri di esercizio.
Pensiamoci ragazzi. Piero è certamente una persona prudente, e forse non ha rischiato più di tanto, ma ognuno di noi può raccontare di un fatto che "pareva una cazzata" ma che poteva volgere, semplicemente, per facile caso, in una tragedia.
Basta davvero poco, se le condizioni del mare, nell'esempio di Piero, non sono ottimali, è sufficiente un lieve malore, un crampo, un affanno, si perde la calma, ci si affanna e si è immediatamente vicini ad un baratro di cui non voglio dire.
Anche a me è successo, ed io pure ho provato, come credo lui, l'idea di essere a "tre metri" dalla vita, che era lì, sullo scoglio davanti a me, asciutta e sicura, intanto che io cercavo di trovare l'onda che non mi avrebbe gettato malamente sulle rocce. Tre metri, una distanza ridicola eppure tremendamente misurabile, se visti dal mare, fra le onde, stanco ed un po' spaventato. E già hai perduto la lucidità "è una cazzata, ora salgo, è lì", ed invece di farti 800 metri fino ad una spiaggia, ti intestardisci ad uscire da quel punto, dove hai la roba, dal quale non dovrai scarpinare.
A me è andata bene, a Piero anche, ma il confine, della morte più stupida del mondo, è passato vicino anche a noi.
Altri, come l'amico sardo, lo hanno passato quel confine, non per il mare, ma per un tuffo in più.
Pensiamoci, scherziamoci sopra, ma teniamoci dentro questa piccola certezza. Ci vuol poco.
Guidone
Muppet Pensiamoci Team




Il 04/02/08, Piero Carrera (ufficio) <pierocarrera-KGm45+***@public.gmane.org> ha scritto:

44 anni, due figli, da sempre mi considero una persona con la testa sulle spalle (pelose penseranno i maligni) .... quello che ho fatto venerdì pomeriggio dimostra il contrario.

Vi racconto quanto mi è successo perchè possa servire da monito ad altri e soprattutto perchè, ora ci possiamo ridere sopra.

Alle 8 arriva la telefonata del supremo: è agitato e preoccupato; la sera prima gli ho confermato le mie intenzioni e, non si sa per quale motivo, teme che gli prenda il pescione sotto il naso. Di sicuro la sua tensione è alta, visto che mi telefona a sue spese! La conversazione segue questo schema:

Guidone: "Allora stai andando???"

Piero: "No, forse nel pomeriggio, se tiene il mare."

Guidone: "allora hai l'attrezzatura con te?"

Piero: "Per puro caso è nel portabagagli!! (NDR: ghignatina del sottoscritto")

Guidone: "Bastardo!!!!"

Piero: " Va be ti chiamo prima di entrare, così mi benedici!!!!"

Insomma il supremo si è Felettizzato: è diventato un rosica d'altri tempi; ci manca solo che gli cresca il naso ed è a posto!!!

Alle 12 controllo il mare e verifico che il libeccio non è ancora entrato in modo insistente: c'è onda lunga, ma sembra tutto sommato pescabile.

Alle 13 mi presento davanti alla spiaggia, telefonata al supremo con invio di benedizione e velocemente mi preparo per la vestizione. A questo punto la mi prima muppettata: non ho abbastanza acqua e shampo. Ho dimenticato di caricare lo spruzzino, per cui la vestizione equivale ad una depilazione .... a macchia di leopardo .... nei punti più critici aggiungo l'unico liquido presente in macchina ..... quello per lavare i vetri ... immagino che pelle liscia avrò alla sera e soprattutto come mi guarderà mia moglie con tratti di pelle completamente depilati ..

In ogni caso arrivo davanti al bagnasciuga: il mare è lungo e occorre trovare l'onda giusta per entrare, ma l'operazione riesce alla grande e, soprattutto, senza danni. Inizio a pescare e mi accorgo che l'onda muove con decisione i primi 8 metri d'acqua. Alterno aspetti ed agguati muovendomi in direzione ovest_est con sole alle spalle. Tutto sommato l'acqua è pulita e non c'è grande corrente: verifico diverse volte, recuperando il pallone, che non fatico a ritornare sui miei passi, quindi proseguo tranquillo nel mio percorso. C'è tantissima mangianza e sto pescando benino. Tra l'altro non sembro patire per nulla del mal di mare. Forse non tutti ricordano che sono uno dei rari pescatori che patisce il mal di mare: qualche compagno di lista ha vissuto in prima persona la mia trasformazione sotto gli effetti dei marosi, in particolare il Carroni, ancor oggi, ricorda con piacere il giorno in cui mi recuperò attaccato ad una scaletta della diga foranea ..... ma questa è un altra storia.

Il mare, che sembra rimanere stabile, la visibilità buona e il mio stato di tranquillità, mi portano a dire diverse volte: "vado ancora fino a quello scoglio, poi torno indietro". Questa tiritera va avanti fino a che non arrivo dove volevo arrivare, sicuramente distante dal punto di partenza. Qui oggi la concentrazione di pesce è eccezionale, ti immergi in un muro di mangianza e le speranze di incontri sono altissime. Ad un certo punto decido di rientrare, ma poi cocciuto e stupido, decido che non basta, vado ancora avanti di una 20 di metri ed eseguo l'ennesimo aspetto/agguato. Scendo sui 6/7 metri e mi affaccio alla franata che cade sulla sabbia. A questo punto le vedo: due orate con la testa in giù che grunfolano, parzialmente coperte dalla franata stessa. La più piccola è un pesce che passa sicuramente i due chili, la più grande è un pesce impesabile. Razionalizzata la situazione, vengo pervaso dalla tranquillità di una azione di pesce "sicura": non so come spiegarlo, ma ci sono dei momenti in cui hai la certezza di poter concludere nel migliore dei modi, l'azione di pesca. Questo è uno di quelli: ho fiato da vendere, due pescioni a 6 metri da me, un percorso al coperto da percorrere .... Inizio l'avvicinamento e decido che sparerò al pescione anche se è messo di taglio, viste il suo spessore. Quando sono quasi a tiro, il mare viene straziato da un sibilo sinistro e i pesci scattano verso il largo. Incazzato risalgo per vedere l'unico motoscafo in mare quel giorno. Mi passa sparato a meno di 30 metri e riesco a vedere un guidatore che assomiglia al Supremo. Chissà perchè ride!!!

A questo punto, contrariato per l'occasione, davvero splendida, sprecata decido di rientrare. La distanza che devo percorrere non è enorme (circa 1200 metri) quanto basta però per richiedere un po' di tempo. Dopo 5 minuti dall'inizio del rientro, le condizioni ambientali cambiano improvvisamente: è entrato il libeccione, le onde si fanno alte e quel che è peggio è cambiata la corrente: ora ho corrente secca contro e, per non farci mancare nulla, la visibilità si è azzerata.

Guardo davanti e capisco quanta strada devo ancora fare: mi rendo conto che non basterà mezz'ora per rientrare. Arrivano anche i primi tentativi del mio stomaco di togliersi quella maledetta sensazione che devo reprimere. Inizio a preoccuparmi seriamente, penso che sono un coglione a essermi messo in questa situazione, poi capisco che se non riprendo il controllo la cosa può davvero finire male. Provo a capire se posso provare ad avanzare usando il pallone a plancetta come una tavoletta, ma oltre a non muovermi, sto anche peggio, visto che le onde hanno davvero una bella altezza. Mi devo concentrare, pensare che sono davvero allenato, convincere che tutto sommato sono in grado di controllarmi. Come ho resistito senza capovolgermi su un aliscafo che rientrava con mare enorme senza planare da Vulcano, mentre tutti intorno a me vomitavano, chiudendo gli occhi e estraniandomi per mettere piede a terra dopo 3 ore verde come un ramarro e con una gocciolina di sudore che cadeva dalla fronte, così devo mantenere la calma e la concentrazione adesso. Ringrazio il cielo di aver ai piedi le pinne più performanti (ero indeciso se scegliere un modello più morbido), e ogni volta che avanzo mi rinfranco guardando il tratto percorso, senza mai guardare dove devo arrivare, visto che il lungo tratto mi avrebbe sicuramente demoralizzato. Circa a metà del percorso sono colto dai dubbi: sono stanco, i conati sono sempre più miei compagni di viaggio e so che se mi lascio andare, non mi fermo più. Allora penso con piacere a non aver preso il pescione: con lui al seguito avrei perso almeno altri 5 minuti e avrei troppo peso da portare con me. Uso il riflesso del sole nell'acqua per capire la direzione in cui vado: alzare la testa infatti è come prendere un calcio nello stomaco, ma se non controlli dove vai ti ritrovi a muoverti verso il largo. Mentre nuoto, per trovare dei punti di riferimento, uso i fili d'alga (si quelli che di solito ti aiutano a cappottarti) per concentrarmi sulla strada che percorro. Ad un certo punto mi accorgo che non solo non ho freddo, ma sto sudando di brutto!! Ringrazio le mie 3 sedute di piscina alla settimana e continuo a mantenere la massima velocità possibile, stando attento a non superare la mia soglia di resistenza. Finalmente vedo l'angolo della diga e intravedo la spiaggia. Penso: "Sono salvo", e solo quello rischia di farmi crollare: devo mantenere il controllo, ora che sono costretto a guardare fuori gli stimoli dello stomaco sono quasi incontrollabili e continui. Devo comunque allontanarmi dagli scogli per non rischiare di atterrare su un massone. Tra l'altro devo trovare un punto in cui ci sia meno gradino: il mare ha infatti creato una salita di almeno 4 metri, che in alcuni punti risulta ripida e dove le onde davvero mettono in evidenza la loro potenza. Finalmente trovo una zona che sembra essere più "tranquilla" e cerco, sempre nell'ottica di pensare positivo, di portare a galla i miei trascorsi a prendere onde. A questo punto recupero il pallone ci salgo sopra (per quanto possibile), con il braccio destro tengo il fucile e mi avvicino alla riva. La situazione sarebbe quasi comica: un fucone nero, avvinghiato ad un pallone, con in mano un'alabarda che cerca di avvicinarsi alla battigia, ma resta fermo sul posto!!! Non riesco a vincere la corrente e non riesco a muovermi. Devo scendere dal pallone, ricacciare la testa sott'acqua e cercare di avvicinarmi: per farlo devo recuperare le ultime forze di cui sono in possesso. Quando arrivo nel punto in cui posso fare "seggiolino", cavalco la famosa onda .... scoreggia ... in pratica un onda (rispetto alle altre) piccola piccola che mi lascia a metà della discesa, per cui le 4 onde successive mi travolgono. Non so in che modo, ma con un ultimo sforzo riesco a trovarmi quasi in cima alla salita e strisciandomi letteralmente sulle ginocchia, guadagno una zona in cui il mare non arriva. A quel punto la mente perde il controllo e stramazzo sulla sabbia: se ci fosse stata una bella cacca l'avrei presa secca in faccia, ma sarei stato felice lo stesso. Non so quanto tempo rimanga in quella posizione: sono certo che assaporo l'aria e razionalizzo lo scampato pericolo. Faccio la conta dell'attrezzatura e con stupore verifico che c'è tutto. Quando, per togliermi le pinne, vengo assalito dai crampi ad entrambi i polpacci ho la reale sensazione di quanto ci sia andato vicino a farmi del male. Controllo l'orologio e verifico che il viaggio di ritorno è durato ben 47 minuti!!!! Lascio passare ancora 10 minuti e mi rendo conto che il mio fisico è "oltre il limite" arrivo alla macchina e mi metto in viaggio verso casa. Dopo 5 minuti, mentre sono al telefono con Guidone a cui sto raccontando l'accaduto, mi rendo conto che sono in rosso. Lo saluto e gli dico che mi devo fermare a dormire, in caso contrario a casa non ci arrivo. Non ho neppure la forza di arrivare al primo autogrill (era a 7 km), mi fermo pertanto in una piazzola. Provate a pensare cosa sarebbe successo se una pattuglia si fosse fermata trovando un pazzo, con tanto di muta che dorme in macchina. Vengo svegliato da Guidone, giusto dopo un quarto d'ora (a me è sembrato un intervallo di 5 secondi). Lo fanculeggio per avermi sottratto i due minuti rispetto a quando avevo puntato la sveglia. Mi rendo conto che sono nelle condizioni di andare a casa e riprendo il viaggio. Inutile dire che quando sono sotto la doccia, tutto lo stress e la stanchezza bussano di nuovo alla mia porta: il risultato è uno sbrego di almeno 50 cm sulla giacca della muta.

Scrivo tutto questo perchè davvero me la sono vista brutta: nella criticità ho avuto però la fortuna di riuscire a mantenere il controllo della mia testa. Non so cosa sarebbe successo se mi fossi lasciato andare. Di certo con Libeccio che deve entrare in mare non ci vado più o se ci vado faccia in modo di avere una uscita accessibile a meno di 200 metri

L'insuperabile Orribile PierPalmera
Terga Luminose (Muppet minchione e mi è andata bene Team)
Piero Carrera





--
Guido Loleo
++393-9870586
Mario Grandi
2008-02-04 15:32:26 UTC
Permalink
Quoto........
Mario
----- Original Message -----
From: Guido Loleo
To: Piero Carrera (ufficio)
Cc: PESCASUB
Sent: Monday, February 04, 2008 3:07 PM
Subject: Re: [pescasub] Per fortuna che sono prudente ....


Oggi è un ennesimo giorno di lutto per noi listaioli ed il mondo degli appassionati di pescasub.
A naso pare che percentualmente siano maggiori i morti tra i pescasub che tra gli alpinisti, categoria che trovo assai affine alla nostra, nonostante gli opposti teatri di esercizio.
Pensiamoci ragazzi. Piero è certamente una persona prudente, e forse non ha rischiato più di tanto, ma ognuno di noi può raccontare di un fatto che "pareva una cazzata" ma che poteva volgere, semplicemente, per facile caso, in una tragedia.
Basta davvero poco, se le condizioni del mare, nell'esempio di Piero, non sono ottimali, è sufficiente un lieve malore, un crampo, un affanno, si perde la calma, ci si affanna e si è immediatamente vicini ad un baratro di cui non voglio dire.
Anche a me è successo, ed io pure ho provato, come credo lui, l'idea di essere a "tre metri" dalla vita, che era lì, sullo scoglio davanti a me, asciutta e sicura, intanto che io cercavo di trovare l'onda che non mi avrebbe gettato malamente sulle rocce. Tre metri, una distanza ridicola eppure tremendamente misurabile, se visti dal mare, fra le onde, stanco ed un po' spaventato. E già hai perduto la lucidità "è una cazzata, ora salgo, è lì", ed invece di farti 800 metri fino ad una spiaggia, ti intestardisci ad uscire da quel punto, dove hai la roba, dal quale non dovrai scarpinare.
A me è andata bene, a Piero anche, ma il confine, della morte più stupida del mondo, è passato vicino anche a noi.
Altri, come l'amico sardo, lo hanno passato quel confine, non per il mare, ma per un tuffo in più.
Pensiamoci, scherziamoci sopra, ma teniamoci dentro questa piccola certezza. Ci vuol poco.
Guidone
Muppet Pensiamoci Team




Il 04/02/08, Piero Carrera (ufficio) <pierocarrera-KGm45+***@public.gmane.org> ha scritto:

44 anni, due figli, da sempre mi considero una persona con la testa sulle spalle (pelose penseranno i maligni) .... quello che ho fatto venerdì pomeriggio dimostra il contrario.

Vi racconto quanto mi è successo perchè possa servire da monito ad altri e soprattutto perchè, ora ci possiamo ridere sopra.

Alle 8 arriva la telefonata del supremo: è agitato e preoccupato; la sera prima gli ho confermato le mie intenzioni e, non si sa per quale motivo, teme che gli prenda il pescione sotto il naso. Di sicuro la sua tensione è alta, visto che mi telefona a sue spese! La conversazione segue questo schema:

Guidone: "Allora stai andando???"

Piero: "No, forse nel pomeriggio, se tiene il mare."

Guidone: "allora hai l'attrezzatura con te?"

Piero: "Per puro caso è nel portabagagli!! (NDR: ghignatina del sottoscritto")

Guidone: "Bastardo!!!!"

Piero: " Va be ti chiamo prima di entrare, così mi benedici!!!!"

Insomma il supremo si è Felettizzato: è diventato un rosica d'altri tempi; ci manca solo che gli cresca il naso ed è a posto!!!

Alle 12 controllo il mare e verifico che il libeccio non è ancora entrato in modo insistente: c'è onda lunga, ma sembra tutto sommato pescabile.

Alle 13 mi presento davanti alla spiaggia, telefonata al supremo con invio di benedizione e velocemente mi preparo per la vestizione. A questo punto la mi prima muppettata: non ho abbastanza acqua e shampo. Ho dimenticato di caricare lo spruzzino, per cui la vestizione equivale ad una depilazione .... a macchia di leopardo .... nei punti più critici aggiungo l'unico liquido presente in macchina ..... quello per lavare i vetri ... immagino che pelle liscia avrò alla sera e soprattutto come mi guarderà mia moglie con tratti di pelle completamente depilati ..

In ogni caso arrivo davanti al bagnasciuga: il mare è lungo e occorre trovare l'onda giusta per entrare, ma l'operazione riesce alla grande e, soprattutto, senza danni. Inizio a pescare e mi accorgo che l'onda muove con decisione i primi 8 metri d'acqua. Alterno aspetti ed agguati muovendomi in direzione ovest_est con sole alle spalle. Tutto sommato l'acqua è pulita e non c'è grande corrente: verifico diverse volte, recuperando il pallone, che non fatico a ritornare sui miei passi, quindi proseguo tranquillo nel mio percorso. C'è tantissima mangianza e sto pescando benino. Tra l'altro non sembro patire per nulla del mal di mare. Forse non tutti ricordano che sono uno dei rari pescatori che patisce il mal di mare: qualche compagno di lista ha vissuto in prima persona la mia trasformazione sotto gli effetti dei marosi, in particolare il Carroni, ancor oggi, ricorda con piacere il giorno in cui mi recuperò attaccato ad una scaletta della diga foranea ..... ma questa è un altra storia.

Il mare, che sembra rimanere stabile, la visibilità buona e il mio stato di tranquillità, mi portano a dire diverse volte: "vado ancora fino a quello scoglio, poi torno indietro". Questa tiritera va avanti fino a che non arrivo dove volevo arrivare, sicuramente distante dal punto di partenza. Qui oggi la concentrazione di pesce è eccezionale, ti immergi in un muro di mangianza e le speranze di incontri sono altissime. Ad un certo punto decido di rientrare, ma poi cocciuto e stupido, decido che non basta, vado ancora avanti di una 20 di metri ed eseguo l'ennesimo aspetto/agguato. Scendo sui 6/7 metri e mi affaccio alla franata che cade sulla sabbia. A questo punto le vedo: due orate con la testa in giù che grunfolano, parzialmente coperte dalla franata stessa. La più piccola è un pesce che passa sicuramente i due chili, la più grande è un pesce impesabile. Razionalizzata la situazione, vengo pervaso dalla tranquillità di una azione di pesce "sicura": non so come spiegarlo, ma ci sono dei momenti in cui hai la certezza di poter concludere nel migliore dei modi, l'azione di pesca. Questo è uno di quelli: ho fiato da vendere, due pescioni a 6 metri da me, un percorso al coperto da percorrere .... Inizio l'avvicinamento e decido che sparerò al pescione anche se è messo di taglio, viste il suo spessore. Quando sono quasi a tiro, il mare viene straziato da un sibilo sinistro e i pesci scattano verso il largo. Incazzato risalgo per vedere l'unico motoscafo in mare quel giorno. Mi passa sparato a meno di 30 metri e riesco a vedere un guidatore che assomiglia al Supremo. Chissà perchè ride!!!

A questo punto, contrariato per l'occasione, davvero splendida, sprecata decido di rientrare. La distanza che devo percorrere non è enorme (circa 1200 metri) quanto basta però per richiedere un po' di tempo. Dopo 5 minuti dall'inizio del rientro, le condizioni ambientali cambiano improvvisamente: è entrato il libeccione, le onde si fanno alte e quel che è peggio è cambiata la corrente: ora ho corrente secca contro e, per non farci mancare nulla, la visibilità si è azzerata.

Guardo davanti e capisco quanta strada devo ancora fare: mi rendo conto che non basterà mezz'ora per rientrare. Arrivano anche i primi tentativi del mio stomaco di togliersi quella maledetta sensazione che devo reprimere. Inizio a preoccuparmi seriamente, penso che sono un coglione a essermi messo in questa situazione, poi capisco che se non riprendo il controllo la cosa può davvero finire male. Provo a capire se posso provare ad avanzare usando il pallone a plancetta come una tavoletta, ma oltre a non muovermi, sto anche peggio, visto che le onde hanno davvero una bella altezza. Mi devo concentrare, pensare che sono davvero allenato, convincere che tutto sommato sono in grado di controllarmi. Come ho resistito senza capovolgermi su un aliscafo che rientrava con mare enorme senza planare da Vulcano, mentre tutti intorno a me vomitavano, chiudendo gli occhi e estraniandomi per mettere piede a terra dopo 3 ore verde come un ramarro e con una gocciolina di sudore che cadeva dalla fronte, così devo mantenere la calma e la concentrazione adesso. Ringrazio il cielo di aver ai piedi le pinne più performanti (ero indeciso se scegliere un modello più morbido), e ogni volta che avanzo mi rinfranco guardando il tratto percorso, senza mai guardare dove devo arrivare, visto che il lungo tratto mi avrebbe sicuramente demoralizzato. Circa a metà del percorso sono colto dai dubbi: sono stanco, i conati sono sempre più miei compagni di viaggio e so che se mi lascio andare, non mi fermo più. Allora penso con piacere a non aver preso il pescione: con lui al seguito avrei perso almeno altri 5 minuti e avrei troppo peso da portare con me. Uso il riflesso del sole nell'acqua per capire la direzione in cui vado: alzare la testa infatti è come prendere un calcio nello stomaco, ma se non controlli dove vai ti ritrovi a muoverti verso il largo. Mentre nuoto, per trovare dei punti di riferimento, uso i fili d'alga (si quelli che di solito ti aiutano a cappottarti) per concentrarmi sulla strada che percorro. Ad un certo punto mi accorgo che non solo non ho freddo, ma sto sudando di brutto!! Ringrazio le mie 3 sedute di piscina alla settimana e continuo a mantenere la massima velocità possibile, stando attento a non superare la mia soglia di resistenza. Finalmente vedo l'angolo della diga e intravedo la spiaggia. Penso: "Sono salvo", e solo quello rischia di farmi crollare: devo mantenere il controllo, ora che sono costretto a guardare fuori gli stimoli dello stomaco sono quasi incontrollabili e continui. Devo comunque allontanarmi dagli scogli per non rischiare di atterrare su un massone. Tra l'altro devo trovare un punto in cui ci sia meno gradino: il mare ha infatti creato una salita di almeno 4 metri, che in alcuni punti risulta ripida e dove le onde davvero mettono in evidenza la loro potenza. Finalmente trovo una zona che sembra essere più "tranquilla" e cerco, sempre nell'ottica di pensare positivo, di portare a galla i miei trascorsi a prendere onde. A questo punto recupero il pallone ci salgo sopra (per quanto possibile), con il braccio destro tengo il fucile e mi avvicino alla riva. La situazione sarebbe quasi comica: un fucone nero, avvinghiato ad un pallone, con in mano un'alabarda che cerca di avvicinarsi alla battigia, ma resta fermo sul posto!!! Non riesco a vincere la corrente e non riesco a muovermi. Devo scendere dal pallone, ricacciare la testa sott'acqua e cercare di avvicinarmi: per farlo devo recuperare le ultime forze di cui sono in possesso. Quando arrivo nel punto in cui posso fare "seggiolino", cavalco la famosa onda .... scoreggia ... in pratica un onda (rispetto alle altre) piccola piccola che mi lascia a metà della discesa, per cui le 4 onde successive mi travolgono. Non so in che modo, ma con un ultimo sforzo riesco a trovarmi quasi in cima alla salita e strisciandomi letteralmente sulle ginocchia, guadagno una zona in cui il mare non arriva. A quel punto la mente perde il controllo e stramazzo sulla sabbia: se ci fosse stata una bella cacca l'avrei presa secca in faccia, ma sarei stato felice lo stesso. Non so quanto tempo rimanga in quella posizione: sono certo che assaporo l'aria e razionalizzo lo scampato pericolo. Faccio la conta dell'attrezzatura e con stupore verifico che c'è tutto. Quando, per togliermi le pinne, vengo assalito dai crampi ad entrambi i polpacci ho la reale sensazione di quanto ci sia andato vicino a farmi del male. Controllo l'orologio e verifico che il viaggio di ritorno è durato ben 47 minuti!!!! Lascio passare ancora 10 minuti e mi rendo conto che il mio fisico è "oltre il limite" arrivo alla macchina e mi metto in viaggio verso casa. Dopo 5 minuti, mentre sono al telefono con Guidone a cui sto raccontando l'accaduto, mi rendo conto che sono in rosso. Lo saluto e gli dico che mi devo fermare a dormire, in caso contrario a casa non ci arrivo. Non ho neppure la forza di arrivare al primo autogrill (era a 7 km), mi fermo pertanto in una piazzola. Provate a pensare cosa sarebbe successo se una pattuglia si fosse fermata trovando un pazzo, con tanto di muta che dorme in macchina. Vengo svegliato da Guidone, giusto dopo un quarto d'ora (a me è sembrato un intervallo di 5 secondi). Lo fanculeggio per avermi sottratto i due minuti rispetto a quando avevo puntato la sveglia. Mi rendo conto che sono nelle condizioni di andare a casa e riprendo il viaggio. Inutile dire che quando sono sotto la doccia, tutto lo stress e la stanchezza bussano di nuovo alla mia porta: il risultato è uno sbrego di almeno 50 cm sulla giacca della muta.

Scrivo tutto questo perchè davvero me la sono vista brutta: nella criticità ho avuto però la fortuna di riuscire a mantenere il controllo della mia testa. Non so cosa sarebbe successo se mi fossi lasciato andare. Di certo con Libeccio che deve entrare in mare non ci vado più o se ci vado faccia in modo di avere una uscita accessibile a meno di 200 metri

L'insuperabile Orribile PierPalmera
Terga Luminose (Muppet minchione e mi è andata bene Team)
Piero Carrera





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Guido Loleo
++393-9870586
Giancarlo Alabiso
2008-02-04 17:23:07 UTC
Permalink
Bravo Guido,
bellissime parole.
Giancarlo (Er Murena) Apnea Team Roma

----- Original Message -----
From: Guido Loleo
To: Piero Carrera (ufficio)
Cc: PESCASUB
Sent: Monday, February 04, 2008 3:07 PM
Subject: Re: [pescasub] Per fortuna che sono prudente ....


Oggi è un ennesimo giorno di lutto per noi listaioli ed il mondo degli appassionati di pescasub.
A naso pare che percentualmente siano maggiori i morti tra i pescasub che tra gli alpinisti, categoria che trovo assai affine alla nostra, nonostante gli opposti teatri di esercizio.
Pensiamoci ragazzi. Piero è certamente una persona prudente, e forse non ha rischiato più di tanto, ma ognuno di noi può raccontare di un fatto che "pareva una cazzata" ma che poteva volgere, semplicemente, per facile caso, in una tragedia.
Basta davvero poco, se le condizioni del mare, nell'esempio di Piero, non sono ottimali, è sufficiente un lieve malore, un crampo, un affanno, si perde la calma, ci si affanna e si è immediatamente vicini ad un baratro di cui non voglio dire.
Anche a me è successo, ed io pure ho provato, come credo lui, l'idea di essere a "tre metri" dalla vita, che era lì, sullo scoglio davanti a me, asciutta e sicura, intanto che io cercavo di trovare l'onda che non mi avrebbe gettato malamente sulle rocce. Tre metri, una distanza ridicola eppure tremendamente misurabile, se visti dal mare, fra le onde, stanco ed un po' spaventato. E già hai perduto la lucidità "è una cazzata, ora salgo, è lì", ed invece di farti 800 metri fino ad una spiaggia, ti intestardisci ad uscire da quel punto, dove hai la roba, dal quale non dovrai scarpinare.
A me è andata bene, a Piero anche, ma il confine, della morte più stupida del mondo, è passato vicino anche a noi.
Altri, come l'amico sardo, lo hanno passato quel confine, non per il mare, ma per un tuffo in più.
Pensiamoci, scherziamoci sopra, ma teniamoci dentro questa piccola certezza. Ci vuol poco.
Guidone
Muppet Pensiamoci Team




Il 04/02/08, Piero Carrera (ufficio) <pierocarrera-KGm45+***@public.gmane.org> ha scritto:

44 anni, due figli, da sempre mi considero una persona con la testa sulle spalle (pelose penseranno i maligni) .... quello che ho fatto venerdì pomeriggio dimostra il contrario.

Vi racconto quanto mi è successo perchè possa servire da monito ad altri e soprattutto perchè, ora ci possiamo ridere sopra.

Alle 8 arriva la telefonata del supremo: è agitato e preoccupato; la sera prima gli ho confermato le mie intenzioni e, non si sa per quale motivo, teme che gli prenda il pescione sotto il naso. Di sicuro la sua tensione è alta, visto che mi telefona a sue spese! La conversazione segue questo schema:

Guidone: "Allora stai andando???"

Piero: "No, forse nel pomeriggio, se tiene il mare."

Guidone: "allora hai l'attrezzatura con te?"

Piero: "Per puro caso è nel portabagagli!! (NDR: ghignatina del sottoscritto")

Guidone: "Bastardo!!!!"

Piero: " Va be ti chiamo prima di entrare, così mi benedici!!!!"

Insomma il supremo si è Felettizzato: è diventato un rosica d'altri tempi; ci manca solo che gli cresca il naso ed è a posto!!!

Alle 12 controllo il mare e verifico che il libeccio non è ancora entrato in modo insistente: c'è onda lunga, ma sembra tutto sommato pescabile.

Alle 13 mi presento davanti alla spiaggia, telefonata al supremo con invio di benedizione e velocemente mi preparo per la vestizione. A questo punto la mi prima muppettata: non ho abbastanza acqua e shampo. Ho dimenticato di caricare lo spruzzino, per cui la vestizione equivale ad una depilazione .... a macchia di leopardo .... nei punti più critici aggiungo l'unico liquido presente in macchina ..... quello per lavare i vetri ... immagino che pelle liscia avrò alla sera e soprattutto come mi guarderà mia moglie con tratti di pelle completamente depilati ..

In ogni caso arrivo davanti al bagnasciuga: il mare è lungo e occorre trovare l'onda giusta per entrare, ma l'operazione riesce alla grande e, soprattutto, senza danni. Inizio a pescare e mi accorgo che l'onda muove con decisione i primi 8 metri d'acqua. Alterno aspetti ed agguati muovendomi in direzione ovest_est con sole alle spalle. Tutto sommato l'acqua è pulita e non c'è grande corrente: verifico diverse volte, recuperando il pallone, che non fatico a ritornare sui miei passi, quindi proseguo tranquillo nel mio percorso. C'è tantissima mangianza e sto pescando benino. Tra l'altro non sembro patire per nulla del mal di mare. Forse non tutti ricordano che sono uno dei rari pescatori che patisce il mal di mare: qualche compagno di lista ha vissuto in prima persona la mia trasformazione sotto gli effetti dei marosi, in particolare il Carroni, ancor oggi, ricorda con piacere il giorno in cui mi recuperò attaccato ad una scaletta della diga foranea ......... ma questa è un altra storia.

Il mare, che sembra rimanere stabile, la visibilità buona e il mio stato di tranquillità, mi portano a dire diverse volte: "vado ancora fino a quello scoglio, poi torno indietro". Questa tiritera va avanti fino a che non arrivo dove volevo arrivare, sicuramente distante dal punto di partenza. Qui oggi la concentrazione di pesce è eccezionale, ti immergi in un muro di mangianza e le speranze di incontri sono altissime. Ad un certo punto decido di rientrare, ma poi cocciuto e stupido, decido che non basta, vado ancora avanti di una 20 di metri ed eseguo l'ennesimo aspetto/agguato. Scendo sui 6/7 metri e mi affaccio alla franata che cade sulla sabbia. A questo punto le vedo: due orate con la testa in giù che grunfolano, parzialmente coperte dalla franata stessa. La più piccola è un pesce che passa sicuramente i due chili, la più grande è un pesce impesabile. Razionalizzata la situazione, vengo pervaso dalla tranquillità di una azione di pesce "sicura": non so come spiegarlo, ma ci sono dei momenti in cui hai la certezza di poter concludere nel migliore dei modi, l'azione di pesca. Questo è uno di quelli: ho fiato da vendere, due pescioni a 6 metri da me, un percorso al coperto da percorrere .... Inizio l'avvicinamento e decido che sparerò al pescione anche se è messo di taglio, viste il suo spessore. Quando sono quasi a tiro, il mare viene straziato da un sibilo sinistro e i pesci scattano verso il largo. Incazzato risalgo per vedere l'unico motoscafo in mare quel giorno. Mi passa sparato a meno di 30 metri e riesco a vedere un guidatore che assomiglia al Supremo. Chissà perchè ride!!!

A questo punto, contrariato per l'occasione, davvero splendida, sprecata decido di rientrare. La distanza che devo percorrere non è enorme (circa 1200 metri) quanto basta però per richiedere un po' di tempo. Dopo 5 minuti dall'inizio del rientro, le condizioni ambientali cambiano improvvisamente: è entrato il libeccione, le onde si fanno alte e quel che è peggio è cambiata la corrente: ora ho corrente secca contro e, per non farci mancare nulla, la visibilità si è azzerata.

Guardo davanti e capisco quanta strada devo ancora fare: mi rendo conto che non basterà mezz'ora per rientrare. Arrivano anche i primi tentativi del mio stomaco di togliersi quella maledetta sensazione che devo reprimere. Inizio a preoccuparmi seriamente, penso che sono un coglione a essermi messo in questa situazione, poi capisco che se non riprendo il controllo la cosa può davvero finire male. Provo a capire se posso provare ad avanzare usando il pallone a plancetta come una tavoletta, ma oltre a non muovermi, sto anche peggio, visto che le onde hanno davvero una bella altezza. Mi devo concentrare, pensare che sono davvero allenato, convincere che tutto sommato sono in grado di controllarmi. Come ho resistito senza capovolgermi su un aliscafo che rientrava con mare enorme senza planare da Vulcano, mentre tutti intorno a me vomitavano, chiudendo gli occhi e estraniandomi per mettere piede a terra dopo 3 ore verde come un ramarro e con una gocciolina di sudore che cadeva dalla fronte, così devo mantenere la calma e la concentrazione adesso. Ringrazio il cielo di aver ai piedi le pinne più performanti (ero indeciso se scegliere un modello più morbido), e ogni volta che avanzo mi rinfranco guardando il tratto percorso, senza mai guardare dove devo arrivare, visto che il lungo tratto mi avrebbe sicuramente demoralizzato. Circa a metà del percorso sono colto dai dubbi: sono stanco, i conati sono sempre più miei compagni di viaggio e so che se mi lascio andare, non mi fermo più. Allora penso con piacere a non aver preso il pescione: con lui al seguito avrei perso almeno altri 5 minuti e avrei troppo peso da portare con me. Uso il riflesso del sole nell'acqua per capire la direzione in cui vado: alzare la testa infatti è come prendere un calcio nello stomaco, ma se non controlli dove vai ti ritrovi a muoverti verso il largo. Mentre nuoto, per trovare dei punti di riferimento, uso i fili d'alga (si quelli che di solito ti aiutano a cappottarti) per concentrarmi sulla strada che percorro. Ad un certo punto mi accorgo che non solo non ho freddo, ma sto sudando di brutto!! Ringrazio le mie 3 sedute di piscina alla settimana e continuo a mantenere la massima velocità possibile, stando attento a non superare la mia soglia di resistenza. Finalmente vedo l'angolo della diga e intravedo la spiaggia. Penso: "Sono salvo", e solo quello rischia di farmi crollare: devo mantenere il controllo, ora che sono costretto a guardare fuori gli stimoli dello stomaco sono quasi incontrollabili e continui. Devo comunque allontanarmi dagli scogli per non rischiare di atterrare su un massone. Tra l'altro devo trovare un punto in cui ci sia meno gradino: il mare ha infatti creato una salita di almeno 4 metri, che in alcuni punti risulta ripida e dove le onde davvero mettono in evidenza la loro potenza. Finalmente trovo una zona che sembra essere più "tranquilla" e cerco, sempre nell'ottica di pensare positivo, di portare a galla i miei trascorsi a prendere onde. A questo punto recupero il pallone ci salgo sopra (per quanto possibile), con il braccio destro tengo il fucile e mi avvicino alla riva. La situazione sarebbe quasi comica: un fucone nero, avvinghiato ad un pallone, con in mano un'alabarda che cerca di avvicinarsi alla battigia, ma resta fermo sul posto!!! Non riesco a vincere la corrente e non riesco a muovermi. Devo scendere dal pallone, ricacciare la testa sott'acqua e cercare di avvicinarmi: per farlo devo recuperare le ultime forze di cui sono in possesso. Quando arrivo nel punto in cui posso fare "seggiolino", cavalco la famosa onda .... scoreggia ... in pratica un onda (rispetto alle altre) piccola piccola che mi lascia a metà della discesa, per cui le 4 onde successive mi travolgono. Non so in che modo, ma con un ultimo sforzo riesco a trovarmi quasi in cima alla salita e strisciandomi letteralmente sulle ginocchia, guadagno una zona in cui il mare non arriva. A quel punto la mente perde il controllo e stramazzo sulla sabbia: se ci fosse stata una bella cacca l'avrei presa secca in faccia, ma sarei stato felice lo stesso. Non so quanto tempo rimanga in quella posizione: sono certo che assaporo l'aria e razionalizzo lo scampato pericolo. Faccio la conta dell'attrezzatura e con stupore verifico che c'è tutto. Quando, per togliermi le pinne, vengo assalito dai crampi ad entrambi i polpacci ho la reale sensazione di quanto ci sia andato vicino a farmi del male. Controllo l'orologio e verifico che il viaggio di ritorno è durato ben 47 minuti!!!! Lascio passare ancora 10 minuti e mi rendo conto che il mio fisico è "oltre il limite" arrivo alla macchina e mi metto in viaggio verso casa. Dopo 5 minuti, mentre sono al telefono con Guidone a cui sto raccontando l'accaduto, mi rendo conto che sono in rosso. Lo saluto e gli dico che mi devo fermare a dormire, in caso contrario a casa non ci arrivo. Non ho neppure la forza di arrivare al primo autogrill (era a 7 km), mi fermo pertanto in una piazzola. Provate a pensare cosa sarebbe successo se una pattuglia si fosse fermata trovando un pazzo, con tanto di muta che dorme in macchina. Vengo svegliato da Guidone, giusto dopo un quarto d'ora (a me è sembrato un intervallo di 5 secondi). Lo fanculeggio per avermi sottratto i due minuti rispetto a quando avevo puntato la sveglia. Mi rendo conto che sono nelle condizioni di andare a casa e riprendo il viaggio. Inutile dire che quando sono sotto la doccia, tutto lo stress e la stanchezza bussano di nuovo alla mia porta: il risultato è uno sbrego di almeno 50 cm sulla giacca della muta.

Scrivo tutto questo perchè davvero me la sono vista brutta: nella criticità ho avuto però la fortuna di riuscire a mantenere il controllo della mia testa. Non so cosa sarebbe successo se mi fossi lasciato andare. Di certo con Libeccio che deve entrare in mare non ci vado più o se ci vado faccia in modo di avere una uscita accessibile a meno di 200 metri

L'insuperabile Orribile PierPalmera
Terga Luminose (Muppet minchione e mi è andata bene Team)
Piero Carrera





--
Guido Loleo
++393-9870586
Emanuel Rizzo
2008-02-05 08:42:04 UTC
Permalink
Bè... mi sono trovato diverse volte nel mare grosso a dover fronteggiare un lungo ed impervio ritorno al punto di ingresso... è davvero una brutta esperienza... eppure non credo di essermi trovato mai in condizioni avverse come quelle descritte da Piero e Libero.

Mi dispiace per le vostre brutte esperienze, ma sono davvero felice che si siano risolte per il meglio.

Emanuel Rizzo
Muppet StammeceAccuort! Team
----- Original Message -----
From: Guido Loleo
To: Piero Carrera (ufficio)
Cc: PESCASUB
Sent: Monday, February 04, 2008 3:07 PM
Subject: Re: [pescasub] Per fortuna che sono prudente ....


Oggi è un ennesimo giorno di lutto per noi listaioli ed il mondo degli appassionati di pescasub.
A naso pare che percentualmente siano maggiori i morti tra i pescasub che tra gli alpinisti, categoria che trovo assai affine alla nostra, nonostante gli opposti teatri di esercizio.
Pensiamoci ragazzi. Piero è certamente una persona prudente, e forse non ha rischiato più di tanto, ma ognuno di noi può raccontare di un fatto che "pareva una cazzata" ma che poteva volgere, semplicemente, per facile caso, in una tragedia.
Basta davvero poco, se le condizioni del mare, nell'esempio di Piero, non sono ottimali, è sufficiente un lieve malore, un crampo, un affanno, si perde la calma, ci si affanna e si è immediatamente vicini ad un baratro di cui non voglio dire.
Anche a me è successo, ed io pure ho provato, come credo lui, l'idea di essere a "tre metri" dalla vita, che era lì, sullo scoglio davanti a me, asciutta e sicura, intanto che io cercavo di trovare l'onda che non mi avrebbe gettato malamente sulle rocce. Tre metri, una distanza ridicola eppure tremendamente misurabile, se visti dal mare, fra le onde, stanco ed un po' spaventato. E già hai perduto la lucidità "è una cazzata, ora salgo, è lì", ed invece di farti 800 metri fino ad una spiaggia, ti intestardisci ad uscire da quel punto, dove hai la roba, dal quale non dovrai scarpinare.
A me è andata bene, a Piero anche, ma il confine, della morte più stupida del mondo, è passato vicino anche a noi.
Altri, come l'amico sardo, lo hanno passato quel confine, non per il mare, ma per un tuffo in più.
Pensiamoci, scherziamoci sopra, ma teniamoci dentro questa piccola certezza. Ci vuol poco.
Guidone
Muppet Pensiamoci Team




Il 04/02/08, Piero Carrera (ufficio) <pierocarrera-KGm45+***@public.gmane.org> ha scritto:

44 anni, due figli, da sempre mi considero una persona con la testa sulle spalle (pelose penseranno i maligni) .... quello che ho fatto venerdì pomeriggio dimostra il contrario.

Vi racconto quanto mi è successo perchè possa servire da monito ad altri e soprattutto perchè, ora ci possiamo ridere sopra.

Alle 8 arriva la telefonata del supremo: è agitato e preoccupato; la sera prima gli ho confermato le mie intenzioni e, non si sa per quale motivo, teme che gli prenda il pescione sotto il naso. Di sicuro la sua tensione è alta, visto che mi telefona a sue spese! La conversazione segue questo schema:

Guidone: "Allora stai andando???"

Piero: "No, forse nel pomeriggio, se tiene il mare."

Guidone: "allora hai l'attrezzatura con te?"

Piero: "Per puro caso è nel portabagagli!! (NDR: ghignatina del sottoscritto")

Guidone: "Bastardo!!!!"

Piero: " Va be ti chiamo prima di entrare, così mi benedici!!!!"

Insomma il supremo si è Felettizzato: è diventato un rosica d'altri tempi; ci manca solo che gli cresca il naso ed è a posto!!!

Alle 12 controllo il mare e verifico che il libeccio non è ancora entrato in modo insistente: c'è onda lunga, ma sembra tutto sommato pescabile.

Alle 13 mi presento davanti alla spiaggia, telefonata al supremo con invio di benedizione e velocemente mi preparo per la vestizione. A questo punto la mi prima muppettata: non ho abbastanza acqua e shampo. Ho dimenticato di caricare lo spruzzino, per cui la vestizione equivale ad una depilazione .... a macchia di leopardo .... nei punti più critici aggiungo l'unico liquido presente in macchina ..... quello per lavare i vetri ... immagino che pelle liscia avrò alla sera e soprattutto come mi guarderà mia moglie con tratti di pelle completamente depilati ..

In ogni caso arrivo davanti al bagnasciuga: il mare è lungo e occorre trovare l'onda giusta per entrare, ma l'operazione riesce alla grande e, soprattutto, senza danni. Inizio a pescare e mi accorgo che l'onda muove con decisione i primi 8 metri d'acqua. Alterno aspetti ed agguati muovendomi in direzione ovest_est con sole alle spalle. Tutto sommato l'acqua è pulita e non c'è grande corrente: verifico diverse volte, recuperando il pallone, che non fatico a ritornare sui miei passi, quindi proseguo tranquillo nel mio percorso. C'è tantissima mangianza e sto pescando benino. Tra l'altro non sembro patire per nulla del mal di mare. Forse non tutti ricordano che sono uno dei rari pescatori che patisce il mal di mare: qualche compagno di lista ha vissuto in prima persona la mia trasformazione sotto gli effetti dei marosi, in particolare il Carroni, ancor oggi, ricorda con piacere il giorno in cui mi recuperò attaccato ad una scaletta della diga foranea ..... ma questa è un altra storia.

Il mare, che sembra rimanere stabile, la visibilità buona e il mio stato di tranquillità, mi portano a dire diverse volte: "vado ancora fino a quello scoglio, poi torno indietro". Questa tiritera va avanti fino a che non arrivo dove volevo arrivare, sicuramente distante dal punto di partenza. Qui oggi la concentrazione di pesce è eccezionale, ti immergi in un muro di mangianza e le speranze di incontri sono altissime. Ad un certo punto decido di rientrare, ma poi cocciuto e stupido, decido che non basta, vado ancora avanti di una 20 di metri ed eseguo l'ennesimo aspetto/agguato. Scendo sui 6/7 metri e mi affaccio alla franata che cade sulla sabbia. A questo punto le vedo: due orate con la testa in giù che grunfolano, parzialmente coperte dalla franata stessa. La più piccola è un pesce che passa sicuramente i due chili, la più grande è un pesce impesabile. Razionalizzata la situazione, vengo pervaso dalla tranquillità di una azione di pesce "sicura": non so come spiegarlo, ma ci sono dei momenti in cui hai la certezza di poter concludere nel migliore dei modi, l'azione di pesca. Questo è uno di quelli: ho fiato da vendere, due pescioni a 6 metri da me, un percorso al coperto da percorrere .... Inizio l'avvicinamento e decido che sparerò al pescione anche se è messo di taglio, viste il suo spessore. Quando sono quasi a tiro, il mare viene straziato da un sibilo sinistro e i pesci scattano verso il largo. Incazzato risalgo per vedere l'unico motoscafo in mare quel giorno. Mi passa sparato a meno di 30 metri e riesco a vedere un guidatore che assomiglia al Supremo. Chissà perchè ride!!!

A questo punto, contrariato per l'occasione, davvero splendida, sprecata decido di rientrare. La distanza che devo percorrere non è enorme (circa 1200 metri) quanto basta però per richiedere un po' di tempo. Dopo 5 minuti dall'inizio del rientro, le condizioni ambientali cambiano improvvisamente: è entrato il libeccione, le onde si fanno alte e quel che è peggio è cambiata la corrente: ora ho corrente secca contro e, per non farci mancare nulla, la visibilità si è azzerata.

Guardo davanti e capisco quanta strada devo ancora fare: mi rendo conto che non basterà mezz'ora per rientrare. Arrivano anche i primi tentativi del mio stomaco di togliersi quella maledetta sensazione che devo reprimere. Inizio a preoccuparmi seriamente, penso che sono un coglione a essermi messo in questa situazione, poi capisco che se non riprendo il controllo la cosa può davvero finire male. Provo a capire se posso provare ad avanzare usando il pallone a plancetta come una tavoletta, ma oltre a non muovermi, sto anche peggio, visto che le onde hanno davvero una bella altezza. Mi devo concentrare, pensare che sono davvero allenato, convincere che tutto sommato sono in grado di controllarmi. Come ho resistito senza capovolgermi su un aliscafo che rientrava con mare enorme senza planare da Vulcano, mentre tutti intorno a me vomitavano, chiudendo gli occhi e estraniandomi per mettere piede a terra dopo 3 ore verde come un ramarro e con una gocciolina di sudore che cadeva dalla fronte, così devo mantenere la calma e la concentrazione adesso. Ringrazio il cielo di aver ai piedi le pinne più performanti (ero indeciso se scegliere un modello più morbido), e ogni volta che avanzo mi rinfranco guardando il tratto percorso, senza mai guardare dove devo arrivare, visto che il lungo tratto mi avrebbe sicuramente demoralizzato. Circa a metà del percorso sono colto dai dubbi: sono stanco, i conati sono sempre più miei compagni di viaggio e so che se mi lascio andare, non mi fermo più. Allora penso con piacere a non aver preso il pescione: con lui al seguito avrei perso almeno altri 5 minuti e avrei troppo peso da portare con me. Uso il riflesso del sole nell'acqua per capire la direzione in cui vado: alzare la testa infatti è come prendere un calcio nello stomaco, ma se non controlli dove vai ti ritrovi a muoverti verso il largo. Mentre nuoto, per trovare dei punti di riferimento, uso i fili d'alga (si quelli che di solito ti aiutano a cappottarti) per concentrarmi sulla strada che percorro. Ad un certo punto mi accorgo che non solo non ho freddo, ma sto sudando di brutto!! Ringrazio le mie 3 sedute di piscina alla settimana e continuo a mantenere la massima velocità possibile, stando attento a non superare la mia soglia di resistenza. Finalmente vedo l'angolo della diga e intravedo la spiaggia. Penso: "Sono salvo", e solo quello rischia di farmi crollare: devo mantenere il controllo, ora che sono costretto a guardare fuori gli stimoli dello stomaco sono quasi incontrollabili e continui. Devo comunque allontanarmi dagli scogli per non rischiare di atterrare su un massone. Tra l'altro devo trovare un punto in cui ci sia meno gradino: il mare ha infatti creato una salita di almeno 4 metri, che in alcuni punti risulta ripida e dove le onde davvero mettono in evidenza la loro potenza. Finalmente trovo una zona che sembra essere più "tranquilla" e cerco, sempre nell'ottica di pensare positivo, di portare a galla i miei trascorsi a prendere onde. A questo punto recupero il pallone ci salgo sopra (per quanto possibile), con il braccio destro tengo il fucile e mi avvicino alla riva. La situazione sarebbe quasi comica: un fucone nero, avvinghiato ad un pallone, con in mano un'alabarda che cerca di avvicinarsi alla battigia, ma resta fermo sul posto!!! Non riesco a vincere la corrente e non riesco a muovermi. Devo scendere dal pallone, ricacciare la testa sott'acqua e cercare di avvicinarmi: per farlo devo recuperare le ultime forze di cui sono in possesso. Quando arrivo nel punto in cui posso fare "seggiolino", cavalco la famosa onda .... scoreggia ... in pratica un onda (rispetto alle altre) piccola piccola che mi lascia a metà della discesa, per cui le 4 onde successive mi travolgono. Non so in che modo, ma con un ultimo sforzo riesco a trovarmi quasi in cima alla salita e strisciandomi letteralmente sulle ginocchia, guadagno una zona in cui il mare non arriva. A quel punto la mente perde il controllo e stramazzo sulla sabbia: se ci fosse stata una bella cacca l'avrei presa secca in faccia, ma sarei stato felice lo stesso. Non so quanto tempo rimanga in quella posizione: sono certo che assaporo l'aria e razionalizzo lo scampato pericolo. Faccio la conta dell'attrezzatura e con stupore verifico che c'è tutto. Quando, per togliermi le pinne, vengo assalito dai crampi ad entrambi i polpacci ho la reale sensazione di quanto ci sia andato vicino a farmi del male. Controllo l'orologio e verifico che il viaggio di ritorno è durato ben 47 minuti!!!! Lascio passare ancora 10 minuti e mi rendo conto che il mio fisico è "oltre il limite" arrivo alla macchina e mi metto in viaggio verso casa. Dopo 5 minuti, mentre sono al telefono con Guidone a cui sto raccontando l'accaduto, mi rendo conto che sono in rosso. Lo saluto e gli dico che mi devo fermare a dormire, in caso contrario a casa non ci arrivo. Non ho neppure la forza di arrivare al primo autogrill (era a 7 km), mi fermo pertanto in una piazzola. Provate a pensare cosa sarebbe successo se una pattuglia si fosse fermata trovando un pazzo, con tanto di muta che dorme in macchina. Vengo svegliato da Guidone, giusto dopo un quarto d'ora (a me è sembrato un intervallo di 5 secondi). Lo fanculeggio per avermi sottratto i due minuti rispetto a quando avevo puntato la sveglia. Mi rendo conto che sono nelle condizioni di andare a casa e riprendo il viaggio. Inutile dire che quando sono sotto la doccia, tutto lo stress e la stanchezza bussano di nuovo alla mia porta: il risultato è uno sbrego di almeno 50 cm sulla giacca della muta.

Scrivo tutto questo perchè davvero me la sono vista brutta: nella criticità ho avuto però la fortuna di riuscire a mantenere il controllo della mia testa. Non so cosa sarebbe successo se mi fossi lasciato andare. Di certo con Libeccio che deve entrare in mare non ci vado più o se ci vado faccia in modo di avere una uscita accessibile a meno di 200 metri

L'insuperabile Orribile PierPalmera
Terga Luminose (Muppet minchione e mi è andata bene Team)
Piero Carrera





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Guido Loleo
++393-9870586
saragone-06ZeP6ie+
2008-02-04 14:54:34 UTC
Permalink
Oltre ai doverosi complimenti alla Piera (mi sarebbero mancate le tue
cazzate ed i tuoi peli ;o)) ), per l'acidità di stomaco (che a mio personale
parere è stimlata anche dalle apnee e dalla conseguente acidosi) può essere
utile un Maalox ingerito all'inizio della pescata.
Saragone

--------- Original Message --------
Da: Libero <attileddu-KGm45+***@public.gmane.org>
To: pescasub-***@public.gmane.org <pescasub-***@public.gmane.org>, branzinator
<ditomikisub-gH+WsCr1+***@public.gmane.org>
Oggetto: Re: [pescasub] Per fortuna che sono prudente ....
Data: 04/02/08 14:31
Post by Libero
O si, consigli utili come l'oro i tuoi. A parte i
fissa pinne che sostituisco con delle calze di spugna sopra i calzari, ed
il
Post by Libero
problema del mal di mare, adotto le tue stesse precauzioni.
Piuttosto con mare formato soffro di acidità di
stomaco...
Libero
 
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http://it.docs.yahoo.com/info/utos.html
Giancarlo Alabiso
2008-02-04 15:14:36 UTC
Permalink
Piero,
la lista aerve anche a questo, raccontare come ci siamo andati vicino e abbiamo avuto fortuna. Trasmettere anche agli altri che ci vuole prudenza e che anche chi è esperto e va in acqua da tanto tempo può commettere delle impudenze. Mi dispiac che ti sia successo, ma sono felice che la hai potuta raccontare.
Giancarlo (Er Murena) Apnea Team Roma

----- Original Message -----
From: Piero Carrera (ufficio)
To: PESCASUB
Sent: Monday, February 04, 2008 12:01 PM
Subject: [pescasub] Per fortuna che sono prudente ....



44 anni, due figli, da sempre mi considero una persona con la testa sulle spalle (pelose penseranno i maligni) .... quello che ho fatto venerdì pomeriggio dimostra il contrario.

Vi racconto quanto mi è successo perchè possa servire da monito ad altri e soprattutto perchè, ora ci possiamo ridere sopra.

Alle 8 arriva la telefonata del supremo: è agitato e preoccupato; la sera prima gli ho confermato le mie intenzioni e, non si sa per quale motivo, teme che gli prenda il pescione sotto il naso. Di sicuro la sua tensione è alta, visto che mi telefona a sue spese! La conversazione segue questo schema:

Guidone: "Allora stai andando???"

Piero: "No, forse nel pomeriggio, se tiene il mare."

Guidone: "allora hai l'attrezzatura con te?"

Piero: "Per puro caso è nel portabagagli!! (NDR: ghignatina del sottoscritto")

Guidone: "Bastardo!!!!"

Piero: " Va be ti chiamo prima di entrare, così mi benedici!!!!"

Insomma il supremo si è Felettizzato: è diventato un rosica d'altri tempi; ci manca solo che gli cresca il naso ed è a posto!!!

Alle 12 controllo il mare e verifico che il libeccio non è ancora entrato in modo insistente: c'è onda lunga, ma sembra tutto sommato pescabile.

Alle 13 mi presento davanti alla spiaggia, telefonata al supremo con invio di benedizione e velocemente mi preparo per la vestizione. A questo punto la mi prima muppettata: non ho abbastanza acqua e shampo. Ho dimenticato di caricare lo spruzzino, per cui la vestizione equivale ad una depilazione .... a macchia di leopardo .... nei punti più critici aggiungo l'unico liquido presente in macchina ..... quello per lavare i vetri ... immagino che pelle liscia avrò alla sera e soprattutto come mi guarderà mia moglie con tratti di pelle completamente depilati ..

In ogni caso arrivo davanti al bagnasciuga: il mare è lungo e occorre trovare l'onda giusta per entrare, ma l'operazione riesce alla grande e, soprattutto, senza danni. Inizio a pescare e mi accorgo che l'onda muove con decisione i primi 8 metri d'acqua. Alterno aspetti ed agguati muovendomi in direzione ovest_est con sole alle spalle. Tutto sommato l'acqua è pulita e non c'è grande corrente: verifico diverse volte, recuperando il pallone, che non fatico a ritornare sui miei passi, quindi proseguo tranquillo nel mio percorso. C'è tantissima mangianza e sto pescando benino. Tra l'altro non sembro patire per nulla del mal di mare. Forse non tutti ricordano che sono uno dei rari pescatori che patisce il mal di mare: qualche compagno di lista ha vissuto in prima persona la mia trasformazione sotto gli effetti dei marosi, in particolare il Carroni, ancor oggi, ricorda con piacere il giorno in cui mi recuperò attaccato ad una scaletta della diga foranea ..... ma questa è un altra storia.

Il mare, che sembra rimanere stabile, la visibilità buona e il mio stato di tranquillità, mi portano a dire diverse volte: "vado ancora fino a quello scoglio, poi torno indietro". Questa tiritera va avanti fino a che non arrivo dove volevo arrivare, sicuramente distante dal punto di partenza. Qui oggi la concentrazione di pesce è eccezionale, ti immergi in un muro di mangianza e le speranze di incontri sono altissime. Ad un certo punto decido di rientrare, ma poi cocciuto e stupido, decido che non basta, vado ancora avanti di una 20 di metri ed eseguo l'ennesimo aspetto/agguato. Scendo sui 6/7 metri e mi affaccio alla franata che cade sulla sabbia. A questo punto le vedo: due orate con la testa in giù che grunfolano, parzialmente coperte dalla franata stessa. La più piccola è un pesce che passa sicuramente i due chili, la più grande è un pesce impesabile. Razionalizzata la situazione, vengo pervaso dalla tranquillità di una azione di pesce "sicura": non so come spiegarlo, ma ci sono dei momenti in cui hai la certezza di poter concludere nel migliore dei modi, l'azione di pesca. Questo è uno di quelli: ho fiato da vendere, due pescioni a 6 metri da me, un percorso al coperto da percorrere .... Inizio l'avvicinamento e decido che sparerò al pescione anche se è messo di taglio, viste il suo spessore. Quando sono quasi a tiro, il mare viene straziato da un sibilo sinistro e i pesci scattano verso il largo. Incazzato risalgo per vedere l'unico motoscafo in mare quel giorno. Mi passa sparato a meno di 30 metri e riesco a vedere un guidatore che assomiglia al Supremo. Chissà perchè ride!!!

A questo punto, contrariato per l'occasione, davvero splendida, sprecata decido di rientrare. La distanza che devo percorrere non è enorme (circa 1200 metri) quanto basta però per richiedere un po' di tempo. Dopo 5 minuti dall'inizio del rientro, le condizioni ambientali cambiano improvvisamente: è entrato il libeccione, le onde si fanno alte e quel che è peggio è cambiata la corrente: ora ho corrente secca contro e, per non farci mancare nulla, la visibilità si è azzerata.

Guardo davanti e capisco quanta strada devo ancora fare: mi rendo conto che non basterà mezz'ora per rientrare. Arrivano anche i primi tentativi del mio stomaco di togliersi quella maledetta sensazione che devo reprimere. Inizio a preoccuparmi seriamente, penso che sono un coglione a essermi messo in questa situazione, poi capisco che se non riprendo il controllo la cosa può davvero finire male. Provo a capire se posso provare ad avanzare usando il pallone a plancetta come una tavoletta, ma oltre a non muovermi, sto anche peggio, visto che le onde hanno davvero una bella altezza. Mi devo concentrare, pensare che sono davvero allenato, convincere che tutto sommato sono in grado di controllarmi. Come ho resistito senza capovolgermi su un aliscafo che rientrava con mare enorme senza planare da Vulcano, mentre tutti intorno a me vomitavano, chiudendo gli occhi e estraniandomi per mettere piede a terra dopo 3 ore verde come un ramarro e con una gocciolina di sudore che cadeva dalla fronte, così devo mantenere la calma e la concentrazione adesso. Ringrazio il cielo di aver ai piedi le pinne più performanti (ero indeciso se scegliere un modello più morbido), e ogni volta che avanzo mi rinfranco guardando il tratto percorso, senza mai guardare dove devo arrivare, visto che il lungo tratto mi avrebbe sicuramente demoralizzato. Circa a metà del percorso sono colto dai dubbi: sono stanco, i conati sono sempre più miei compagni di viaggio e so che se mi lascio andare, non mi fermo più. Allora penso con piacere a non aver preso il pescione: con lui al seguito avrei perso almeno altri 5 minuti e avrei troppo peso da portare con me. Uso il riflesso del sole nell'acqua per capire la direzione in cui vado: alzare la testa infatti è come prendere un calcio nello stomaco, ma se non controlli dove vai ti ritrovi a muoverti verso il largo. Mentre nuoto, per trovare dei punti di riferimento, uso i fili d'alga (si quelli che di solito ti aiutano a cappottarti) per concentrarmi sulla strada che percorro. Ad un certo punto mi accorgo che non solo non ho freddo, ma sto sudando di brutto!! Ringrazio le mie 3 sedute di piscina alla settimana e continuo a mantenere la massima velocità possibile, stando attento a non superare la mia soglia di resistenza. Finalmente vedo l'angolo della diga e intravedo la spiaggia. Penso: "Sono salvo", e solo quello rischia di farmi crollare: devo mantenere il controllo, ora che sono costretto a guardare fuori gli stimoli dello stomaco sono quasi incontrollabili e continui. Devo comunque allontanarmi dagli scogli per non rischiare di atterrare su un massone. Tra l'altro devo trovare un punto in cui ci sia meno gradino: il mare ha infatti creato una salita di almeno 4 metri, che in alcuni punti risulta ripida e dove le onde davvero mettono in evidenza la loro potenza. Finalmente trovo una zona che sembra essere più "tranquilla" e cerco, sempre nell'ottica di pensare positivo, di portare a galla i miei trascorsi a prendere onde. A questo punto recupero il pallone ci salgo sopra (per quanto possibile), con il braccio destro tengo il fucile e mi avvicino alla riva. La situazione sarebbe quasi comica: un fucone nero, avvinghiato ad un pallone, con in mano un'alabarda che cerca di avvicinarsi alla battigia, ma resta fermo sul posto!!! Non riesco a vincere la corrente e non riesco a muovermi. Devo scendere dal pallone, ricacciare la testa sott'acqua e cercare di avvicinarmi: per farlo devo recuperare le ultime forze di cui sono in possesso. Quando arrivo nel punto in cui posso fare "seggiolino", cavalco la famosa onda .... scoreggia ... in pratica un onda (rispetto alle altre) piccola piccola che mi lascia a metà della discesa, per cui le 4 onde successive mi travolgono. Non so in che modo, ma con un ultimo sforzo riesco a trovarmi quasi in cima alla salita e strisciandomi letteralmente sulle ginocchia, guadagno una zona in cui il mare non arriva. A quel punto la mente perde il controllo e stramazzo sulla sabbia: se ci fosse stata una bella cacca l'avrei presa secca in faccia, ma sarei stato felice lo stesso. Non so quanto tempo rimanga in quella posizione: sono certo che assaporo l'aria e razionalizzo lo scampato pericolo. Faccio la conta dell'attrezzatura e con stupore verifico che c'è tutto. Quando, per togliermi le pinne, vengo assalito dai crampi ad entrambi i polpacci ho la reale sensazione di quanto ci sia andato vicino a farmi del male. Controllo l'orologio e verifico che il viaggio di ritorno è durato ben 47 minuti!!!! Lascio passare ancora 10 minuti e mi rendo conto che il mio fisico è "oltre il limite" arrivo alla macchina e mi metto in viaggio verso casa. Dopo 5 minuti, mentre sono al telefono con Guidone a cui sto raccontando l'accaduto, mi rendo conto che sono in rosso. Lo saluto e gli dico che mi devo fermare a dormire, in caso contrario a casa non ci arrivo. Non ho neppure la forza di arrivare al primo autogrill (era a 7 km), mi fermo pertanto in una piazzola. Provate a pensare cosa sarebbe successo se una pattuglia si fosse fermata trovando un pazzo, con tanto di muta che dorme in macchina. Vengo svegliato da Guidone, giusto dopo un quarto d'ora (a me è sembrato un intervallo di 5 secondi). Lo fanculeggio per avermi sottratto i due minuti rispetto a quando avevo puntato la sveglia. Mi rendo conto che sono nelle condizioni di andare a casa e riprendo il viaggio. Inutile dire che quando sono sotto la doccia, tutto lo stress e la stanchezza bussano di nuovo alla mia porta: il risultato è uno sbrego di almeno 50 cm sulla giacca della muta.

Scrivo tutto questo perchè davvero me la sono vista brutta: nella criticità ho avuto però la fortuna di riuscire a mantenere il controllo della mia testa. Non so cosa sarebbe successo se mi fossi lasciato andare. Di certo con Libeccio che deve entrare in mare non ci vado più o se ci vado faccia in modo di avere una uscita accessibile a meno di 200 metri

L'insuperabile Orribile PierPalmera
Terga Luminose (Muppet minchione e mi è andata bene Team)
Piero Carrera
Pappada' Lucio
2008-02-04 17:28:51 UTC
Permalink
Mi sfantasmizzo per manifestare la gioia di averti ancora con noi.



Ciò non toglie che ti lancio, virtualmente, una tirata di orecchie.

Quello che hai, con dovizia di particolari, raccontato non ti annovera tra i saggi di questa lista.

Di contro, l'aver metabolizzato la brutta ora collocando l'accaduto nel file de "non lo faccio più", ti re-insigne della responsabilità che la tua età ed esperienza meritano. Oltre a tua moglie e figli.



Riporto di seguito alcune mie considerazioni sul tuo scritto e non per polemizzare, ma per enfatizzar quanto già saggiamente hai voluto dividere con la lista affinché ALTRI facciano tesoro della tua brutta esperienza.



Punto 1

Uscire, a pinne, senza le previsioni meteo ben chiare è un azzardo. Sottovalutare poi venti, come il libeccio, che possono essere disastrosi sul versante scelto, fa crescere il rischio di trovarsi in situazione di rischio.

Oggi che puoi accedere a previsioni meteo illustrate di 3 ore in 3 ore, ti consente di prevedere con certezza quello che accadrà mentre sei in mare e nel tempo prestabilito. Non averlo fatto è stato un vero azzardo. L pescata va pianificata soprattutto in considerazione delle condizioni meteomarine.



Punto 2

Entrare in acqua mossa con l'handicap del mar di mare, che ben hai descritto e che fortunatamente hai gestito, il secondo azzardo "non calcolato" che poteva trasformarsi in tragedia. Cosa sarebbe successo che ti mettevi a vomitare ? Io sono allergico ad alcuna frutta (shock anafilattico in 20 min dal contatto con l'allergene) e quando non ho l'adrenalina o sono in volo, ad esempio, EVITO di mangiare frutta qualunque essa sia.

Aver sottovalutato il tuo handicap in funzione del mare è stato un altro grossissimo azzardo.

Io, nel dubbio, non sarei entrato in acqua.



Punto3

Hai fatto affidamento sulle tue condizioni fisiche.

Ottimo risultato psicologico. Penso che ti abbia salvato la vita. Ma sei quasi collassato sia in spiaggia, sia al volante.

L'aver fatto affidamento sul tuo "allenamento" ti ha spinto ad uscire in condizioni di mare non buone ed ad allungarti alla punta più in là. Un altro azzardo.

La forma fisica alla ns età (vado per i 46) ci consente di affrontare in sicurezza le condizioni "normali" di pesca. Non di osare tragitti e profondità a cui, soprattutto in presenza di handicap fisici/psicologici, NON siamo abituati.

Quanta gente ha sincopato perché in piscina faceva i 5 min di statica o i 100 mt di dinamica??

Quanta gente non è riemersa da tuffi fondi perché pensava che la corsa o il body building 3 volte a settimana li collocava tra gli IRONMEN di turno ???



Punto4

Eri da solo. E questo lo scrivo più per me che non per te.

Quanto ai punti 1,2,3 poteva essere mitigato dalla presenza di un compagno, possibilmente più esperto e senza handicap, che ti avrebbe aiutato sia fisicamente che psicologicamente. Essere soli in mare deve RADDOPPIARE le precauzioni, soprattutto quando sappiamo di non avere tutte le variabili dell'uscita sotto controllo.

Quantomeno la presenza di un secondo serve a dare l'allarme.



Punto5

Scendere in mare dove non si può risalire. Qui non voglio girare il coltello nella ferita.



Vabbè, Piero sei vivo e sono felicissimo.

Ti faccio le mie congratulazioni per la calma che hai saputo ritrovare e per la forza che hai dimostrato nel portare a casa la pelle.



Mi resta enigmatico come hai potuto sottovalutare ben 5 punti fermi nella pianificazione di una pescata ... Un pesce non vale sicuramente la vita, ma nemmeno una brutta esperienza come quella che ci hai drammaticamente raccontato.



E' vero che quando giunge il momento non c'è niente da fare. Ma cerchiamo, con comportamenti consapevoli, di allontanarlo questo momento. Certe volte, invece, sembra proprio che ce lo stiamo andando a cercare, quasi a chiedergli un appuntamento.



E questo non è giusto per chi ci aspetta a casa ! Non per chi la vita ce la dona ogni giorno.



Be well



Lucio

GattoLibero

Na/Rm









Da: pescasub-***@public.gmane.org [mailto:pescasub-***@public.gmane.org] Per conto di Piero Carrera (ufficio)
Inviato: lunedì 4 febbraio 2008 12.01
A: PESCASUB
Oggetto: [pescasub] Per fortuna che sono prudente ....



44 anni, due figli, da sempre mi considero una persona con la testa sulle spalle (pelose penseranno i maligni) .... quello che ho fatto venerdì pomeriggio dimostra il contrario.

Vi racconto quanto mi è successo perchè possa servire da monito ad altri e soprattutto perchè, ora ci possiamo ridere sopra.

Alle 8 arriva la telefonata del supremo: è agitato e preoccupato; la sera prima gli ho confermato le mie intenzioni e, non si sa per quale motivo, teme che gli prenda il pescione sotto il naso. Di sicuro la sua tensione è alta, visto che mi telefona a sue spese! La conversazione segue questo schema:

Guidone: "Allora stai andando???"

Piero: "No, forse nel pomeriggio, se tiene il mare."

Guidone: "allora hai l'attrezzatura con te?"

Piero: "Per puro caso è nel portabagagli!! (NDR: ghignatina del sottoscritto")

Guidone: "Bastardo!!!!"

Piero: " Va be ti chiamo prima di entrare, così mi benedici!!!!"

Insomma il supremo si è Felettizzato: è diventato un rosica d'altri tempi; ci manca solo che gli cresca il naso ed è a posto!!!

Alle 12 controllo il mare e verifico che il libeccio non è ancora entrato in modo insistente: c'è onda lunga, ma sembra tutto sommato pescabile.

Alle 13 mi presento davanti alla spiaggia, telefonata al supremo con invio di benedizione e velocemente mi preparo per la vestizione. A questo punto la mi prima muppettata: non ho abbastanza acqua e shampo. Ho dimenticato di caricare lo spruzzino, per cui la vestizione equivale ad una depilazione .... a macchia di leopardo .... nei punti più critici aggiungo l'unico liquido presente in macchina ..... quello per lavare i vetri ... immagino che pelle liscia avrò alla sera e soprattutto come mi guarderà mia moglie con tratti di pelle completamente depilati ..

In ogni caso arrivo davanti al bagnasciuga: il mare è lungo e occorre trovare l'onda giusta per entrare, ma l'operazione riesce alla grande e, soprattutto, senza danni. Inizio a pescare e mi accorgo che l'onda muove con decisione i primi 8 metri d'acqua. Alterno aspetti ed agguati muovendomi in direzione ovest_est con sole alle spalle. Tutto sommato l'acqua è pulita e non c'è grande corrente: verifico diverse volte, recuperando il pallone, che non fatico a ritornare sui miei passi, quindi proseguo tranquillo nel mio percorso. C'è tantissima mangianza e sto pescando benino. Tra l'altro non sembro patire per nulla del mal di mare. Forse non tutti ricordano che sono uno dei rari pescatori che patisce il mal di mare: qualche compagno di lista ha vissuto in prima persona la mia trasformazione sotto gli effetti dei marosi, in particolare il Carroni, ancor oggi, ricorda con piacere il giorno in cui mi recuperò attaccato ad una scaletta della diga foranea ..... ma questa è un altra storia.

Il mare, che sembra rimanere stabile, la visibilità buona e il mio stato di tranquillità, mi portano a dire diverse volte: "vado ancora fino a quello scoglio, poi torno indietro". Questa tiritera va avanti fino a che non arrivo dove volevo arrivare, sicuramente distante dal punto di partenza. Qui oggi la concentrazione di pesce è eccezionale, ti immergi in un muro di mangianza e le speranze di incontri sono altissime. Ad un certo punto decido di rientrare, ma poi cocciuto e stupido, decido che non basta, vado ancora avanti di una 20 di metri ed eseguo l'ennesimo aspetto/agguato. Scendo sui 6/7 metri e mi affaccio alla franata che cade sulla sabbia. A questo punto le vedo: due orate con la testa in giù che grunfolano, parzialmente coperte dalla franata stessa. La più piccola è un pesce che passa sicuramente i due chili, la più grande è un pesce impesabile. Razionalizzata la situazione, vengo pervaso dalla tranquillità di una azione di pesce "sicura": non so come spiegarlo, ma ci sono dei momenti in cui hai la certezza di poter concludere nel migliore dei modi, l'azione di pesca. Questo è uno di quelli: ho fiato da vendere, due pescioni a 6 metri da me, un percorso al coperto da percorrere .... Inizio l'avvicinamento e decido che sparerò al pescione anche se è messo di taglio, viste il suo spessore. Quando sono quasi a tiro, il mare viene straziato da un sibilo sinistro e i pesci scattano verso il largo. Incazzato risalgo per vedere l'unico motoscafo in mare quel giorno. Mi passa sparato a meno di 30 metri e riesco a vedere un guidatore che assomiglia al Supremo. Chissà perchè ride!!!

A questo punto, contrariato per l'occasione, davvero splendida, sprecata decido di rientrare. La distanza che devo percorrere non è enorme (circa 1200 metri) quanto basta però per richiedere un po' di tempo. Dopo 5 minuti dall'inizio del rientro, le condizioni ambientali cambiano improvvisamente: è entrato il libeccione, le onde si fanno alte e quel che è peggio è cambiata la corrente: ora ho corrente secca contro e, per non farci mancare nulla, la visibilità si è azzerata.

Guardo davanti e capisco quanta strada devo ancora fare: mi rendo conto che non basterà mezz'ora per rientrare. Arrivano anche i primi tentativi del mio stomaco di togliersi quella maledetta sensazione che devo reprimere. Inizio a preoccuparmi seriamente, penso che sono un coglione a essermi messo in questa situazione, poi capisco che se non riprendo il controllo la cosa può davvero finire male. Provo a capire se posso provare ad avanzare usando il pallone a plancetta come una tavoletta, ma oltre a non muovermi, sto anche peggio, visto che le onde hanno davvero una bella altezza. Mi devo concentrare, pensare che sono davvero allenato, convincere che tutto sommato sono in grado di controllarmi. Come ho resistito senza capovolgermi su un aliscafo che rientrava con mare enorme senza planare da Vulcano, mentre tutti intorno a me vomitavano, chiudendo gli occhi e estraniandomi per mettere piede a terra dopo 3 ore verde come un ramarro e con una gocciolina di sudore che cadeva dalla fronte, così devo mantenere la calma e la concentrazione adesso. Ringrazio il cielo di aver ai piedi le pinne più performanti (ero indeciso se scegliere un modello più morbido), e ogni volta che avanzo mi rinfranco guardando il tratto percorso, senza mai guardare dove devo arrivare, visto che il lungo tratto mi avrebbe sicuramente demoralizzato. Circa a metà del percorso sono colto dai dubbi: sono stanco, i conati sono sempre più miei compagni di viaggio e so che se mi lascio andare, non mi fermo più. Allora penso con piacere a non aver preso il pescione: con lui al seguito avrei perso almeno altri 5 minuti e avrei troppo peso da portare con me. Uso il riflesso del sole nell'acqua per capire la direzione in cui vado: alzare la testa infatti è come prendere un calcio nello stomaco, ma se non controlli dove vai ti ritrovi a muoverti verso il largo. Mentre nuoto, per trovare dei punti di riferimento, uso i fili d'alga (si quelli che di solito ti aiutano a cappottarti) per concentrarmi sulla strada che percorro. Ad un certo punto mi accorgo che non solo non ho freddo, ma sto sudando di brutto!! Ringrazio le mie 3 sedute di piscina alla settimana e continuo a mantenere la massima velocità possibile, stando attento a non superare la mia soglia di resistenza. Finalmente vedo l'angolo della diga e intravedo la spiaggia. Penso: "Sono salvo", e solo quello rischia di farmi crollare: devo mantenere il controllo, ora che sono costretto a guardare fuori gli stimoli dello stomaco sono quasi incontrollabili e continui. Devo comunque allontanarmi dagli scogli per non rischiare di atterrare su un massone. Tra l'altro devo trovare un punto in cui ci sia meno gradino: il mare ha infatti creato una salita di almeno 4 metri, che in alcuni punti risulta ripida e dove le onde davvero mettono in evidenza la loro potenza. Finalmente trovo una zona che sembra essere più "tranquilla" e cerco, sempre nell'ottica di pensare positivo, di portare a galla i miei trascorsi a prendere onde. A questo punto recupero il pallone ci salgo sopra (per quanto possibile), con il braccio destro tengo il fucile e mi avvicino alla riva. La situazione sarebbe quasi comica: un fucone nero, avvinghiato ad un pallone, con in mano un'alabarda che cerca di avvicinarsi alla battigia, ma resta fermo sul posto!!! Non riesco a vincere la corrente e non riesco a muovermi. Devo scendere dal pallone, ricacciare la testa sott'acqua e cercare di avvicinarmi: per farlo devo recuperare le ultime forze di cui sono in possesso. Quando arrivo nel punto in cui posso fare "seggiolino", cavalco la famosa onda .... scoreggia ... in pratica un onda (rispetto alle altre) piccola piccola che mi lascia a metà della discesa, per cui le 4 onde successive mi travolgono. Non so in che modo, ma con un ultimo sforzo riesco a trovarmi quasi in cima alla salita e strisciandomi letteralmente sulle ginocchia, guadagno una zona in cui il mare non arriva. A quel punto la mente perde il controllo e stramazzo sulla sabbia: se ci fosse stata una bella cacca l'avrei presa secca in faccia, ma sarei stato felice lo stesso. Non so quanto tempo rimanga in quella posizione: sono certo che assaporo l'aria e razionalizzo lo scampato pericolo. Faccio la conta dell'attrezzatura e con stupore verifico che c'è tutto. Quando, per togliermi le pinne, vengo assalito dai crampi ad entrambi i polpacci ho la reale sensazione di quanto ci sia andato vicino a farmi del male. Controllo l'orologio e verifico che il viaggio di ritorno è durato ben 47 minuti!!!! Lascio passare ancora 10 minuti e mi rendo conto che il mio fisico è "oltre il limite" arrivo alla macchina e mi metto in viaggio verso casa. Dopo 5 minuti, mentre sono al telefono con Guidone a cui sto raccontando l'accaduto, mi rendo conto che sono in rosso. Lo saluto e gli dico che mi devo fermare a dormire, in caso contrario a casa non ci arrivo. Non ho neppure la forza di arrivare al primo autogrill (era a 7 km), mi fermo pertanto in una piazzola. Provate a pensare cosa sarebbe successo se una pattuglia si fosse fermata trovando un pazzo, con tanto di muta che dorme in macchina. Vengo svegliato da Guidone, giusto dopo un quarto d'ora (a me è sembrato un intervallo di 5 secondi). Lo fanculeggio per avermi sottratto i due minuti rispetto a quando avevo puntato la sveglia. Mi rendo conto che sono nelle condizioni di andare a casa e riprendo il viaggio. Inutile dire che quando sono sotto la doccia, tutto lo stress e la stanchezza bussano di nuovo alla mia porta: il risultato è uno sbrego di almeno 50 cm sulla giacca della muta.

Scrivo tutto questo perchè davvero me la sono vista brutta: nella criticità ho avuto però la fortuna di riuscire a mantenere il controllo della mia testa. Non so cosa sarebbe successo se mi fossi lasciato andare. Di certo con Libeccio che deve entrare in mare non ci vado più o se ci vado faccia in modo di avere una uscita accessibile a meno di 200 metri

L'insuperabile Orribile PierPalmera
Terga Luminose (Muppet minchione e mi è andata bene Team)
Piero Carrera





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Piero Carrera (ufficio)
2008-02-05 11:38:29 UTC
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Ti ringrazio per aver messo in evidenza gli errori commessi. Ho raccontato la cosa proprio nell'intento che il mio racconto serva come promemoria per tutti.



Solo alcune piccole precisazioni:



Punto 1: ero al corrente delle previsioni, che davano si il Libeccio entrante, ma non certo una cosa impossibile. Tanto per darti una idea il libeccio era previsto solo per poche ore (nel tardo pomeriggio e in calo alla sera) tanto che alle 12 il mare aveva un minimo di onda lunga, ma era davvero tranquillo. Anche durante la pescata il mare era rimasto gestibile (se no sarei uscito davvero prima). Quello che mi ha davvero fregato è stato il cambio improvviso della corrente e l'annullamento della visibilità. Credo che non sia una cosa di ironman pensare di percorrere 2,5 km tra andata e ritorno in circa 3 ore. Non sono certo uno che si affida alla sua forma fisica per andare in mare: se così fosse pescherei regolarmente oltre i 20 metri, cosa che di fatto rappresenta per me una eccezione. Anche i miei tempi di apnea testimoniano come stia lontano da quelli che possono essere i miei limiti: non credo di aver mai fatto una apnea più lunga di 1.50 secondi e, quando è successo, ero sempre con un compagno di pesca sulla mia verticale. Anche quando mi capita di pescare fondo (per me oltre i 15 metri) ho sempre sulla testa un compagno fidato (Angelozzi, Cuccurullo, Libero, Romano tanto per fare 4 nomi noti) altrimenti rinuncio.



Punto 4: purtroppo, come anche tu testimoni, non sempre è possibile uscire in compagnia. Io ci provo tutte le volte che posso, ma essendo relegate le mie uscite a albe e pomeriggi infrasettimanali e difficile far coincidere orari ed esigenze. Poi devi avere un amico con cui dividi la pescata, in caso contrario è meglio essere soli.



Punto 5: sono uscito esattamente da dove sono entrato. Uno spiaggione si sabbia e piccolissimi ciottoli, il luogo migliore per ammarare. Non mi sono quindi calato in acqua in un posto dove sapevo di non poter uscire in caso di aumento del mare. Avrei dovuto semplicemente e sicuramente più intelligentemente girare prima sui miei passi per non trovarmi in difficoltà.



Sono comunque contento che a te non sia mai successo di trovarti in difficoltà in mare, per gli errori che ho fatto io.



L'insuperabile Orribile PierPalmera
Terga Luminose (Muppet principiante Team)
Piero Carrera
gabriele lepri (amici)
2008-02-04 18:28:45 UTC
Permalink
ecco a cosa serve la lista, non solo per il cazzeggio, ma anche per condividere esperienze, positive e negative, affinchè tutti possano farne tesoro ed evitare di trovarsi in situazioni "spiacevoli" come la tua, è bello parlare di come si è catturato un pesce o di come si è preparato un fucile, pensare che potremmo fare lo stesso seguendo i consigli.
penso che dovremmo fare tesoro però anche e soprattutto di queste esperienze per non trovarsi in situazioni di pericolo.
da parte mia grazie per aver condiviso con tutti quel momento.
anche io soffro il mal di mare, mi era capitata una cosa simile una volta ma per fortuna ero ormai quasi a terra, altre volte per fortuna c'era un gommone in appoggio dal quale ho dato libero sfogo a tutta la mia frustrazione :-))
ciao
gabriele
como


----- Original Message -----
From: Piero Carrera (ufficio)
To: PESCASUB
Sent: Monday, February 04, 2008 12:01 PM
Subject: [pescasub] Per fortuna che sono prudente ....



44 anni, due figli, da sempre mi considero una persona con la testa sulle spalle (pelose penseranno i maligni) .... quello che ho fatto venerdì pomeriggio dimostra il contrario.

Vi racconto quanto mi è successo perchè possa servire da monito ad altri e soprattutto perchè, ora ci possiamo ridere sopra.

Alle 8 arriva la telefonata del supremo: è agitato e preoccupato; la sera prima gli ho confermato le mie intenzioni e, non si sa per quale motivo, teme che gli prenda il pescione sotto il naso. Di sicuro la sua tensione è alta, visto che mi telefona a sue spese! La conversazione segue questo schema:

Guidone: "Allora stai andando???"

Piero: "No, forse nel pomeriggio, se tiene il mare."

Guidone: "allora hai l'attrezzatura con te?"

Piero: "Per puro caso è nel portabagagli!! (NDR: ghignatina del sottoscritto")

Guidone: "Bastardo!!!!"

Piero: " Va be ti chiamo prima di entrare, così mi benedici!!!!"

Insomma il supremo si è Felettizzato: è diventato un rosica d'altri tempi; ci manca solo che gli cresca il naso ed è a posto!!!

Alle 12 controllo il mare e verifico che il libeccio non è ancora entrato in modo insistente: c'è onda lunga, ma sembra tutto sommato pescabile.

Alle 13 mi presento davanti alla spiaggia, telefonata al supremo con invio di benedizione e velocemente mi preparo per la vestizione. A questo punto la mi prima muppettata: non ho abbastanza acqua e shampo. Ho dimenticato di caricare lo spruzzino, per cui la vestizione equivale ad una depilazione .... a macchia di leopardo .... nei punti più critici aggiungo l'unico liquido presente in macchina ..... quello per lavare i vetri ... immagino che pelle liscia avrò alla sera e soprattutto come mi guarderà mia moglie con tratti di pelle completamente depilati ..

In ogni caso arrivo davanti al bagnasciuga: il mare è lungo e occorre trovare l'onda giusta per entrare, ma l'operazione riesce alla grande e, soprattutto, senza danni. Inizio a pescare e mi accorgo che l'onda muove con decisione i primi 8 metri d'acqua. Alterno aspetti ed agguati muovendomi in direzione ovest_est con sole alle spalle. Tutto sommato l'acqua è pulita e non c'è grande corrente: verifico diverse volte, recuperando il pallone, che non fatico a ritornare sui miei passi, quindi proseguo tranquillo nel mio percorso. C'è tantissima mangianza e sto pescando benino. Tra l'altro non sembro patire per nulla del mal di mare. Forse non tutti ricordano che sono uno dei rari pescatori che patisce il mal di mare: qualche compagno di lista ha vissuto in prima persona la mia trasformazione sotto gli effetti dei marosi, in particolare il Carroni, ancor oggi, ricorda con piacere il giorno in cui mi recuperò attaccato ad una scaletta della diga foranea ..... ma questa è un altra storia.

Il mare, che sembra rimanere stabile, la visibilità buona e il mio stato di tranquillità, mi portano a dire diverse volte: "vado ancora fino a quello scoglio, poi torno indietro". Questa tiritera va avanti fino a che non arrivo dove volevo arrivare, sicuramente distante dal punto di partenza. Qui oggi la concentrazione di pesce è eccezionale, ti immergi in un muro di mangianza e le speranze di incontri sono altissime. Ad un certo punto decido di rientrare, ma poi cocciuto e stupido, decido che non basta, vado ancora avanti di una 20 di metri ed eseguo l'ennesimo aspetto/agguato. Scendo sui 6/7 metri e mi affaccio alla franata che cade sulla sabbia. A questo punto le vedo: due orate con la testa in giù che grunfolano, parzialmente coperte dalla franata stessa. La più piccola è un pesce che passa sicuramente i due chili, la più grande è un pesce impesabile. Razionalizzata la situazione, vengo pervaso dalla tranquillità di una azione di pesce "sicura": non so come spiegarlo, ma ci sono dei momenti in cui hai la certezza di poter concludere nel migliore dei modi, l'azione di pesca. Questo è uno di quelli: ho fiato da vendere, due pescioni a 6 metri da me, un percorso al coperto da percorrere .... Inizio l'avvicinamento e decido che sparerò al pescione anche se è messo di taglio, viste il suo spessore. Quando sono quasi a tiro, il mare viene straziato da un sibilo sinistro e i pesci scattano verso il largo. Incazzato risalgo per vedere l'unico motoscafo in mare quel giorno. Mi passa sparato a meno di 30 metri e riesco a vedere un guidatore che assomiglia al Supremo. Chissà perchè ride!!!

A questo punto, contrariato per l'occasione, davvero splendida, sprecata decido di rientrare. La distanza che devo percorrere non è enorme (circa 1200 metri) quanto basta però per richiedere un po' di tempo. Dopo 5 minuti dall'inizio del rientro, le condizioni ambientali cambiano improvvisamente: è entrato il libeccione, le onde si fanno alte e quel che è peggio è cambiata la corrente: ora ho corrente secca contro e, per non farci mancare nulla, la visibilità si è azzerata.

Guardo davanti e capisco quanta strada devo ancora fare: mi rendo conto che non basterà mezz'ora per rientrare. Arrivano anche i primi tentativi del mio stomaco di togliersi quella maledetta sensazione che devo reprimere. Inizio a preoccuparmi seriamente, penso che sono un coglione a essermi messo in questa situazione, poi capisco che se non riprendo il controllo la cosa può davvero finire male. Provo a capire se posso provare ad avanzare usando il pallone a plancetta come una tavoletta, ma oltre a non muovermi, sto anche peggio, visto che le onde hanno davvero una bella altezza. Mi devo concentrare, pensare che sono davvero allenato, convincere che tutto sommato sono in grado di controllarmi. Come ho resistito senza capovolgermi su un aliscafo che rientrava con mare enorme senza planare da Vulcano, mentre tutti intorno a me vomitavano, chiudendo gli occhi e estraniandomi per mettere piede a terra dopo 3 ore verde come un ramarro e con una gocciolina di sudore che cadeva dalla fronte, così devo mantenere la calma e la concentrazione adesso. Ringrazio il cielo di aver ai piedi le pinne più performanti (ero indeciso se scegliere un modello più morbido), e ogni volta che avanzo mi rinfranco guardando il tratto percorso, senza mai guardare dove devo arrivare, visto che il lungo tratto mi avrebbe sicuramente demoralizzato. Circa a metà del percorso sono colto dai dubbi: sono stanco, i conati sono sempre più miei compagni di viaggio e so che se mi lascio andare, non mi fermo più. Allora penso con piacere a non aver preso il pescione: con lui al seguito avrei perso almeno altri 5 minuti e avrei troppo peso da portare con me. Uso il riflesso del sole nell'acqua per capire la direzione in cui vado: alzare la testa infatti è come prendere un calcio nello stomaco, ma se non controlli dove vai ti ritrovi a muoverti verso il largo. Mentre nuoto, per trovare dei punti di riferimento, uso i fili d'alga (si quelli che di solito ti aiutano a cappottarti) per concentrarmi sulla strada che percorro. Ad un certo punto mi accorgo che non solo non ho freddo, ma sto sudando di brutto!! Ringrazio le mie 3 sedute di piscina alla settimana e continuo a mantenere la massima velocità possibile, stando attento a non superare la mia soglia di resistenza. Finalmente vedo l'angolo della diga e intravedo la spiaggia. Penso: "Sono salvo", e solo quello rischia di farmi crollare: devo mantenere il controllo, ora che sono costretto a guardare fuori gli stimoli dello stomaco sono quasi incontrollabili e continui. Devo comunque allontanarmi dagli scogli per non rischiare di atterrare su un massone. Tra l'altro devo trovare un punto in cui ci sia meno gradino: il mare ha infatti creato una salita di almeno 4 metri, che in alcuni punti risulta ripida e dove le onde davvero mettono in evidenza la loro potenza. Finalmente trovo una zona che sembra essere più "tranquilla" e cerco, sempre nell'ottica di pensare positivo, di portare a galla i miei trascorsi a prendere onde. A questo punto recupero il pallone ci salgo sopra (per quanto possibile), con il braccio destro tengo il fucile e mi avvicino alla riva. La situazione sarebbe quasi comica: un fucone nero, avvinghiato ad un pallone, con in mano un'alabarda che cerca di avvicinarsi alla battigia, ma resta fermo sul posto!!! Non riesco a vincere la corrente e non riesco a muovermi. Devo scendere dal pallone, ricacciare la testa sott'acqua e cercare di avvicinarmi: per farlo devo recuperare le ultime forze di cui sono in possesso. Quando arrivo nel punto in cui posso fare "seggiolino", cavalco la famosa onda .... scoreggia ... in pratica un onda (rispetto alle altre) piccola piccola che mi lascia a metà della discesa, per cui le 4 onde successive mi travolgono. Non so in che modo, ma con un ultimo sforzo riesco a trovarmi quasi in cima alla salita e strisciandomi letteralmente sulle ginocchia, guadagno una zona in cui il mare non arriva. A quel punto la mente perde il controllo e stramazzo sulla sabbia: se ci fosse stata una bella cacca l'avrei presa secca in faccia, ma sarei stato felice lo stesso. Non so quanto tempo rimanga in quella posizione: sono certo che assaporo l'aria e razionalizzo lo scampato pericolo. Faccio la conta dell'attrezzatura e con stupore verifico che c'è tutto. Quando, per togliermi le pinne, vengo assalito dai crampi ad entrambi i polpacci ho la reale sensazione di quanto ci sia andato vicino a farmi del male. Controllo l'orologio e verifico che il viaggio di ritorno è durato ben 47 minuti!!!! Lascio passare ancora 10 minuti e mi rendo conto che il mio fisico è "oltre il limite" arrivo alla macchina e mi metto in viaggio verso casa. Dopo 5 minuti, mentre sono al telefono con Guidone a cui sto raccontando l'accaduto, mi rendo conto che sono in rosso. Lo saluto e gli dico che mi devo fermare a dormire, in caso contrario a casa non ci arrivo. Non ho neppure la forza di arrivare al primo autogrill (era a 7 km), mi fermo pertanto in una piazzola. Provate a pensare cosa sarebbe successo se una pattuglia si fosse fermata trovando un pazzo, con tanto di muta che dorme in macchina. Vengo svegliato da Guidone, giusto dopo un quarto d'ora (a me è sembrato un intervallo di 5 secondi). Lo fanculeggio per avermi sottratto i due minuti rispetto a quando avevo puntato la sveglia. Mi rendo conto che sono nelle condizioni di andare a casa e riprendo il viaggio. Inutile dire che quando sono sotto la doccia, tutto lo stress e la stanchezza bussano di nuovo alla mia porta: il risultato è uno sbrego di almeno 50 cm sulla giacca della muta.

Scrivo tutto questo perchè davvero me la sono vista brutta: nella criticità ho avuto però la fortuna di riuscire a mantenere il controllo della mia testa. Non so cosa sarebbe successo se mi fossi lasciato andare. Di certo con Libeccio che deve entrare in mare non ci vado più o se ci vado faccia in modo di avere una uscita accessibile a meno di 200 metri

L'insuperabile Orribile PierPalmera
Terga Luminose (Muppet minchione e mi è andata bene Team)
Piero Carrera
Parcher
2008-02-04 19:20:22 UTC
Permalink
cia messo un po', ma l'hai capito che non hai piu' 30 anni :-D

Gianni (41enne) TA


----- Original Message -----
From: Piero Carrera (ufficio)
To: PESCASUB
Sent: Monday, February 04, 2008 12:01 PM
Subject: [pescasub] Per fortuna che sono prudente ....


44 anni, due figli, da sempre mi considero una persona con la testa sulle spalle (pelose penseranno i maligni) .... quello che ho fatto venerdì pomeriggio dimostra il contrario.

Vi racconto quanto mi è successo perchè possa servire da monito ad altri e soprattutto perchè, ora ci possiamo ridere sopra.

Alle 8 arriva la telefonata del supremo: è agitato e preoccupato; la sera prima gli ho confermato le mie intenzioni e, non si sa per quale motivo, teme che gli prenda il pescione sotto il naso. Di sicuro la sua tensione è alta, visto che mi telefona a sue spese! La conversazione segue questo schema:

Guidone: "Allora stai andando???"

Piero: "No, forse nel pomeriggio, se tiene il mare."

Guidone: "allora hai l'attrezzatura con te?"

Piero: "Per puro caso è nel portabagagli!! (NDR: ghignatina del sottoscritto")

Guidone: "Bastardo!!!!"

Piero: " Va be ti chiamo prima di entrare, così mi benedici!!!!"

Insomma il supremo si è Felettizzato: è diventato un rosica d'altri tempi; ci manca solo che gli cresca il naso ed è a posto!!!

Alle 12 controllo il mare e verifico che il libeccio non è ancora entrato in modo insistente: c'è onda lunga, ma sembra tutto sommato pescabile.

Alle 13 mi presento davanti alla spiaggia, telefonata al supremo con invio di benedizione e velocemente mi preparo per la vestizione. A questo punto la mi prima muppettata: non ho abbastanza acqua e shampo. Ho dimenticato di caricare lo spruzzino, per cui la vestizione equivale ad una depilazione .... a macchia di leopardo .... nei punti più critici aggiungo l'unico liquido presente in macchina ..... quello per lavare i vetri ... immagino che pelle liscia avrò alla sera e soprattutto come mi guarderà mia moglie con tratti di pelle completamente depilati ..

In ogni caso arrivo davanti al bagnasciuga: il mare è lungo e occorre trovare l'onda giusta per entrare, ma l'operazione riesce alla grande e, soprattutto, senza danni. Inizio a pescare e mi accorgo che l'onda muove con decisione i primi 8 metri d'acqua. Alterno aspetti ed agguati muovendomi in direzione ovest_est con sole alle spalle. Tutto sommato l'acqua è pulita e non c'è grande corrente: verifico diverse volte, recuperando il pallone, che non fatico a ritornare sui miei passi, quindi proseguo tranquillo nel mio percorso. C'è tantissima mangianza e sto pescando benino. Tra l'altro non sembro patire per nulla del mal di mare. Forse non tutti ricordano che sono uno dei rari pescatori che patisce il mal di mare: qualche compagno di lista ha vissuto in prima persona la mia trasformazione sotto gli effetti dei marosi, in particolare il Carroni, ancor oggi, ricorda con piacere il giorno in cui mi recuperò attaccato ad una scaletta della diga foranea ..... ma questa è un altra storia.

Il mare, che sembra rimanere stabile, la visibilità buona e il mio stato di tranquillità, mi portano a dire diverse volte: "vado ancora fino a quello scoglio, poi torno indietro". Questa tiritera va avanti fino a che non arrivo dove volevo arrivare, sicuramente distante dal punto di partenza. Qui oggi la concentrazione di pesce è eccezionale, ti immergi in un muro di mangianza e le speranze di incontri sono altissime. Ad un certo punto decido di rientrare, ma poi cocciuto e stupido, decido che non basta, vado ancora avanti di una 20 di metri ed eseguo l'ennesimo aspetto/agguato. Scendo sui 6/7 metri e mi affaccio alla franata che cade sulla sabbia. A questo punto le vedo: due orate con la testa in giù che grunfolano, parzialmente coperte dalla franata stessa. La più piccola è un pesce che passa sicuramente i due chili, la più grande è un pesce impesabile. Razionalizzata la situazione, vengo pervaso dalla tranquillità di una azione di pesce "sicura": non so come spiegarlo, ma ci sono dei momenti in cui hai la certezza di poter concludere nel migliore dei modi, l'azione di pesca. Questo è uno di quelli: ho fiato da vendere, due pescioni a 6 metri da me, un percorso al coperto da percorrere .... Inizio l'avvicinamento e decido che sparerò al pescione anche se è messo di taglio, viste il suo spessore. Quando sono quasi a tiro, il mare viene straziato da un sibilo sinistro e i pesci scattano verso il largo. Incazzato risalgo per vedere l'unico motoscafo in mare quel giorno. Mi passa sparato a meno di 30 metri e riesco a vedere un guidatore che assomiglia al Supremo. Chissà perchè ride!!!

A questo punto, contrariato per l'occasione, davvero splendida, sprecata decido di rientrare. La distanza che devo percorrere non è enorme (circa 1200 metri) quanto basta però per richiedere un po' di tempo. Dopo 5 minuti dall'inizio del rientro, le condizioni ambientali cambiano improvvisamente: è entrato il libeccione, le onde si fanno alte e quel che è peggio è cambiata la corrente: ora ho corrente secca contro e, per non farci mancare nulla, la visibilità si è azzerata.

Guardo davanti e capisco quanta strada devo ancora fare: mi rendo conto che non basterà mezz'ora per rientrare. Arrivano anche i primi tentativi del mio stomaco di togliersi quella maledetta sensazione che devo reprimere. Inizio a preoccuparmi seriamente, penso che sono un coglione a essermi messo in questa situazione, poi capisco che se non riprendo il controllo la cosa può davvero finire male. Provo a capire se posso provare ad avanzare usando il pallone a plancetta come una tavoletta, ma oltre a non muovermi, sto anche peggio, visto che le onde hanno davvero una bella altezza. Mi devo concentrare, pensare che sono davvero allenato, convincere che tutto sommato sono in grado di controllarmi. Come ho resistito senza capovolgermi su un aliscafo che rientrava con mare enorme senza planare da Vulcano, mentre tutti intorno a me vomitavano, chiudendo gli occhi e estraniandomi per mettere piede a terra dopo 3 ore verde come un ramarro e con una gocciolina di sudore che cadeva dalla fronte, così devo mantenere la calma e la concentrazione adesso. Ringrazio il cielo di aver ai piedi le pinne più performanti (ero indeciso se scegliere un modello più morbido), e ogni volta che avanzo mi rinfranco guardando il tratto percorso, senza mai guardare dove devo arrivare, visto che il lungo tratto mi avrebbe sicuramente demoralizzato. Circa a metà del percorso sono colto dai dubbi: sono stanco, i conati sono sempre più miei compagni di viaggio e so che se mi lascio andare, non mi fermo più. Allora penso con piacere a non aver preso il pescione: con lui al seguito avrei perso almeno altri 5 minuti e avrei troppo peso da portare con me. Uso il riflesso del sole nell'acqua per capire la direzione in cui vado: alzare la testa infatti è come prendere un calcio nello stomaco, ma se non controlli dove vai ti ritrovi a muoverti verso il largo. Mentre nuoto, per trovare dei punti di riferimento, uso i fili d'alga (si quelli che di solito ti aiutano a cappottarti) per concentrarmi sulla strada che percorro. Ad un certo punto mi accorgo che non solo non ho freddo, ma sto sudando di brutto!! Ringrazio le mie 3 sedute di piscina alla settimana e continuo a mantenere la massima velocità possibile, stando attento a non superare la mia soglia di resistenza. Finalmente vedo l'angolo della diga e intravedo la spiaggia. Penso: "Sono salvo", e solo quello rischia di farmi crollare: devo mantenere il controllo, ora che sono costretto a guardare fuori gli stimoli dello stomaco sono quasi incontrollabili e continui. Devo comunque allontanarmi dagli scogli per non rischiare di atterrare su un massone. Tra l'altro devo trovare un punto in cui ci sia meno gradino: il mare ha infatti creato una salita di almeno 4 metri, che in alcuni punti risulta ripida e dove le onde davvero mettono in evidenza la loro potenza. Finalmente trovo una zona che sembra essere più "tranquilla" e cerco, sempre nell'ottica di pensare positivo, di portare a galla i miei trascorsi a prendere onde. A questo punto recupero il pallone ci salgo sopra (per quanto possibile), con il braccio destro tengo il fucile e mi avvicino alla riva. La situazione sarebbe quasi comica: un fucone nero, avvinghiato ad un pallone, con in mano un'alabarda che cerca di avvicinarsi alla battigia, ma resta fermo sul posto!!! Non riesco a vincere la corrente e non riesco a muovermi. Devo scendere dal pallone, ricacciare la testa sott'acqua e cercare di avvicinarmi: per farlo devo recuperare le ultime forze di cui sono in possesso. Quando arrivo nel punto in cui posso fare "seggiolino", cavalco la famosa onda .... scoreggia ... in pratica un onda (rispetto alle altre) piccola piccola che mi lascia a metà della discesa, per cui le 4 onde successive mi travolgono. Non so in che modo, ma con un ultimo sforzo riesco a trovarmi quasi in cima alla salita e strisciandomi letteralmente sulle ginocchia, guadagno una zona in cui il mare non arriva. A quel punto la mente perde il controllo e stramazzo sulla sabbia: se ci fosse stata una bella cacca l'avrei presa secca in faccia, ma sarei stato felice lo stesso. Non so quanto tempo rimanga in quella posizione: sono certo che assaporo l'aria e razionalizzo lo scampato pericolo. Faccio la conta dell'attrezzatura e con stupore verifico che c'è tutto. Quando, per togliermi le pinne, vengo assalito dai crampi ad entrambi i polpacci ho la reale sensazione di quanto ci sia andato vicino a farmi del male. Controllo l'orologio e verifico che il viaggio di ritorno è durato ben 47 minuti!!!! Lascio passare ancora 10 minuti e mi rendo conto che il mio fisico è "oltre il limite" arrivo alla macchina e mi metto in viaggio verso casa. Dopo 5 minuti, mentre sono al telefono con Guidone a cui sto raccontando l'accaduto, mi rendo conto che sono in rosso. Lo saluto e gli dico che mi devo fermare a dormire, in caso contrario a casa non ci arrivo. Non ho neppure la forza di arrivare al primo autogrill (era a 7 km), mi fermo pertanto in una piazzola. Provate a pensare cosa sarebbe successo se una pattuglia si fosse fermata trovando un pazzo, con tanto di muta che dorme in macchina. Vengo svegliato da Guidone, giusto dopo un quarto d'ora (a me è sembrato un intervallo di 5 secondi). Lo fanculeggio per avermi sottratto i due minuti rispetto a quando avevo puntato la sveglia. Mi rendo conto che sono nelle condizioni di andare a casa e riprendo il viaggio. Inutile dire che quando sono sotto la doccia, tutto lo stress e la stanchezza bussano di nuovo alla mia porta: il risultato è uno sbrego di almeno 50 cm sulla giacca della muta.

Scrivo tutto questo perchè davvero me la sono vista brutta: nella criticità ho avuto però la fortuna di riuscire a mantenere il controllo della mia testa. Non so cosa sarebbe successo se mi fossi lasciato andare. Di certo con Libeccio che deve entrare in mare non ci vado più o se ci vado faccia in modo di avere una uscita accessibile a meno di 200 metri

L'insuperabile Orribile PierPalmera
Terga Luminose (Muppet minchione e mi è andata bene Team)
Piero Carrera
ritasublaura
2008-02-04 20:03:49 UTC
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Piero mi hai fatto venire i capelli dritti (quei pochi che ho)!!!!!
Guido mi aveva accennato qualcosa ma non pensavo fosse stato così drammatico .
Riflettiamo ....... riflettiamo... per favore.
Gabriele
Cuccurullo
Genova
----- Original Message -----
From: Piero Carrera (ufficio)
To: PESCASUB
Sent: Monday, February 04, 2008 12:01 PM
Subject: [pescasub] Per fortuna che sono prudente ....



44 anni, due figli, da sempre mi considero una persona con la testa sulle spalle (pelose penseranno i maligni) .... quello che ho fatto venerdì pomeriggio dimostra il contrario.

Vi racconto quanto mi è successo perchè possa servire da monito ad altri e soprattutto perchè, ora ci possiamo ridere sopra.

Alle 8 arriva la telefonata del supremo: è agitato e preoccupato; la sera prima gli ho confermato le mie intenzioni e, non si sa per quale motivo, teme che gli prenda il pescione sotto il naso. Di sicuro la sua tensione è alta, visto che mi telefona a sue spese! La conversazione segue questo schema:

Guidone: "Allora stai andando???"

Piero: "No, forse nel pomeriggio, se tiene il mare."

Guidone: "allora hai l'attrezzatura con te?"

Piero: "Per puro caso è nel portabagagli!! (NDR: ghignatina del sottoscritto")

Guidone: "Bastardo!!!!"

Piero: " Va be ti chiamo prima di entrare, così mi benedici!!!!"

Insomma il supremo si è Felettizzato: è diventato un rosica d'altri tempi; ci manca solo che gli cresca il naso ed è a posto!!!

Alle 12 controllo il mare e verifico che il libeccio non è ancora entrato in modo insistente: c'è onda lunga, ma sembra tutto sommato pescabile.

Alle 13 mi presento davanti alla spiaggia, telefonata al supremo con invio di benedizione e velocemente mi preparo per la vestizione. A questo punto la mi prima muppettata: non ho abbastanza acqua e shampo. Ho dimenticato di caricare lo spruzzino, per cui la vestizione equivale ad una depilazione .... a macchia di leopardo .... nei punti più critici aggiungo l'unico liquido presente in macchina ..... quello per lavare i vetri ... immagino che pelle liscia avrò alla sera e soprattutto come mi guarderà mia moglie con tratti di pelle completamente depilati ..

In ogni caso arrivo davanti al bagnasciuga: il mare è lungo e occorre trovare l'onda giusta per entrare, ma l'operazione riesce alla grande e, soprattutto, senza danni. Inizio a pescare e mi accorgo che l'onda muove con decisione i primi 8 metri d'acqua. Alterno aspetti ed agguati muovendomi in direzione ovest_est con sole alle spalle. Tutto sommato l'acqua è pulita e non c'è grande corrente: verifico diverse volte, recuperando il pallone, che non fatico a ritornare sui miei passi, quindi proseguo tranquillo nel mio percorso. C'è tantissima mangianza e sto pescando benino. Tra l'altro non sembro patire per nulla del mal di mare. Forse non tutti ricordano che sono uno dei rari pescatori che patisce il mal di mare: qualche compagno di lista ha vissuto in prima persona la mia trasformazione sotto gli effetti dei marosi, in particolare il Carroni, ancor oggi, ricorda con piacere il giorno in cui mi recuperò attaccato ad una scaletta della diga foranea ..... ma questa è un altra storia.

Il mare, che sembra rimanere stabile, la visibilità buona e il mio stato di tranquillità, mi portano a dire diverse volte: "vado ancora fino a quello scoglio, poi torno indietro". Questa tiritera va avanti fino a che non arrivo dove volevo arrivare, sicuramente distante dal punto di partenza. Qui oggi la concentrazione di pesce è eccezionale, ti immergi in un muro di mangianza e le speranze di incontri sono altissime. Ad un certo punto decido di rientrare, ma poi cocciuto e stupido, decido che non basta, vado ancora avanti di una 20 di metri ed eseguo l'ennesimo aspetto/agguato. Scendo sui 6/7 metri e mi affaccio alla franata che cade sulla sabbia. A questo punto le vedo: due orate con la testa in giù che grunfolano, parzialmente coperte dalla franata stessa. La più piccola è un pesce che passa sicuramente i due chili, la più grande è un pesce impesabile. Razionalizzata la situazione, vengo pervaso dalla tranquillità di una azione di pesce "sicura": non so come spiegarlo, ma ci sono dei momenti in cui hai la certezza di poter concludere nel migliore dei modi, l'azione di pesca. Questo è uno di quelli: ho fiato da vendere, due pescioni a 6 metri da me, un percorso al coperto da percorrere .... Inizio l'avvicinamento e decido che sparerò al pescione anche se è messo di taglio, viste il suo spessore. Quando sono quasi a tiro, il mare viene straziato da un sibilo sinistro e i pesci scattano verso il largo. Incazzato risalgo per vedere l'unico motoscafo in mare quel giorno. Mi passa sparato a meno di 30 metri e riesco a vedere un guidatore che assomiglia al Supremo. Chissà perchè ride!!!

A questo punto, contrariato per l'occasione, davvero splendida, sprecata decido di rientrare. La distanza che devo percorrere non è enorme (circa 1200 metri) quanto basta però per richiedere un po' di tempo. Dopo 5 minuti dall'inizio del rientro, le condizioni ambientali cambiano improvvisamente: è entrato il libeccione, le onde si fanno alte e quel che è peggio è cambiata la corrente: ora ho corrente secca contro e, per non farci mancare nulla, la visibilità si è azzerata.

Guardo davanti e capisco quanta strada devo ancora fare: mi rendo conto che non basterà mezz'ora per rientrare. Arrivano anche i primi tentativi del mio stomaco di togliersi quella maledetta sensazione che devo reprimere. Inizio a preoccuparmi seriamente, penso che sono un coglione a essermi messo in questa situazione, poi capisco che se non riprendo il controllo la cosa può davvero finire male. Provo a capire se posso provare ad avanzare usando il pallone a plancetta come una tavoletta, ma oltre a non muovermi, sto anche peggio, visto che le onde hanno davvero una bella altezza. Mi devo concentrare, pensare che sono davvero allenato, convincere che tutto sommato sono in grado di controllarmi. Come ho resistito senza capovolgermi su un aliscafo che rientrava con mare enorme senza planare da Vulcano, mentre tutti intorno a me vomitavano, chiudendo gli occhi e estraniandomi per mettere piede a terra dopo 3 ore verde come un ramarro e con una gocciolina di sudore che cadeva dalla fronte, così devo mantenere la calma e la concentrazione adesso. Ringrazio il cielo di aver ai piedi le pinne più performanti (ero indeciso se scegliere un modello più morbido), e ogni volta che avanzo mi rinfranco guardando il tratto percorso, senza mai guardare dove devo arrivare, visto che il lungo tratto mi avrebbe sicuramente demoralizzato. Circa a metà del percorso sono colto dai dubbi: sono stanco, i conati sono sempre più miei compagni di viaggio e so che se mi lascio andare, non mi fermo più. Allora penso con piacere a non aver preso il pescione: con lui al seguito avrei perso almeno altri 5 minuti e avrei troppo peso da portare con me. Uso il riflesso del sole nell'acqua per capire la direzione in cui vado: alzare la testa infatti è come prendere un calcio nello stomaco, ma se non controlli dove vai ti ritrovi a muoverti verso il largo. Mentre nuoto, per trovare dei punti di riferimento, uso i fili d'alga (si quelli che di solito ti aiutano a cappottarti) per concentrarmi sulla strada che percorro. Ad un certo punto mi accorgo che non solo non ho freddo, ma sto sudando di brutto!! Ringrazio le mie 3 sedute di piscina alla settimana e continuo a mantenere la massima velocità possibile, stando attento a non superare la mia soglia di resistenza. Finalmente vedo l'angolo della diga e intravedo la spiaggia. Penso: "Sono salvo", e solo quello rischia di farmi crollare: devo mantenere il controllo, ora che sono costretto a guardare fuori gli stimoli dello stomaco sono quasi incontrollabili e continui. Devo comunque allontanarmi dagli scogli per non rischiare di atterrare su un massone. Tra l'altro devo trovare un punto in cui ci sia meno gradino: il mare ha infatti creato una salita di almeno 4 metri, che in alcuni punti risulta ripida e dove le onde davvero mettono in evidenza la loro potenza. Finalmente trovo una zona che sembra essere più "tranquilla" e cerco, sempre nell'ottica di pensare positivo, di portare a galla i miei trascorsi a prendere onde. A questo punto recupero il pallone ci salgo sopra (per quanto possibile), con il braccio destro tengo il fucile e mi avvicino alla riva. La situazione sarebbe quasi comica: un fucone nero, avvinghiato ad un pallone, con in mano un'alabarda che cerca di avvicinarsi alla battigia, ma resta fermo sul posto!!! Non riesco a vincere la corrente e non riesco a muovermi. Devo scendere dal pallone, ricacciare la testa sott'acqua e cercare di avvicinarmi: per farlo devo recuperare le ultime forze di cui sono in possesso. Quando arrivo nel punto in cui posso fare "seggiolino", cavalco la famosa onda .... scoreggia ... in pratica un onda (rispetto alle altre) piccola piccola che mi lascia a metà della discesa, per cui le 4 onde successive mi travolgono. Non so in che modo, ma con un ultimo sforzo riesco a trovarmi quasi in cima alla salita e strisciandomi letteralmente sulle ginocchia, guadagno una zona in cui il mare non arriva. A quel punto la mente perde il controllo e stramazzo sulla sabbia: se ci fosse stata una bella cacca l'avrei presa secca in faccia, ma sarei stato felice lo stesso. Non so quanto tempo rimanga in quella posizione: sono certo che assaporo l'aria e razionalizzo lo scampato pericolo. Faccio la conta dell'attrezzatura e con stupore verifico che c'è tutto. Quando, per togliermi le pinne, vengo assalito dai crampi ad entrambi i polpacci ho la reale sensazione di quanto ci sia andato vicino a farmi del male. Controllo l'orologio e verifico che il viaggio di ritorno è durato ben 47 minuti!!!! Lascio passare ancora 10 minuti e mi rendo conto che il mio fisico è "oltre il limite" arrivo alla macchina e mi metto in viaggio verso casa. Dopo 5 minuti, mentre sono al telefono con Guidone a cui sto raccontando l'accaduto, mi rendo conto che sono in rosso. Lo saluto e gli dico che mi devo fermare a dormire, in caso contrario a casa non ci arrivo. Non ho neppure la forza di arrivare al primo autogrill (era a 7 km), mi fermo pertanto in una piazzola. Provate a pensare cosa sarebbe successo se una pattuglia si fosse fermata trovando un pazzo, con tanto di muta che dorme in macchina. Vengo svegliato da Guidone, giusto dopo un quarto d'ora (a me è sembrato un intervallo di 5 secondi). Lo fanculeggio per avermi sottratto i due minuti rispetto a quando avevo puntato la sveglia. Mi rendo conto che sono nelle condizioni di andare a casa e riprendo il viaggio. Inutile dire che quando sono sotto la doccia, tutto lo stress e la stanchezza bussano di nuovo alla mia porta: il risultato è uno sbrego di almeno 50 cm sulla giacca della muta.

Scrivo tutto questo perchè davvero me la sono vista brutta: nella criticità ho avuto però la fortuna di riuscire a mantenere il controllo della mia testa. Non so cosa sarebbe successo se mi fossi lasciato andare. Di certo con Libeccio che deve entrare in mare non ci vado più o se ci vado faccia in modo di avere una uscita accessibile a meno di 200 metri

L'insuperabile Orribile PierPalmera
Terga Luminose (Muppet minchione e mi è andata bene Team)
Piero Carrera
Skillo
2008-02-05 04:00:57 UTC
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Caspita Piero! Bella cosa poterti ancora leggere. Io mi sento di darti un solo consiglio:
la prossima volta esci dall'altra parte e chi s'è visto s'è visto:-)))

Un sentito abbraccio
Skillo - TO


----- Original Message -----
From: Piero Carrera (ufficio)
To: PESCASUB
Sent: Monday, February 04, 2008 12:01 PM
Subject: [pescasub] Per fortuna che sono prudente ....



44 anni, due figli, da sempre mi considero una persona con la testa sulle spalle (pelose penseranno i maligni) .... quello che ho fatto venerdì pomeriggio dimostra il contrario.

Vi racconto quanto mi è successo perchè possa servire da monito ad altri e soprattutto perchè, ora ci possiamo ridere sopra.

Alle 8 arriva la telefonata del supremo: è agitato e preoccupato; la sera prima gli ho confermato le mie intenzioni e, non si sa per quale motivo, teme che gli prenda il pescione sotto il naso. Di sicuro la sua tensione è alta, visto che mi telefona a sue spese! La conversazione segue questo schema:

Guidone: "Allora stai andando???"

Piero: "No, forse nel pomeriggio, se tiene il mare."

Guidone: "allora hai l'attrezzatura con te?"

Piero: "Per puro caso è nel portabagagli!! (NDR: ghignatina del sottoscritto")

Guidone: "Bastardo!!!!"

Piero: " Va be ti chiamo prima di entrare, così mi benedici!!!!"

Insomma il supremo si è Felettizzato: è diventato un rosica d'altri tempi; ci manca solo che gli cresca il naso ed è a posto!!!

Alle 12 controllo il mare e verifico che il libeccio non è ancora entrato in modo insistente: c'è onda lunga, ma sembra tutto sommato pescabile.

Alle 13 mi presento davanti alla spiaggia, telefonata al supremo con invio di benedizione e velocemente mi preparo per la vestizione. A questo punto la mi prima muppettata: non ho abbastanza acqua e shampo. Ho dimenticato di caricare lo spruzzino, per cui la vestizione equivale ad una depilazione .... a macchia di leopardo .... nei punti più critici aggiungo l'unico liquido presente in macchina ..... quello per lavare i vetri ... immagino che pelle liscia avrò alla sera e soprattutto come mi guarderà mia moglie con tratti di pelle completamente depilati ..

In ogni caso arrivo davanti al bagnasciuga: il mare è lungo e occorre trovare l'onda giusta per entrare, ma l'operazione riesce alla grande e, soprattutto, senza danni. Inizio a pescare e mi accorgo che l'onda muove con decisione i primi 8 metri d'acqua. Alterno aspetti ed agguati muovendomi in direzione ovest_est con sole alle spalle. Tutto sommato l'acqua è pulita e non c'è grande corrente: verifico diverse volte, recuperando il pallone, che non fatico a ritornare sui miei passi, quindi proseguo tranquillo nel mio percorso. C'è tantissima mangianza e sto pescando benino. Tra l'altro non sembro patire per nulla del mal di mare. Forse non tutti ricordano che sono uno dei rari pescatori che patisce il mal di mare: qualche compagno di lista ha vissuto in prima persona la mia trasformazione sotto gli effetti dei marosi, in particolare il Carroni, ancor oggi, ricorda con piacere il giorno in cui mi recuperò attaccato ad una scaletta della diga foranea ..... ma questa è un altra storia.

Il mare, che sembra rimanere stabile, la visibilità buona e il mio stato di tranquillità, mi portano a dire diverse volte: "vado ancora fino a quello scoglio, poi torno indietro". Questa tiritera va avanti fino a che non arrivo dove volevo arrivare, sicuramente distante dal punto di partenza. Qui oggi la concentrazione di pesce è eccezionale, ti immergi in un muro di mangianza e le speranze di incontri sono altissime. Ad un certo punto decido di rientrare, ma poi cocciuto e stupido, decido che non basta, vado ancora avanti di una 20 di metri ed eseguo l'ennesimo aspetto/agguato. Scendo sui 6/7 metri e mi affaccio alla franata che cade sulla sabbia. A questo punto le vedo: due orate con la testa in giù che grunfolano, parzialmente coperte dalla franata stessa. La più piccola è un pesce che passa sicuramente i due chili, la più grande è un pesce impesabile. Razionalizzata la situazione, vengo pervaso dalla tranquillità di una azione di pesce "sicura": non so come spiegarlo, ma ci sono dei momenti in cui hai la certezza di poter concludere nel migliore dei modi, l'azione di pesca. Questo è uno di quelli: ho fiato da vendere, due pescioni a 6 metri da me, un percorso al coperto da percorrere .... Inizio l'avvicinamento e decido che sparerò al pescione anche se è messo di taglio, viste il suo spessore. Quando sono quasi a tiro, il mare viene straziato da un sibilo sinistro e i pesci scattano verso il largo. Incazzato risalgo per vedere l'unico motoscafo in mare quel giorno. Mi passa sparato a meno di 30 metri e riesco a vedere un guidatore che assomiglia al Supremo. Chissà perchè ride!!!

A questo punto, contrariato per l'occasione, davvero splendida, sprecata decido di rientrare. La distanza che devo percorrere non è enorme (circa 1200 metri) quanto basta però per richiedere un po' di tempo. Dopo 5 minuti dall'inizio del rientro, le condizioni ambientali cambiano improvvisamente: è entrato il libeccione, le onde si fanno alte e quel che è peggio è cambiata la corrente: ora ho corrente secca contro e, per non farci mancare nulla, la visibilità si è azzerata.

Guardo davanti e capisco quanta strada devo ancora fare: mi rendo conto che non basterà mezz'ora per rientrare. Arrivano anche i primi tentativi del mio stomaco di togliersi quella maledetta sensazione che devo reprimere. Inizio a preoccuparmi seriamente, penso che sono un coglione a essermi messo in questa situazione, poi capisco che se non riprendo il controllo la cosa può davvero finire male. Provo a capire se posso provare ad avanzare usando il pallone a plancetta come una tavoletta, ma oltre a non muovermi, sto anche peggio, visto che le onde hanno davvero una bella altezza. Mi devo concentrare, pensare che sono davvero allenato, convincere che tutto sommato sono in grado di controllarmi. Come ho resistito senza capovolgermi su un aliscafo che rientrava con mare enorme senza planare da Vulcano, mentre tutti intorno a me vomitavano, chiudendo gli occhi e estraniandomi per mettere piede a terra dopo 3 ore verde come un ramarro e con una gocciolina di sudore che cadeva dalla fronte, così devo mantenere la calma e la concentrazione adesso. Ringrazio il cielo di aver ai piedi le pinne più performanti (ero indeciso se scegliere un modello più morbido), e ogni volta che avanzo mi rinfranco guardando il tratto percorso, senza mai guardare dove devo arrivare, visto che il lungo tratto mi avrebbe sicuramente demoralizzato. Circa a metà del percorso sono colto dai dubbi: sono stanco, i conati sono sempre più miei compagni di viaggio e so che se mi lascio andare, non mi fermo più. Allora penso con piacere a non aver preso il pescione: con lui al seguito avrei perso almeno altri 5 minuti e avrei troppo peso da portare con me. Uso il riflesso del sole nell'acqua per capire la direzione in cui vado: alzare la testa infatti è come prendere un calcio nello stomaco, ma se non controlli dove vai ti ritrovi a muoverti verso il largo. Mentre nuoto, per trovare dei punti di riferimento, uso i fili d'alga (si quelli che di solito ti aiutano a cappottarti) per concentrarmi sulla strada che percorro. Ad un certo punto mi accorgo che non solo non ho freddo, ma sto sudando di brutto!! Ringrazio le mie 3 sedute di piscina alla settimana e continuo a mantenere la massima velocità possibile, stando attento a non superare la mia soglia di resistenza. Finalmente vedo l'angolo della diga e intravedo la spiaggia. Penso: "Sono salvo", e solo quello rischia di farmi crollare: devo mantenere il controllo, ora che sono costretto a guardare fuori gli stimoli dello stomaco sono quasi incontrollabili e continui. Devo comunque allontanarmi dagli scogli per non rischiare di atterrare su un massone. Tra l'altro devo trovare un punto in cui ci sia meno gradino: il mare ha infatti creato una salita di almeno 4 metri, che in alcuni punti risulta ripida e dove le onde davvero mettono in evidenza la loro potenza. Finalmente trovo una zona che sembra essere più "tranquilla" e cerco, sempre nell'ottica di pensare positivo, di portare a galla i miei trascorsi a prendere onde. A questo punto recupero il pallone ci salgo sopra (per quanto possibile), con il braccio destro tengo il fucile e mi avvicino alla riva. La situazione sarebbe quasi comica: un fucone nero, avvinghiato ad un pallone, con in mano un'alabarda che cerca di avvicinarsi alla battigia, ma resta fermo sul posto!!! Non riesco a vincere la corrente e non riesco a muovermi. Devo scendere dal pallone, ricacciare la testa sott'acqua e cercare di avvicinarmi: per farlo devo recuperare le ultime forze di cui sono in possesso. Quando arrivo nel punto in cui posso fare "seggiolino", cavalco la famosa onda .... scoreggia ... in pratica un onda (rispetto alle altre) piccola piccola che mi lascia a metà della discesa, per cui le 4 onde successive mi travolgono. Non so in che modo, ma con un ultimo sforzo riesco a trovarmi quasi in cima alla salita e strisciandomi letteralmente sulle ginocchia, guadagno una zona in cui il mare non arriva. A quel punto la mente perde il controllo e stramazzo sulla sabbia: se ci fosse stata una bella cacca l'avrei presa secca in faccia, ma sarei stato felice lo stesso. Non so quanto tempo rimanga in quella posizione: sono certo che assaporo l'aria e razionalizzo lo scampato pericolo. Faccio la conta dell'attrezzatura e con stupore verifico che c'è tutto. Quando, per togliermi le pinne, vengo assalito dai crampi ad entrambi i polpacci ho la reale sensazione di quanto ci sia andato vicino a farmi del male. Controllo l'orologio e verifico che il viaggio di ritorno è durato ben 47 minuti!!!! Lascio passare ancora 10 minuti e mi rendo conto che il mio fisico è "oltre il limite" arrivo alla macchina e mi metto in viaggio verso casa. Dopo 5 minuti, mentre sono al telefono con Guidone a cui sto raccontando l'accaduto, mi rendo conto che sono in rosso. Lo saluto e gli dico che mi devo fermare a dormire, in caso contrario a casa non ci arrivo. Non ho neppure la forza di arrivare al primo autogrill (era a 7 km), mi fermo pertanto in una piazzola. Provate a pensare cosa sarebbe successo se una pattuglia si fosse fermata trovando un pazzo, con tanto di muta che dorme in macchina. Vengo svegliato da Guidone, giusto dopo un quarto d'ora (a me è sembrato un intervallo di 5 secondi). Lo fanculeggio per avermi sottratto i due minuti rispetto a quando avevo puntato la sveglia. Mi rendo conto che sono nelle condizioni di andare a casa e riprendo il viaggio. Inutile dire che quando sono sotto la doccia, tutto lo stress e la stanchezza bussano di nuovo alla mia porta: il risultato è uno sbrego di almeno 50 cm sulla giacca della muta.

Scrivo tutto questo perchè davvero me la sono vista brutta: nella criticità ho avuto però la fortuna di riuscire a mantenere il controllo della mia testa. Non so cosa sarebbe successo se mi fossi lasciato andare. Di certo con Libeccio che deve entrare in mare non ci vado più o se ci vado faccia in modo di avere una uscita accessibile a meno di 200 metri

L'insuperabile Orribile PierPalmera
Terga Luminose (Muppet minchione e mi è andata bene Team)
Piero Carrera
Matteo Romano
2008-02-05 08:50:49 UTC
Permalink
Post by Skillo
la prossima volta esci dall'altra parte e chi s'è visto s'è visto:-)))
Un sentito abbraccio
Skillo - TO
Al telefono gli ho dato lo stesso consiglio! Sai che risate ci saremmo
fatti dopo.... :)
m.
Albenga SV


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Piero Tosoni
2008-02-05 09:32:21 UTC
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Lo scorso ottobre mi è successa una cosa simile anche se su spazi più ristretti. Io non ci ho pensato assolutametne a tornare sui miei passi e sono uscito subito, prima che il mare fosse montato talmente da non permettermi di uscire nella zona scogliosa e mi sono fatto 200 metri sugli scogli appuntiti, arrampicandomi e scendendo dai massi. Sono arrivato con le stigmati ai piedi però avevo comunque la certezza di arrivare prima o poi, nel frattempo pioveva e grandinava talmente forte che ho dovuto tenere indossata la maschera pur a terra :-))


To: skillo-dbx96nzIXN4xutS+***@public.gmane.org: pescasub-hHKSG33Tihig7M29m/***@public.gmane.org: ***@studioromano.orgDate: Tue, 5 Feb 2008 09:50:49 +0100Subject: Re: [pescasub] Per fortuna che sono prudente ....




Skillo ha scritto:>> Caspita Piero! Bella cosa poterti ancora leggere. Io mi sento di darti > un solo consiglio:> la prossima volta esci dall'altra parte e chi s'è visto s'è visto:-)))> > Un sentito abbraccio> Skillo - TO> > Al telefono gli ho dato lo stesso consiglio! Sai che risate ci saremmo fatti dopo.... :)m.Albenga SV






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Ti piace giocare con le lettere? Prova ABCLive!
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Vanessa Pisani
2008-02-05 11:49:40 UTC
Permalink
Piera... Piera...
Ficcatelo in testa........ io TI AMO :-)))))))))))))))))))))))))))))))))
Sei condannata a vita, non puoi lasciarmi :-)))))))))))))))))))))))))))))))))))))))))))))

Scherzi a parte, menomale com'Ú andata... senza dubbio un'esperienza del genere serve a tutti per comprendere i propri limiti, per non voler o dover per forza andare oltre, per mantenere la lucidità e la fermezza mentale anche in situazioni di stress emotivo... per imparare ad ascoltarci, a non ignorare i messaggi del nostro corpo, soprattutto quando le condizioni del mare non sono propizie ed ancora di più quando siamo soli in acqua. E' indubbio però, che accadimenti come questo ti formino e servano a conoscere, comprendere meglio noi stessi e l'elemento con cui decidiamo di confrontarci. Queste esperienze ti fanno crescere e mi duole dirlo, ma sin quando non si provano, spesso può accadere che aleggi una presunzione/incoscienza di fondo nel potercela fare... sempre e comunque.
Questo breve scritto proviene solo da una mia esperienza personale e dall'elaborazione del comportamento adottato prima e dopo la sensazione di disagio vissuta.

Vanessa
Taranto

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----- Messaggio originale -----
Da: Piero Carrera (ufficio) <pierocarrera-KGm45+***@public.gmane.org>
A: pescasub-***@public.gmane.org
Inviato: Lunedì 4 febbraio 2008, 15:02:16
Oggetto: Re: [pescasub] Per fortuna che sono prudente ....

I consigli sono sicuramente importanti ma come tutti i consigli non sono validi in tutte le condizioni:
1) Mal di mare. come prendo la capsula di xamamina mi viene da cacciare!!! Ho provato ad usare dei cerotti consigliati dal martignac (transcop) con buoni risultati, ma alla fine preferisco pensare di uscire prima di soffrire (come vedi sono proprio un testone)
2) fucile appeso sotto il pallone: in quelle condizioni mi era impossibile anche solo pensare di fermarmi per appendere il fucile. Smettere di muovermi per concentrarmi ed appendere il fucile ai due moschettoni che ho, sarebbe stato un suicidio: avrei iniziato a vomitare di certo. Pensa che quando pesco con mare formato Ú proprio l'appendere il pesce che mi da il colpo di grazia.
3) tirarsi dietro il pallone in quelle condizioni avrebbe significato sicuramente perderlo: il mare mi avrebbe strappato di sicuro il nylon da 1,80 che uso. E una volta che io ero fuori pensare di recuperare un pallone era impossibile. Inoltre ho preferito pensare di avere una sorta di tavoletta per aiutarmi a prendere l'onda. Inoltre ho pensato che nel caso fossi sommerso, mi potesse aiutare.
4) fermapinne: penso che me li comprerò
5) per il Carroni, dopo questa esperienza mi fa una pippa .... gli chiederò di andare a pescare con lui il prossimo libeccione :-))))

L'insuperabile Orribile PierPalmera
Terga Luminose (Muppet Cantastorie Team)
Piero Carrera
----- Original Message -----
From: branzinator
To: ***@yahoogroup s.com
Sent: Monday, February 04, 2008 2:02 PM
Subject: [pescasub] Per fortuna che sono prudente ....


...ed allora ridiamoci su, visto
che possiamo, Pierone!! :-))))

se poi deve servire da monito ad
altri, proviamo a contribuire con
qualche dettaglio, ciascuno con
quello che può.;
Con la doverosa premessa che le
belinate le facciamo proprio tutti,
nessuno escluso (e se qualcuno pensa
di non averne mai fatte, Ú lui in
persona ad essere un belinone...)

Mal di mare: io non lo soffro e
quindi sarei il meno adatto a
parlarne, ma da una vita vado con
amici "sofferenti" e da sempre
vedo che una Xamamina (pediatrica,
per non avere effetti troppo
sedativi) presa per tempo, ha
sempre risolto le pescate anche
nelle condizioni più movimentate.

Attrezzatura:
Il momento dell'uscita Ú il più delicato,
poche decine di secondi ma che Pier
può testimoniare essere "importanti" ;
al momento dell'uscita, a mio parere,
le mani devono esser libere, pertanto
un bel pallone a siluro, con tanti
bei moschettoni ed un avvolgisagola.

Il fucile sarà attaccato in ORIZZONTALE
in due punti sotto il pallone,
(calcio ed archetto degli elastici,
oppure fissato con degli elasticoni),
e l'avvolgisagola, al momento giusto
potrà essere fissato anche lui sotto
il pallone, per non sbandierare in balia
dei frangenti al momento dell'uscita.
Le mani a questo punto saranno disponibili
sia per attaccarsi al pallone, sia per
tenare la maschera nei momenti più...
"schiumosi". .. :-)

Pinne:
da sempre io utilizzo dei fissapinne
in gomma, oggettini all'apparenza
superflui per chi non li ha mai
provati, ma che hanno due vantaggi;

uno, nelle normali condizioni di pesca
fanno sentire più stabile e sicura
(oltre che più silenziosa, diminuendo
lo sciacquìo) la pinneggiata;
due, nelle condizioni critiche vissute
dal MuppetPresident, perdere una pinna
(oltre al costo) potrebbe avere delle
conseguenze poco piacevoli, ed ecco che
la sicurezza dei fissapinne rivela, pur
nella sua semplicità, la sua natura
geniale: non si perdono le pinne anche
nei frangenti più pericolosi!

Ci sarebbe un'ulteriore soluzione, non
acquistabile però nei normali rivenditori
d'attrezzatura sub:
clonare Luca Carroni, per poi farsi dare
ripetizioni di come si pesca con
il libeccio in Liguria!! :-))))))))))

Michele
Milano
Vi racconto quanto mi Ú successo perchÚ possa servire da monito ad
altri e soprattutto perchÚ, ora ci possiamo ridere sopra.
L'insuperabile Orribile PierPalmera
Terga Luminose (Muppet minchione e mi Ú andata bene Team)
Piero Carrera
___________________________________
L'email della prossima generazione? Puoi averla con la nuova Yahoo! Mail: http://it.docs.yahoo.com/nowyoucan.html
Parcher
2008-02-05 19:02:26 UTC
Permalink
Mi accorgo solo adesso che sei di Taranto, ma vivi a Taranto e frequenti i nostri posti piscatori ??

saluti
Gianni TA
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